Secondo il Wall Street Journal ci sarebbe la possibilità che le gare di bob previste sulla pista di Cortina si disputino negli USA qualora l’impianto non sia terminato in tempo utile per le olimpiadi invernali del 2026. Una ipotesi che nei giorni scorsi è stata rilanciata in Italia da diversi media.
La dead line per la fine dei lavori – che hanno comportato anche un consistente disboscamento – è marzo 2025, perché poi servono altri mesi per ottenere l’omologazione da parte degli enti preposti, Cio e Federazioni degli sport di scivolamento.
Come ammesso da Fondazione Cortina, braccio operativo territoriale delle Olimpiadi del 2026 nella quale coesistono Regione del Veneto, comune di Cortina d’Ampezzo e Provincia di Belluno, la soluzione B per le competizioni di bob, skeleton e slittino è l’impianto di Lake Placid, nello Stato di New York.
Per Fondazione, l’impianto a stelle e strisce sarebbe l’opzione più vantaggiosa dal punto di vista economico e organizzativo, ma anche che si tratta di una ipotesi estremamente remota, avendo reso noto che i lavori per il rifacimento della pista da bob di Cortina, sarebbero in linea con le scadenze previste. La società Simico, responsabile del progetto, ha annunciato che il 67% delle opere è già stato completato.
Sul caso è intervenuto dal Vicentino il consigliere regionale Renzo Masolo, di di Europa Verde. In una nota diffusa nelle scorse ore si legge: “Apprendiamo dell’ipotesi di spostare le gare olimpiche nello stato di New York, a circa 6 mila km dal Veneto, qualora lo sliding center di Cortina non dovesse essere realizzato nei tempi stabiliti. Se l’orgoglio veneto e nazionale, è stato utilizzato fin qui come scusa per intestardirsi sulla pista da 130 milioni a Cortina, non è chiaro come la scelta dell’alternativa sia ricaduta non solo fuori dal territorio nazionale, ma addirittura oltre oceano.
È evidente come le logiche che si celano dietro a scelte come questa – aggiunge – siano di ben altra intenzione. In attesa dell’ultimazione della pista di Cortina, con tempi serrati che sappiamo tutti si sarebbero potuti evitare, ribadiamo che il nocciolo vero della questione è in realtà un altro. Le Olimpiadi passano, solitamente anche con un discreto ritorno economico, ma le infrastrutture restano e qualcuno le dovrà mantenere, indipendentemente da quanto avanzate dal punto di vista ingegneristico siano. Basteranno – conclude Masolo – i milioni euro fin qui accantonati per garantirne le sorti”?