Pfas, ricerca UniPD: 4 mila morti in più in 34 anni nelle province di Vicenza, Padova e Verona

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L’inquinamento da Pfas nella zona rossa tra le province di Vicenza, Padova e Verona ha causato 4 mila morti in più rispetto alle previsioni. È quanto emerge da una ricerca dell’Università di Padova sulle cause di morte nelle zone contaminate da sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health.

Secondo lo studio, inoltre, sono cresciuti i tumori, soprattutto a testicoli e reni, e le malattie cardiovascolari nei trenta comuni veneti presi in esame. A condurlo, Annibale Biggeri, professore di Statistica medica all’Università di Padova che intervistato da Il Corriere del Veneto, ha detto: “È come se fosse sparito un comune di piccole dimensioni”.

La ricerca, condotta dal docente dell’UniPd e dal suo gruppo di ricerca, è stata realizzata in collaborazione con il Registro dei tumori dell’Emilia-Romagna e il Servizio statistico dell’Istituto superiore di sanità. La Regione Veneta l’ha finanziata con 39 mila euro nell’ambito di una consulenza e ha visto il coinvolgimento dei cittadini del territorio, attraverso il gruppo Mamme No Pfas.

Il periodo preso in esame va dal 1980 al 2018, tenendo conto che nel 1984 parte la pratica di versamenti di Pfas nelle falde acquifere, in particolare quelle del Vicentino, a opera dell’azienda chimica Miteni.

Il ricercatore afferma : “Emerge che ci sono stati 3.890 morti in più dei previsti e siamo stati molto prudenziali“. I decessi sono stati 51.621 contro i 47.731 che i ricercatori si sarebbero aspettati. “Che l’esposizione a Pfoa e Pfsos (due molecole dei Pfas, ndr) sia cancerogena è noto e a dicembre è stato certificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – sottolinea il docente -, ma non sapevamo che ci fossero casi anche qui, in Veneto. Non erano mai stati conteggiati finora”.

Il quotidiano cita poi un passaggio della ricerca: “È stata trovata evidenza di un aumento della mortalità per le seguenti patologie: cancro a fegato, pancreas, testicoli, utero, polmoni, reni e tiroide, diabete e malattie del sistema digestivo e circolatorio, in particolare ictus e infarto. È la prima volta che la correlazione tra esposizione a Pfas con la mortalità con patologie cardiovascolari viene dimostrata. In più, la popolazione presa in considerazione (circa 350 mila abitanti) è la più ampia a livello mondiale per esposizione”, precisa lo studio. Alla base, il fatto che «queste sostanze fanno aumentare il colesterolo», dice il docente. Mentre «l’evidenza per tumori ai reni e testicoli è consistente con i dati già in precedenza analizzati»”.

Fonte: Il Corriere del Veneto