Una nuova lapide in Piazza Matteotti di Vicenza per meglio ricordare l’impegno antifascista del politico e giornalista veneto.
Come spiegato dai responsabili provinciali dell’Associazione nazionale Partigiani d’Italia Danilo Andriollo, Luigi Poletto e Franca Dal Maso, il consiglio comunale di Vicenza ha respinto a maggioranza una mozione presentata da alcuni consiglieri comunali.
In essa, si chiedeva di collocare una nuova lapide commemorativa in Piazza Giacomo Matteotti con esplicitazione del suo impegno antifascista e l’apposizione della frase “Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non la ucciderete mai”.
Questo il duro commento dei responsabili locali dell’Anpi: “Si è trattata di una decisione inaccettabile e sgomentante La figura di Matteotti appartiene al giacimento morale dell’intera comunità italiana per il suo impegno antifascista, per la sua denuncia delle violenze fasciste e per il suo sacrificio per i diritti di libertà.
Fare memoria oggi significa conservare il ricordo di chi ha lottato contro la dittatura a prezzo del bene prezioso della vita e consegnarlo alle future generazioni a perenne ammonimento che la libertà è un bene che ci è stato donato, ma che può anche essere perduto se il tessuto sociale del Paese non mantiene la consapevolezza dei valori democratici e annega la storia dell’Italia e del periodo opaco e terribile della dittatura nella smemoratezza e nell’oblio”.
E ancora: “Non è possibile – aggiungono Andriollo, Poletto e Dal Maso – davvero intravedere alcuna plausibile motivazione per il respingimento della mozione se non la sussistenza di una riserva mentale, culturale e politica, nel riconoscerci tutti di qualsiasi provenienza ideologica e di qualsiasi orientamento politico entro una tavola di valori comuni che ha nella Resistenza al nazifascismo la sua origine storica, nella Carta Costituzionale il suo pilastro etico e normativo e negli ideali repubblicani di giustizia e libertà il suo riferimento morale”.
Dall’Anpi vicentina aggiungono infine altre motivazioni per le quali l’iniziativa doveva essere sposata da tutto il Consiglio comunale di Vicenza.
“Vicenza – dicono – è medaglia d’oro al valor militare per il ruolo avuto nella Resistenza. Responsabilità di chi è chiamato al difficile compito di governare la città è onorare quella medaglia valorizzando anche gli aspetti valoriali che passano attraverso segni e simboli che una città mantiene quali elementi identificativi della sua essenza come comunità civile nel pluralismo delle idee e degli interessi materiali, ma nell’unitarietà del riferimento alla Costituzione nella sua matrice democratica e antifascista. Con estremo rammarico dobbiamo dire che in questa occasione a tale supremo dovere civico non ha corrisposto una scelta conseguente”.