Un emendamento della Lega (art.7bis) “Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”, all’attuale testo di conversione della legge sulla Giustizia, da chiudere entro il 29 giugno, prevede che “i contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto”; “Questi servizi devono essere gratuiti e disattivabili solo su richiesta del consumatore, titolare del contratto”. “Gli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche assicurano altresì adeguate forme di pubblicità di tali servizi in modo da assicurare che i consumatori possano compiere scelte informate”. “In caso di violazione degli obblighi di cui ai commi precedenti l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ordina all’operatore la cessazione della condotta e la restituzione delle eventuali somme ingiustificatamente addebitate agli utenti, indicando in ogni caso un termine non inferiore a sessanta giorni entro cui adempiere”. (Fonte La Repubblica del 19/06/2020).
L’emendamento ha lo scopo di impedire ai minorenni (ma non solo, in caso di figli ‘bamboccioni‘) di guardare i siti pornografici ed obbliga i fornitori di connessione internet ad inserire questa possibilità di oscurare suddetti siti su richiesta del genitore (o comunque di chi paga la bolletta). L’associazione di consumatori Aduc interviene in una nota contro questo provvedimento, fortemente voluto dal senatore leghista Simone Pillon (in foto) già al centro di polemiche per le sue posizioni sull’aborto e sui matrimoni gay. «Sarà “interessante” – scrive Aduc – verificare chi stabilirà (e quali saranno) i criteri dei contenuti da inserire in queste liste di offerte mediatiche. Rispetto a quale morale, quale ideologia, quali comportamenti. E’ evidente che il motivo che questo viene fatto per tutelare i minori non regge, visto che questi minori, per esempio, dovrebbero/potrebbero avere i loro genitori che facilmente possono avere sui loro device dei sistemi di controllo ed inibizione che si trovano ovunque».
«L’intento dei proponenti è marcatamente quello di rendere difficile l’accesso, a tutti, a contenuti che secondo la loro ideologia sono riprovevoli. E’ la stessa logica di chi vuole vietare o rendere difficile l’aborto solo perché loro sono contrari a quella pratica, come hanno fatto per il divorzio e come continuano a fare per l’eutanasia o il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Tutte opinioni e ideologie che vengono vissute dai loro fedeli solo come necessaria imposizione a chiunque altro. Una concezione dello Stato e delle leggi in cui i cittadini sono sudditi e non individui responsabili delle proprie scelte. Ecco – conclude il comunicato di Aduc – che lo slogan “Porno libero in libero Stato” ci sta proprio bene».
Pillon per il momento non commenta le reazioni al suo emendamento, ma è concentrato a criticare la legge sull’omofobia, costata nei giorni scorsi minacce e insulti al deputato padovano Zan.
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