Pietre di inciampo a Vicenza?

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A Vicenza le Pietre di Inciampo? Non è una mia iniziativa, ma sono stata contattata prima dall’Istrevi (Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Vicenza) e non ho voluto fornire informazioni e poi dall’Assessorato all’Arredo Urbano, al quale ho fornito due nomi. Sì solo due, perché ho imparato che le cose vanno somministrate a piccole dosi, perché poi sono bravi in tanti a farsi onore con i meriti altrui… E poi un assessorato va studiato, analizzato. Ora sto aspettando risposte (nella foto Pietre di inciampo a Venezia). Per me è sempre un’emozione cercare di ricongiungere vite presenti con vite passate e in questo credo di essere brava e fortunata. E’ una questione di pancia e di pelle.

Appena contattata dall’Assessore all’Arredo Urbano, Cristina Balbi, ho telefonato al Rabbino Elia Enrico Richetti e gli ho chiesto “Elia non è che siano tuoi parenti diretti o indiretti?”…”No” – ha detto il Rabbino di primo acchito, i miei venivano dal Friuli ed io ho insistito, ma guarda che erano nativi dalla Toscana e lui dopo un attimo di riflessione “Hai ragione tu, sono nostri”.

Io non posso competere con il Rabbino sulle questioni religiose e su tante altre, i rabbini sono uomini di una cultura straordinaria, siano di rito italiano, sefardita, askenazita, Lubavich, Haredim e mi fermo qua altrimenti entro in una galassia dalla quale non riesco più a uscire…se non con le ossa rotte, ma sulle questioni di vita ebraica di tutti i giorni, sulla quotidianità, sul vissuto delle persone di Vicenza io sono più brava dei Rabbi… perché piaccia o no, degli Ebrei di questa città io sono la memoria. E forse non solo di Vicenza visto le confidenze raccolte che mi porto dentro.
Tramite il Rabbino Richetti sono entrata in contatto con un parente di Padova e poi qualche giorno dopo mi ha chiamato una signora da Roma “Signorina Paola, sapesse, quanto mi sono emozionata quando mio cugino Manuel mi ha chiamato raccontandomi delle Pietre di Inciampo. Ho passato due giorni di ansia perché non sapevo se potevo disturbarla di sabato e di domenica”…Tenera signora Lia, certo che poteva disturbarmi in qualsiasi giorno e a qualsiasi ora. Mi ha chiamato “signorina”, un termine così gentile che non sentivo più dai tempi del Gran Rabbino Toaff, Giovanni Spadolini e Michele Ciffarelli, confesso. Ho trovato il termine antico, ma di classe, una classe ritrovata che nel collettivo odierno non esiste più.
La signora Lia mi ha raccontato il quadro familiare e di sua mamma Dina, era sorella di Angelina, moglie di Guido, entrambi deportati e assassinati nel campo di sterminio di Auschwitz. Lia è del 1937 era solita frequentare la casa di Angelina e Guido Orvieto, in via San Francesco e dietro c’era un giardino, ricorda di un parco immenso con il ruscello (presumo Parco Querini), ma non ho i dettagli perché Lia ed io non ci siamo ancora incontrate. Ricorda anche del negozio in centro storico e qui sono io a mettere assieme i puzzle, adesso ho capito perché i vecchi chiamavano quel negozio “la bottega degli ebrei”, non perché i titolari fossero ebrei, ma perché lo avevano comprato da cittadini italiani di religione ebraica…
La Signora Lia me la immagino in armonia, tra la complessità del suo essere contemporaneo che comprende il retaggio del passato, il coraggio di un nuovo inizio dopo la guerra e di un vissuto, la serenità attuale sostenuta da un’atavica energia vitale, quella ebraica. Me la immagino elegante, ma con le ciabatte comode in casa, alle prese con la velocità della comunicazione on line e il telefonino e la lentezza del rito del thè.
Signora Lia, la prego di scusarmi se l’ho disturbata, se le ho creato l’illusione che il Comune di Vicenza lavorasse per velocizzare le posa delle Pietre di Inciampo in onore dei suoi Parenti, mi sono illusa anch’io che l’attuale amministrazione comunale volesse agire in fretta e non con la lenta agonia della burocrazia, perché è stato il Comune a contattarmi.

Signora Lia conservi quella serenità che mi ha trasmesso telefonicamente, non si preoccupi, perché, se non sarà questa Amministrazione a posare le Pietre di Inciampo, sarà la prossima. Ho l’abitudine di sedermi in un caffè, aspettare un po’ per vedere se si fa avanti qualcuno, ma se questo qualcuno non si fa avanti o lo fa nei modi non consoni, ci penso io, cercando nuovi equilibri e nuovi percorsi che siano in grado di recuperare il passato e testimoniare la storia che i suoi Cari hanno sofferto. Vorrei scrivere più a lungo sulla signora Lia e sulla sua Famiglia, ma la ricerca va approfondita e spero di farlo per il 25 aprile.

Lascio il tempo a questa amministrazione che si è fatta promotrice di una onorevole iniziativa di concretizzarla, diversamente le Pietre di Inciampo per gli Ebrei le posso promuovere anch’io con il contributo dei miei amici. Gli esseri umani vanno rispettati e non strumentalizzati o peggio ancora illusi, i sogni devono diventare vita.