Mattia Pilan e Martina Corbetti, consiglieri comunali di Coalizione Civica Sinistra Verdi (CCSV), hanno presentato oggi, 6 dicembre, una mozione con la Reintroduzione della “clausola antifascista” nel regolamento per la disciplina del canone patrimoniale di occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria e del canone mercatale”.
La ben nota clausola fu introdotta dall’ultima Amministrazione di centrosinistra guidata da Variati, anche se per non pochi è parsa una forzatura propagandistica visto che di fatto le sue limitazioni sono implicite nella stessa Costituzione. Inevitabile, quindi, che la clausola fosse, poi, modificata, con opposte motivazioni politiche e propagandistiche, dalla Giunta di centro destra a guida Rucco che equiparava le limitazioni imposte a chi non condannasse esplicitamente il “fascismo” a tutti coloro che non dichiarassero la loro opposizione a un qualunque regime totalitario.
La questione è tornata con la mozione odierna a firma Pilan e Corbetti come era facile prevedere anche in base alle dichiarazioni del programma elettorale del centrosinistra del sindaco Possamai, che, pure, su altri fronti, non sembra stia provando a rispettarlo con la stessa solerzia e che “lancia” all’attacco non, come sarebbe sembrato più coerente e forte, esponenti dei gruppi più votati in Consiglio Comunale, quelli del Pd e della Lista Possamai Sindaco, ma i due esponenti di CCSV, a cui di certo non si può rimproverare la mancanza di coerenza
Ecco, quindi, che Mattia Pilan e Marina Corbetti si appellano, in premessa, ai principi sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana agli artt. 2 e 3, che riconoscono e garantiscono i diritti inviolabili dell’uomo, nonché l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge senza distinzioni; alla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, la quale proibisce la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista; alle leggi nazionali e internazionali, come la Legge n. 645/1952 (Legge Scelba), la Legge 654/1975 e la Legge 205/1993 (Legge Mancino), che sanzionano la riorganizzazione del partito fascista, puniscono reati di apologia e manifestazioni fasciste, e vietano ogni forma di discriminazione razziale e incitamento alla violenza.
Mattia Pilan e Marina Corbetti ricordano, quindi che fino al 2020, il Regolamento del Comune di Vicenza per l’applicazione del canone occupazione spazi pubblici richiedeva ai richiedenti di sottoscrivere una dichiarazione di riconoscimento dei principi fondamentali della Costituzione Italiana, dello Statuto comunale, e di ripudio del fascismo, la cui riorganizzazione è vietata, mentre nell’attuale Regolamento, il termine “fascismo” è stato rimosso, sollevando preoccupazioni riguardo al tentativo di delegittimare l’antifascismo, elemento fondante della cultura politica italiana.
I due consiglieri comunali rilevano, quindi, che la “clausola antifascista” inserita nel 2018 dall’Amministrazione Variati nel Regolamento aveva l’obiettivo di contrastare manifestazioni provocatorie e presenze pubbliche di soggetti e movimenti che rifiutano di condannare o rigettare il fascismo e che diverse Amministrazioni comunali, sindacati e associazioni democratiche di Vicenza, tra cui Anpi, Avl, Aned, Anei, Fiap, hanno richiesto con forza la reintroduzione della clausola antifascista come risposta al crescente neofascismo che si manifesta attraverso movimenti politici e associazionismo culturale.
Evidenziando nella loro mozione che la città di Vicenza, insignita della Medaglia d’oro al Valor Militare per il contributo alla lotta di liberazione, ha una lunga storia di impegno per la democrazia, libertà e contro ogni forma di discriminazione, Pilan e Corbetti concludono chiedendo al Consiglio Comunale di impegnare il Sindaco e la Giunta Comunale a modificare il comma 7, lettera d) dell’art.38 del Regolamento vigente, reintroducendo la “clausola antifascista” al fine di riaffermare la natura antifascista, aperta e solidale di Vicenza.
Si accenderanno ora interminabili discussioni, che magari distrarranno, come già successe all’epoca dell’introduzione della clausola, da problemi ben più vitali per la società vicentina, alle prese con tutti gli aspetti della crisi economica e sociale che attanaglia anche quest’area.
In queste discussioni non si potrà, sia chiaro, prescindere dall’antifascismo costituente della nostra Repubblica, ma, fermo restando il loro buon diritto e apprezzando la loro coerenza, Pilan e Corbetti ci sembrano mandati all’attacco da chi in campagna elettorale ha lanciato il sasso, salvo ora, magari, usare la mano non solo per completare quest’opera ma, prima ancora e con maggior coinvolgimento diretto, per restaurare l’epoca Variati o, qualcuno direbbe, “Variati like”, con dirigenti e amministratori col suo marchio di fabbrica, discutibile già ab origine ma ora, di sicuro, arrugginito.
E pensare che la questione sarebbe stata inesistente se Variati non avesse voluto esplicitare, con lo slogan della clausola antifascista, quello che i Padri Costituenti di certo non avevano scritto meno esplicitamente e meno bene di lui e addirittura per questioni ben più ampie e significative.
