Pil, il barometro di Vicenza indica bassa pressione. Patuanelli all’assemblea di Confindustria Vicenza: avanti col 4.0

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Assemblea di Confindustria Vicenza
Assemblea di Confindustria Vicenza
In 12 mesi (da Il Sole 24 Ore di oggi, 22 settembre) si è rivoltato tutto: basta mettere a confronto l’analisi congiunturale che gli Industriali berici hanno svolto sul secondo trimestre 2019 con i dati di un anno fa, quelli del secondo trimestre del 2018, nel periodo seguente le elezioni politiche del 4 marzo che hanno visto, dopo tre mesi di “fermo”, l’avvio del governo gialloverde (1° giugno).

Dati che hanno un significato che va oltre il confine territoriale: i dati di una provincia come Vicenza – oltre 73mila imprese attive, un valore aggiunto pro capite che supera i 30mila euro, una disoccupazione al 5,3%, 44 miliardi di fatturato dell’industria e 17,9 miliardi di export (prima provincia in Italia per export pro capite) – funzionano spesso come un “termometro” molto sensibile e affidabile della situazione e delle sue evoluzioni.

Un numero su tutti: se tra aprile e giugno 2018 la variazione della produzione industriale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente era di +4,28%, ora, nel secondo trimestre 2019, la produzione segna un asfittico -0,07% (che fa seguito al -0,7% del primo trimestre 2019 a confronto sempre con lo stesso periodo del 2018).

Secondo il report diffuso a inizio settembre, quello dell’export verso i mercati della Ue è l’unico indice sulle vendite che registra una variazione positiva rispetto allo stesso periodo del 2018 facendo segnare un +2,36%. Dato che però va ad incrociarsi con l’export verso i mercati extra Ue che cala e segna un -1,17% rispetto al secondo trimestre 2018.

Un territorio aperto agli scambi con tutto il mondo, per il quale il presidente degli industriali Luciano Vescovi ribadisce le priorità: taglio del cuneo fiscale, infrastrutture, scuola. «Oggi, dagli istituti tecnici alle università, non c’è possibilità di premiare il merito di dirigenti e insegnanti» dice. Ma sul tappeto c’è anche il tema dell’autonomia, e in prima fila fra gli invitati siede anche l’ex ministro Erika Stefani. «Il nuovo governo potrebbe approfittare di un lavoro già fatto – sostiene il presidente della Regione Luca Zaia – Senza togliere nulla a nessuno, e senza richiami all’unità nazionale e alla solidarietà: la nostra richiesta non prescinde dai valori comuni fondanti. Finora tutti mi hanno chiesto a quale delle 23 materie rinuncerei, ma nessuno ha proposto una alternativa. Non firmerà una intesa che non sia quella per cui la maggioranza dei veneti ha votato al referendum». Una consultazione con tanto di quorum, per una totale assunzione di responsabilità, sottolinea Zaia. E per Vescovi «i veneti hanno espresso con quel voto un disagio verso uno stato che si fa garante dell’ordine pubblico, ma è visto anche come una fonte di burocrazia e di vessazione».

Patuanelli: bene Impresa 4.0. Ora ritariamo le misure
L’intervento a Confindustria Vicenza. «Cambio di passo, riprendiamo il dialogo» Vescovi (industriali vicentini): «Taglio del cuneo fiscale per alzare i salari dei giovani»

Per il primo intervento pubblico il nuovo ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli sceglie l’assemblea di Confindustria Vicenza. Davanti alla platea di un polo chiave del Nord-Est industriale, il triestino Patuanelli parla subito di un cambio di passo:

«Vogliamo stare al fianco di chi crea lavoro, cioè le imprese, trovando insieme le soluzioni ai molti problemi che esistono. Perché penso che sia fondamentale riprendere in modo costruttivo il dialogo con i cosiddetti corpi intermedi, le associazioni di categoria» chiarisce subito il ministro grillino subentrato al leader del suo Movimento, Luigi Di Maio.

«Voglio pensare ai 14 mesi del governo passato come a un’esperienza – dice Patuanelli – che ci ha insegnato anche dove abbiamo sbagliato. E forse in questo rapporto mancato ciò è successo. Dobbiamo ricostruire questo rapporto con la vostra associazione di categoria e con le altre». I primi test saranno il futuro del piano Impresa 4.0 e la svolta ambientale che l’asse M5S-Pd vuole imprimere anche alle politiche industriali.

