Cominciamo dai gol. Ovviamente perché sono stati (almeno tre su quattro) la meraviglia di Pisa-Vicenza. Tre gol degni almeno della Serie A, se non della Champions, nella stessa partita sono in effetti roba rara fra i Cadetti. Meggiorini in primis ma anche Dalmonte e il pisano Mazzitelli hanno reso memorabile con le loro opere d’arte un pareggio che altrimenti sarebbe passato prima alla cronaca e poi alla storia solo per l’ennesima imprevedibile remuntada che il Lane ha concesso agli avversari.
Il capolavoro è quello firmato al 32’ del primo tempo da Riccardo Meggiorini. Inutile descrivere la sua rovesciata perché l’hanno ormai vista e rivista tutti. Piuttosto analizziamola. Intanto, l’idea di tirare “em bycicleta” (come chiamano in Brasile questo gesto tecnico) e, per di più, da una posizione piuttosto defilata anche se ravvicinata, può avercela solo un grande attaccante. Secondo: bisogna anche saperlo fare e non tutte le punte ce l’hanno nel corredo tecnico. Terzo: Meggiorini ha trentacinque anni e tanti campionati sulle spalle e che sia ancora in grado di fare giocate acrobatiche come questa, è un bel segno di vitalità atletica. Quarto (e ultimo): da applauso anche la sua intuizione, perché ha lasciato basiti i due difensori che gli stavano in prossimità tant’è che sono come rimasti a guardare la prodezza. E questo non va proprio a loro merito, anche se nulla toglie allo chef d’oeuvre dell’attaccante di Isola della Scala.
Quest’ultima constatazione va applicata anche all’altro “golazo” biancorosso (perdonate il secondo forestierismo, stavolta recepito dal gergo calcistico spagnolo), il tiro a fil di palo del rientrante Dalmonte che ha fruttato il primo vantaggio vicentino. Vedendolo secondo un’ottica pisana si potrebbe anche qualificarlo come una papera del portiere Stefano Gori. È piuttosto raro, infatti, che un portiere becchi un gol sul primo palo e, quando succede, la spiegazione è che non era ben posizionato. Forse il n. 66 nerazzurro era ancora un po’ intontito dalla zuccata che si era scambiato giusto dieci minuti prima con Zonta, fatto sta che lo shoot di Dalmonte gli è passato fra mano, piede e pa-lo. Rivendico invece il rango di capolavoro anche per questo gol. Come nel caso di Meggiorini, la sua eccellenza sta nell’idea di un tiro così poco scontato e nella sua realizzazione esemplare. Non è roba per tutti, c’è chi sbaglia conclusioni molto più facili.
A proposito dell’utilizzo di Dalmonte come seconda punta, scelta di Di Carlo – questa – che ha sorpreso tutti, ricordo senza falsa modestia di averlo suggerito proprio in questa rubrica la scorsa settimana e, precedentemente, in una trasmissione televisiva. Con ciò non dico che Di Carlo mi abbia copiato l’idea perché Mimmo non ha certo bisogno dei miei suggerimenti. Mi basta la soddisfazione di aver visto giusto. Peccato che il nuovo e prematuro infortunio del giocatore non abbia permesso di testare la soluzione per intero. Due gol, comunque, la inedita coppia li ha fatti.
La terza perla di Pisa-Vicenza è il gol di Mazzitelli che ha regalato il pareggio alla squadra allenata da Luca D’Angelo. Anche in questa rete potrebbe esserci un concorso di colpa, nel senso che il centrale pisano è arrivato, indisturbato prima e incontrastato poi, in posizione di tiro. Ma rendiamo il giusto merito alla prodezza di Mazzitelli, che ha battuto al volo (e questo è il pregio principale) un tiro di inconsueta forza e precisione da media distanza. Proprio il fatto di aver calciato “en volée” (stavolta tocca al francese) ha tolto ai giocatori vicentini il tempo di intercettare la linea di tiro. Forse la situazione andava prevenuta evitando la respinta centrale, ma la difesa era già un po’ in affanno.
Reso il giusto omaggio alle tre bravure balistiche, torniamo a una partita che non avrebbe altrimenti avuto spunti memorabili. Tutte e due le squadre hanno dimostrato di essere imperfette: il Pisa è stato migliore da centrocampo in su, il Lane il contrario.
La difesa pisana non è sembrata, per così dire, eccezionale. Se ha beccato 38 gol ed è la terza peggiore del girone, un motivo c’è evidentemente. Nell’occasione ha concesso al Vicenza ben quindici tiri, otto dei quali in porta. Le è andata bene, perché l’attacco biancorosso è quel che è e ha graziato almeno tre volte la porta pisana.
Il corrispondente reparto vicentino ha fatto quasi peggio: il Pisa ha fatto in tutto quattro tiri, di cui un paio in porta, e ha colpito una traversa e segnato due gol. Il primo sembrava evitabile: Vido si è bevuto troppo facilmente Pasini. E non è la prima volta che un difensore biancorosso si fa scappare l’avversario così.
L’andazzo della partita ha fatto arrabbiare i tifosi vicentini, malcontenti che la loro squadra si faccia recuperare un doppio vantaggio, per di più in un match in cui il Lane è stato predominante per almeno un’ora. Effettivamente la gara andava gestita meglio sia presidiando meglio la propria metà campo nella ripresa sia, soprattutto, sfruttando le occasioni da gol, che comunque ci sono state. Ma quest’ultimo è il solito vecchio problema a cui non si riesce a trovare soluzione.
Di Carlo deve quindi accontentarsi del tredicesimo pareggio stagionale. Altrettanti ne ha collezionati la capolista Empoli (ma aggiungendovi 11 vittorie e una sola sconfitta) e uno in più il Cosenza, ormai concorrente del Vicenza per la salvezza. Francesco Guidolin, il mentore dell’allenatore vicentino, si beccò il soprannome di ”Mister X” perché, nell’Andata del campionato di Serie B 1994-1995, il suo Vicenza aveva assommato proprio tredici pareggi. Ma Mimmo nessuno si permetterebbe di sfotterlo.
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