Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato, a maggioranza, il programma strategico triennale per il turismo del Veneto. Il provvedimento ha lo scopo di orientare lo scenario dell’offerta turistica fino al 2024 in termini di obiettivi e strategie dell’azione regionale.
Il dispositivo-quadro, licenziato dall’aula di Palazzo Balbi, sarà successivamente dettagliato nei piani annuali di intervento alla luce anche dell’evoluzione della crisi pandemica e dei contraccolpi sullo scenario economico e internazionale del conflitto russo-ucraino.
Il programma triennale “barra algoritmo”, secondo il relatore Marzio Favero (Lega-Lv.), «non delinea obiettivi specifici, ma il quadro complessivo e le coordinate nel quale il comparto dovrà evolvere. Questo è un documento di indirizzo, che contiene una filosofia di intervento, secondo un approccio flessibile».
Secondo l’assessore al turismo Federico Caner, «il programma strategico nasce da una scelta politica condivisa con il territorio e con tutti i portatori di interesse».
Di avverso parere la vice capogruppo del Partito Democratico Vanessa Camani (relatrice per la minoranza) che respinge al mittente il PTR, approvato dal Consiglio regionale, con i voti contrari dem.
Per la la consigliera dem si tratta di «un piano strategico deludente, totalmente inadeguato all’importanza del turismo e alle difficoltà che sta vivendo; un’inadeguatezza confermata dall’assessore Caner che ha rivendicato la scelta di non presentare un programma dettagliato. Stiamo parlando di un settore fondamentale per l’economia nazionale e regionale con fragilità strutturali, aggravate dalla pandemia prima e dalla guerra poi, che va ripensato. Ci siamo invece trovati a discutere un documento di appena quattro pagine. Non una parola sul Pnrr che mette a disposizione del comparto risorse per quasi sette miliardi e sui fondi comunitari, niente sulla sostenibilità evocata solo in astratto, troppo poco sul mondo del lavoro, in un settore dove il precariato è la regola e non l’eccezione. Il turismo sta mutando profondamente e la Regione del Veneto nella sua programmazione triennale decide di rinunciare a governare questi cambiamenti».
L’opposizione, insomma, reclama ad alta voce l’esigenza di «ridisegnare il turismo del futuro, sollecitando un salto di qualità delle politiche regionali totalmente assente nel documento di programmazione turistica».
Certo, pur mantenendo una “par condicio” nel merito della discussione politica regionale, una riflessione tecnica sulle due posizioni, può non essere azzardata.
Consideriamo che l’industria turistica, o meglio l’economia del turismo, ha tra le sue peculiarità il requisito delle due S: la salute (intesa dal punto di vista della sicurezza sanitaria) e la sicurezza personale (intesa come protezione della propria incolumità personale, ma anche in termini di difesa del patrimonio individuale). Da questi due fondamentali fattori “ambientali” si strutturano le dinamiche sul quale poggia integralmente il circuito economico turistico.
Oggi l’evoluzione della pandemia sanitaria, di cui non si può ancora ipotizzare una definitiva conclusione, insieme agli effetti sul sistema economico mondiale, prodotti dal conflitto bellico in corso, peraltro alle porte dell’UE, pongono la necessità di una “Governance prioritiy”. In questa ottica, diventano necessarie delle politiche di previsione e pre-valutazione degli scenari, delineate con rigore metodologico e per competenze, in ambito sia micro che macro economico.
Un approccio strategico strutturato, quasi concettualmente “militare”, che preveda le ipotesi situazionali e le conseguenti politiche di intervento, di sostegno ma anche azioni di diversificazione dell’offerta turistica in relazione alle variazione di una domanda fortemente sensibile e mutabile di fronte al contesto internazionale. Insomma programmi variabili, precostituiti con azioni qualificate in relazione alle condizioni reali.
Diversamente un piano di politica e azione turistica senza obiettivi specifici ed in assenza di preliminare e costante studio, analisi e valutazione degli scenari socio – economici internazionali, non può contrastare e quindi risolvere le fluttuazioni del mercato, coinvolgendo indirettamente l’intero sistema turistico del Veneto.
Il turismo è il comparto del benessere, dello svago e del piacere degli uomini, ingredienti questi che non possono essere improvvisati in una parziale ricetta con delega di esecuzione, improvvisata e attivata, a seconda delle circostanze. Il comparto si sviluppa in una logica di cosiddetto “moltiplicatore del reddito” e “sistema economico distributivo“, aspetti questi strutturalmente sensibili alle crisi internazionali che, in un mondo globalizzato, ragionevolmente abbisognano di risposte elaborate, su modelli previsionali e non basate sulle dinamiche dell’ultima ora.