Il pareggio (2-2) del Vicenza a Pisa può avere diverse letture, anche divergenti fra di loro. La fazione degli ottimisti e degli irriducibili lo interpreta come un mezzo passo avanti verso la salvezza, i razionalisti e i meno emotivi lo valutano piuttosto come l’ennesima occasione sprecata.
Obiettivamente, quando una squadra conta su un doppio vantaggio dopo un terzo di gara, farsi poi raggiungere in rimonta e rischiare ripetutamente la sconfitta non può certo considerarsi un bilancio positivo. Alla prova interessante dei primi venti minuti non è seguita, per i biancorossi, la gestione del risultato nel prosieguo del match, tant’è che, nel secondo tempo, sono stati messi alle corde dagli avversari.
Qualunque fosse il valore di questi, sul 2-0 si sarebbe dovuto modificare l’atteggiamento in campo e trasformarlo in ostruzionismo, in rallentamento del ritmo, in aumento del palleggio, in chiusura degli spazi e in sfruttamento delle ripartenze. Il lavoro sarebbe ricaduto soprattutto su centrocampo e difesa ma, a quel punto, la fase offensiva sarebbe stata secondaria e occasionale. Così non è stato e il Lane si è progressivamente lasciato sopraffare da un Pisa che ha senz’altro una maggiore caratura nelle qualità individuali e tecnico-tattiche.
Senza nulla togliere ai meriti dei vicentini, si deve ammettere che la squadra allenata da Luca D’Angelo è stata complice nel consentire il 2-0. Forse i nerazzurri non si aspettavano un avvio brillante e spregiudicato del Vicenza, forse lo avevano sottovalutato vedendo i filmati della partita con il Cosenza, forse c’era un po’ di supponenza ricordando l’andata.
Qualunque fosse la motivazione, i pisani hanno sbagliato l’entrata in partita e, in più, ci sono state loro evidenti responsabilità nei due gol subìti. Nella prima marcatura Cavion è completamente libero al limite dell’area, ed ha tempo e agio di coordinarsi e battere senza alcun disturbo. Ciò non toglie, ovviamente, che il suo tiro sia un pezzo da museo per qualità dell’esecuzione, potenza e precisione. Il secondo gol firmato dai biancorossi è sembrato … uno di quelli che di solito proprio loro incassano: ripartenza permessa da mancato filtro a centrocampo, Zonta (peraltro bravo a proporsi) che si fionda nel buco della difesa e Diaw dimenticato dagli avversari al centro dell’area. Pisa ancora in spogliatoio.
E che dire della incredibile quantità di errori dei toscani nella finalizzazione delle azioni d’attacco? Errori nella esecuzione, nella mira, nel controllo. Ci hanno provato ventinove volte, un numero di tentativi assolutamente inconsueto ma, di questi, appena nove sono risultati indirizzati nella porta vicentina e due vi sono finiti dentro. Merito anche delle parate di Nikita Contini, che sta dimostrando una notevole reattività fra le sue doti. Le statistiche del match evidenziano, con i numeri, la gara prevalentemente offensiva del Pisa: sono stati 118 gli attacchi dei nerazzurri, 81 quelli pericolosi. Se, non ostante tutto questo impegno, non sono riusciti a vincere, è evidente che almeno un loro concorso di colpa ci sta.
I meriti del Vicenza, pur ridimensionati, però ci sono stati. Il principale è l’atteggiamento nel primo terzo di gara, in cui hanno capito la scarsa lucidità degli avversari e ne hanno approfittato senza timori reverenziali, quasi con sfrontatezza. Era da tempo che non si vedeva una squadra così aggressiva e, soprattutto, veloce. La spiegazione sta nel centrocampo 3-2 ideato dall’allenatore Brocchi: tre mediani (Cavion, Bikel e Zonta) e due mezzali (Ranocchia e Da Cruz), con i primi ben disposti per intercettare e far ripartire l’azione e i secondi più deputati alla fase offensiva. Un centrocampo, insomma, equilibrato e funzionale che, una volta tanto, non è stato sovrastato da quello avversario. Poi le cose sono cambiate e il reparto non è riuscito a gestire la transizione a partita di contenimento e di gestione. È cresciuto indubbiamente il Pisa, che ha giocatori di qualità e di carattere, ed ha aumentato il possesso palla, la velocità del proprio gioco, l’alternanza delle scelte tattiche in funzione dei punti deboli dei biancorossi.
Gli è così riuscita con relativa facilità la doppia rimonta, che non è mai un’impresa da poco, mentre ha mancato troppe volte l’occasione per dare il colpo di grazia. Comunque, i nerazzurri hanno tenuto l’iniziativa per quasi tutto il resto della partita, concedendo poco o nulla al Lane.
Anche in questa trasferta la squadra di Brocchi è stata zavorrata da errori di difensori, il solito problema che non si riesce a eliminare e che va imputato a limiti tecnici dei singoli. Ormai è dimostrato che, anche cambiando gli uomini, gli sbagli arrivano. Ormai non ci si può fare più nulla e il calcio mercato di gennaio andava più indirizzato alla ricerca di terzini e di centrali, De Majo e Lukaku non sono sufficienti a trasformare il reparto.