Di seguito la formulazione integrale della mozione
OGGETTO: Reintroduzione della “clausola antifascista” nel regolamento per la disciplina del canone patrimoniale di occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria e del canone mercatale
PREMESSO CHE:
la Costituzione della Repubblica Italiana agli artt. 2 e 3 stabilisce che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo” e che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”;
la Costituzione della Repubblica Italiana, al punto XII delle Disposizioni transitorie e finali, testualmente recita: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”;
la Legge n. 645/1952 (cd. Legge Scelba) di attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione punisce la riorganizzazione del disciolto partito fascista dettando la disciplina definitoria e sanzionatoria dei reati di apologia e manifestazioni fasciste;
la Legge 654/1975 intitolata “Ratifica ed esecuzione della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale”, all’articolo 3 in particolare, stabilisce che è vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
la Legge 205/1993 di conversione del D.L. 122/1993 (cd. Legge Mancino) punisce chiunque propagandi idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; punisce chiunque istiga, con qualunque modalità, a commettere o commette atti di violenza o di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; vieta, infine, ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, religiosi.
Fino al 2020, nel Regolamento del Comune di Vicenza per l’applicazione del canone occupazione spazi e aree pubbliche, all’art. 5, comma 1, lettera d), i richiedenti di spazi pubblici dovevano sottoscrivere di: “Dichiara di riconoscersi nei principi fondamentali della Costituzione
Italiana e dello Statuto comunale e di ripudiare il fascismo, la cui riorganizzazione è vietata, sotto qualsiasi forma, dall’ordinamento giuridico.”
CONSIDERATO CHE:
in base all’art. 38 “Istruttoria della domanda, contenuto e rilascio dell’atto di concessione o autorizzazione” del vigente Regolamento del Comune di Vicenza per la disciplina del canone patrimoniale di occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria e del canone mercatale, il provvedimento di concessione viene rilasciato, come enunciato nel comma 7 lettera d), previo assolvimento della seguente dichiarazione: “Dichiara di riconoscersi nei principi e valori fondamentali della Costituzione Italiana e dello Statuto Comunale, di ripudiare ogni forma di totalitarismo e di condannare l’uso di ogni forma di violenza”;
nell’attuale Regolamento il termine “fascismo” è stato rimosso, nel chiaro tentativo di delegittimare l’antifascismo per come storicamente si è determinato nel nostro Paese nelle sue varie componenti di cui la Costituzione Repubblicana è diretta filiazione. Prova ne è il fatto che in molti comuni italiani viene riportata la clausola antifascista, in quanto il ripudio del fascismo è elemento fondante della cultura politica di numerosi partiti dell’arco costituzionale italiano nonché di amministrazioni comunali di città importanti.
RILEVATO CHE:
la cosiddetta “clausola antifascista” era stata inserita dall’Amministrazione Variati nel 2018 all’interno del Regolamento per l’applicazione del canone occupazione spazi e aree pubbliche quale elemento concreto atto a contrastare l’ondata crescente di manifestazioni e di altre forme di presenza pubblica, spesso provocatoria, da parte di soggetti e movimenti che rifiutano di condannare o rigettare il fascismo e i valori fondativi della nostra Costituzione e del vivere civile.
Varie Amministrazioni comunali hanno introdotto l’obbligo di dichiarazione esplicita di rispetto dei valori e dei principi fondanti della Costituzione italiana repubblicana e antifascista, che vieta ogni forma di discriminazione basata su sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, per i soggetti che chiedono al Comune la concessione di suolo pubblico, sale e spazi per lo svolgimento di manifestazioni o iniziative, patrocinio, contributi diretti o indiretti. La logica di tale formulazione è quella di subordinare l’assegnazione o concessione di spazi, suolo pubblico e sale di proprietà comunale, patrocini, contributi di qualunque natura, ad una dichiarazione esplicita di rispetto dei valori e dei principi fondanti della Costituzione Italiana, repubblicana e antifascista.
Vicenza, insignita della Medaglia d’oro al Valor Militare per il contributo dato alla lotta di liberazione, costata il sangue e il dolore di numerosi patrioti e patriote, morti per la democrazia e la libertà per tutte e tutti, ribadirà in questo modo la sua natura di città antifascista, aperta e solidale, contraria ad ogni forma di discriminazione.
EVIDENZIATO CHE:
in più occasioni organizzazioni sindacali, associazioni democratiche e antifasciste di Vicenza (tra cui Anpi, Avl, Aned, Anei, Fiap) hanno richiesto con forza, anche attraverso appelli, manifestazioni e incontri, di reintrodurre nel predetto Regolamento una formulazione che richiami espressamente ai valori dell’Antifascismo, quale risposta al risorgente neofascismo che dilaga nella nostra società attraverso una presenza che va dai movimenti politici all’associazionismo culturale, e che propugna l’uso della violenza per imporre idee razziste e discriminatorie.
Tutto ciò premesso e considerato il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta Comunale a modificare, il prima possibile, il comma 7, lettera d) dell’art.38 “Istruttoria della domanda, contenuto e rilascio dell’atto di concessione o autorizzazione” presente nel vigente Regolamento per la disciplina del canone patrimoniale di occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria e del canone mercatale, reintroducendo la cosiddetta “clausola antifascista”.
Vicenza 6.12.2023
I Consiglieri e le Consigliere Comunali
Mattia Pilan Martina Corbetti