“Confusione tra chi deve somministrare il vaccino e preoccupazione tra chi deve riceverlo, perché le Ulss procedono in ordine sparso, come avessimo nove piani diversi. E tutti si lamentano: dagli anziani ai pazienti fragili, fino alle categorie economiche; ogni giorno riceviamo centinaia di segnalazioni. Il Veneto è in ritardo, specialmente su chi ne ha più bisogno; l’eccellenza narrata da Zaia non si vede e bisognerebbe dirlo, parlare il linguaggio della verità”. Queste le parole di Giacomo Possamai, capogruppo del Partito Democratico Veneto, in un comunicato a proposito delle criticità registrate sul fronte vaccinazioni, ribadite oggi durante una conferenza stampa del gruppo regionale dem. “Alcune difficoltà sono frutto delle scelte del passato: pensiamo al Cup unico regionale per gestire in maniera unitaria le prenotazioni atteso dal 2016, perfino nelle Ulss che si sono fuse, i centri di prenotazione sono rimasti distinti. O ancora il progetto delle medicine di gruppo avviato e poi bloccato, portando a una distribuzione disomogenea delle Mmg sul territorio. E infatti l’accordo stipulato con i medici è sulla parte economica, mentre su quella operativa ogni Ulss deve arrangiarsi, aggiungendo confusione a confusione. In altre Regioni, dove l’intesa è stata raggiunta molto prima, i medici di famiglia vaccinano già da un mese”.
“Zaia ha invitato il presidente Draghi a fare nomi e cognomi di chi ha sbagliato. Lo facciamo noi: il suo – ha attaccato la vice capogruppo Vanessa Camani – Siamo partiti in ritardo e la motivazione di aver accantonato dosi per la seconda somministrazione è una giustificazione che non regge; le cause sono di natura organizzativa. Ci sono pochi punti vaccinali, appena 58, con due controindicazioni soprattutto per le province più grandi: si esauriscono velocemente posti disponibili e occorre spostarsi per decine di chilometri. Spesso il piano vaccinale nazionale non è stato seguito: penso ai pazienti fragili che vengono rimpallati e non sanno se devono farsi vaccinare presso l’Ulss di riferimento oppure, come dovrebbe essere, presso i centri che li seguono nella cura della loro patologia. Per quanto riguarda il personale sanitario sappiamo che una parte significativa di Oss non ha ricevuto la dose, sia nel pubblico che nel privato. Sulla questione degli amministrativi Zaia ha fatto retromarcia, adesso annuncia che vuole intervenire per attività economiche e turistiche, ma non costruisce le condizioni organizzative per procedere in tal senso”.
“È stato sbagliato dare una sorta di delega in bianco alle Ulss in una situazione come questa – ha sottolineato Francesca Zottis, vicepresidente del Consiglio e rappresentante dem in commissione Sanità – con scarsità di personale e operatori sotto stress. Ci voleva un modello organizzativo unico. Ad oggi non abbiamo ancora un quadro completo di quando e come saranno vaccinati i pazienti fragili. Dovevano essere coinvolti subito i medici di medicina generale che avrebbero potuto fare delle schede in cui indicavano le patologie, inviando poi gli elenchi alle Ulss per semplificare e velocizzare il lavoro. Anche perché non tutti, per esempio, possono essere vaccinati con AstraZeneca. Stesso discorso, dal punto di vista comunicativo, per i sindaci, che andavano coinvolti a monte del processo e sistematicamente, non alla fine limitandosi a dargli un tot di lettere da spedire pochi giorni prima. Così si mette in difficoltà tutti. Un modo di agire che ha messo in concorrenza i soggetti a rischio che devono vaccinarsi ed ha portato a una conflittualità estrema anche tra le categorie”.
Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione Sanità, è tornata sulla lentezza delle vaccinazioni, “abbiamo 1.300 persone dedicate, se fosse stato fatto prima e meglio un accordo con i medici di base, che sono 3.300, saremmo in una situazione migliore; invece i primi sono stati lasciati ultimi: 100mila persone fragili che sono a domicilio e che avremmo potuto vaccinare in un mese” ed ha poi illustrato due provvedimenti presentati dal gruppo di cui è prima firmataria: “Anzitutto una mozione con cui chiediamo a Zaia di sostenere nella Conferenza Stato-Regioni l’obbligo vaccinale contro il Covid per chi lavora nel campo sanitario e sociosanitario. Non è una proposta campata in aria, visto che già il Governo ha detto di voler intervenire. Il Pdl, invece, prevede che le vaccinazioni non obbligatorie siano gratuite, allo scopo di estendere la copertura tra la popolazione adulta, a cominciare dal personale di asili e scuole pubbliche e private, strutture sanitarie, socio-sanitarie e sociali, così da raggiungere e mantenere l’immunità di gregge. A questo si aggiunge una campagna di formazione e informazione, con periodicità almeno semestrale, sull’importanza di vaccinarsi. La Regione ne ha attivata una adesso specifica per il Covid, noi l’avevamo sollecitata già a dicembre”.