Pfas e studi epiedemiologici, dg Salute Veneto Annicchiarico: “Regione ha avviato numerose valutazioni”

678
Massimo Annicchiarico pfas
Massimo Annicchiarico

“La salute della popolazione esposta ai contaminanti chimici PFAS è stata posta tempestivamente al centro delle attività condotte dalla Regione Veneto in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità (ISS). Oltre alla presa in carico della popolazione esposta, con una valutazione dal punto di vista sanitario corroborata da esami di approfondimento, la Regione ha avviato numerose valutazioni epidemiologiche. L’obiettivo è stato quello di conoscere gli effetti delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sulla salute ed evidenziare le eventuali differenze di prevalenza e di mortalità per alcune malattie nel territorio interessato rispetto ad altre aree regionali”.

Sono le parole del direttore generale della sanità del Veneto Massimo Annicchiarico, che in una nota mette nero su bianco, anche da un punto di vista cronologico, gli studi, le indagini, gli approfondimenti compiuti dalle strutture dell’Ente nel corso degli anni, in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità.

Un modo anche per difendere l’ente e il suo operato dalle critiche registrate da tempo circa la mancanza in Veneto di uno studio epidemiologico sui Pfas (leggi qui).

Il Dg Annicchiarico passa poi all’elencazione degli approfondimenti epidemiologici sviluppati lungo diversi filoni:

Biomonitoraggio umano: studio coordinato dall’Istituto superiore di Sanità negli anni 2015-2016; Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta (DGR 2133/2016 e ss.mm.ii.) e sui lavoratori della ditta RIMAR-MITENI (DGR 1191/2017, DGR 1495/2019); studio di biomonitoraggio sul comune di Trissino (DGR 801/2021)

Studi sul profilo di salute della popolazione esposta in relazione a mortalità, prevalenza di patologie cronico-degenerative, incidenza di tumori, esiti materno-infantili

Studio di coorte occupazionale sui lavoratori della ditta RIMAR-MITENI

Studio sull’associazione tra concentrazioni sieriche di PFAS e biomarcatori, basato sui dati raccolti attraverso il Piano di sorveglianza sanitaria regionale.

“Nel 2019 – aggiunge Annicchiarico – la Regione Veneto ha approvato, con una deliberazione della Giunta, l’avvio di un ulteriore approfondimento epidemiologico in merito all’associazione tra l’esposizione professionale e residenziale ai PFAS e stato di salute della popolazione coinvolta, attraverso la ricostruzione della coorte anagrafica dei soggetti esposti con la relativa storia residenziale, avvalendosi di un supporto scientifico qualificato, identificato con Decreto dell’Università di Padova.

L’Università di Padova – spiega Annicchiarico – ha avviato la valutazione di fattibilità sulla ricostruzione storica delle coorti, attraverso anche l’interlocuzione con alcuni Sindaci dei Comuni interessati, ma con la pandemia da Covid 19 è stato impossibile proseguire e lo studio si è concretizzato in una ricostruzione storica della mortalità delle coorti interessate.

La sintesi di tutte le valutazioni epidemiologiche effettuate – afferma il Direttore generale – è stata trasmessa il 3 agosto 2023 all’Istituto Superiore di Sanità, che il primo settembre scorso ha risposto alla Regione testimoniando in maniera chiara non solo l’apprezzamento per l’enorme impegno messo in campo in risposta alla contaminazione da PFAS nell’area interessata, ma anche e soprattutto esprimendo il riconoscimento di come le attività compiute dalla Regione del Veneto abbiano rappresentato un’eccellente risposta di sanità pubblica con azioni di intervento immediato per l’identificazione e contenimento della contaminazione.

L’Istituto Superiore di Sanità ha sottolineato l’utilità di programmare ulteriori indagini per ampliare le conoscenze a livello locale e internazionale a fronte di nuove conoscenze scientifiche e di nuove molecole della stessa famiglia, con l’evidente intento di aggiornare le analisi parallelamente al continuo evolversi delle conoscenze scientifiche. 

Proprio per questo motivo la Regione ha incaricato Azienda Zero, che ha al suo interno le strutture competenti in ambito epidemiologico, di coordinare con l’istituto gli ulteriori approfondimenti, utilizzando a tal fine una comunicazione formale proprio nel rispetto di una piena trasparenza degli atti”.