«Impresa 4.0 è un programma che ha funzionato molto bene», ma c’è l’idea di «ritarare le misure» perché dopo i primi due anni di shock sugli investimenti «ha perso la sua spinta propulsiva». Di qui l’intenzione di riformare gli strumenti, con «interventi più strutturati»(si veda Il Sole 24 Ore del 20 settembre). Sull’ambiente, poi, arriva la proposta di «un tavolo di confronto, con il quale trasformare un tema di protezione ambientale in un’opportunità per l’imprenditoria».

La plastica monouso è solo un esempio: «È un problema reale. Ma nel dire di no al suo utilizzo contemporaneamente devo prevedere misure che aiutino chi quel prodotto lo realizza a trasformare l’impresa». Nella sua prima uscita pubblica Patuanelli evita «promesse», impegnandosi piuttosto a «tornare qui tra un anno per dire che cosa ho fatto». Intanto però ci sono urgenze come le aziende da rilanciare o salvare, da Alitalia a Whirlpool. Per quest’ultima, in riferimento al destino del sito di Napoli, Patuanelli ha parlato due giorni fa del coinvolgimento del consiglio dei ministri.

Da escludere al momento una nuova stretta anti-delocalizzazioni, viste le norme già inserite nel decreto dignità. Si lavora più in generale – per la gestione complessiva di tutti i tavoli di crisi – a un potenziamento della struttura in parte già previsto dal decreto crisi/Ilva e in parte concretizzabile con emendamenti durante l’iter del provvedimento in Parlamento.

A ospitare l’esordio del ministro è stato un pezzo del Nord-Est che produce. Ancora una volta è una fabbrica la cornice dell’assemblea degli industriali di Vicenza. La Marzotto di Valdagno, fondata nel 1836: «Siamo più longevi anche del Regno d’Italia», ricorda il presidente del gruppo Antonio Favrin, alla guida di una realtà da 478 milioni di fatturato, 4.241 dipendenti di cui 1.756 in Italia e il resto all’estero. «Abbiamo passato guerre e periodi drammatici, siamo sopravvissuti a rivoluzioni epocali e crisi economiche. Chi lavora riconosce la necessità di dare centralità al lavoro: da qui chiediamo che questa torni a essere la volontà anche di chi guida il Paese».

Un luogo simbolico per una assemblea «proiettata nel futuro» – chiarisce il presidente di Confindustria Luciano Vescovi – e infatti nel titolo si scommette sull’Italia del 2039: fra vent’anni, quando il Sud potrebbe essere diventato una locomotiva e il Paese un polo di attrazione anche per talenti stranieri. Oggi invece – è il ritratto che esce dai dati presentati da Nando Pagnoncelli – «siamo fra gli ultimi per tasso di autonomia dei giovani, e il secondo Paese più vecchio al mondo».

Eppure dall’assemblea dei 1.200 imprenditori di Vicenza – aperta anche a 200 studenti del liceo Trissino e dell’Iis Marzotto Luzzatti – parte la proposta di scommettere tutto sulle nuove generazioni: «C’è un tema di futuro e di attrattività del territorio. Noi non possiamo puntare solo sulla buona cucina e sull’arte: dobbiamo creare posti di lavoro convincenti» dice Vescovi. Per questo «appoggiamo la tesi lanciata da Assolombarda per offrire ai nuovi assunti salari al di sopra del livello minimo. Lo facciamo consapevoli di una sfida complessa e che può creare squilibri: potrebbe capitare che un neo assunto guadagni più di chi è in fabbrica da tempo, ad esempio. Ma crediamo – aggiunge il leader degli industriali vicentini – che sia il momento di buttare il cuore oltre l’ostacolo: chiediamo ai sindacati di collaborare con noi, anche a costo di non guardare all’ampia platea di pensionati per mettere i giovani meritevoli al primo posto, concentrando su di loro tutte le risorse del taglio del cuneo fiscale».

Alla politica, la richiesta è quella di uno Stato efficiente: «Basta spesa pubblica, vogliamo una sana gestione anche se non è qualcosa di spendibile politicamente nell’immediato», insiste Vescovi, mentre il presidente della Regione Luca Zaia invita a «tagliare gli sprechi della pubblica amministrazioni: sono valutati 200 miliardi, una cifra superiore anche all’evasione fiscale stimata in 110 miliardi».