Più pagamenti elettronici, meno rapine, meno armi

289
Pagamenti elettronici col Pos
Pagamenti elettronici col Pos
I pagamenti elettronici di cui si discute molto portano ad altre considerazioni oltre a quelle anti evasione. Pur essendo in costante diminuzione, secondo i dati ISTAT e  alla faccia di chi dice che l’immigrazione porti un aumento della  delinquenza, ogni anno in Italia si consumano circa 30.000 rapine delle quali, sempre circa, 5000 riguardano il commercio (benzinai, tabaccai, farmacie in testa). Alcune decine di queste rapine finiscono in tragedia.
La maggior parte delle rapine ha come obbiettivo quello di arraffare contante.
Dunque se diminuissero i pagamenti in contanti sarebbe disincentivato il lavoro di rapinatore: se tutti pagassero il pieno con il bancomat nessun benzinaio verrebbe più ucciso per rapina.
Questa prospettiva viene criticata da destra come illiberale:Bancomat chiede a cosa ti servono i soldi, fatti gli affari tuoi!” urla la sempre raffinata Meloni e a lei si uniscono gli altri corifei della destra italiana.
Messa così puoi anche pensare che sia una impostazione non condivisibile ma, in qualche modo, motivata perché la difesa della privacy ha una sua  importanza.
Ma siamo sicuri che sia quello il vero motivo dell’ostracismo ai pagamenti elettronici?
Se non ci fossero più rapine (o quasi più) si venderebbero ancora armi per “legittima difesa”?
Non vi ricorda qualcosa l’idea che l’industria maggiormente interessata alla legittima difesa sia quella che vende armi?
La privacy più importante delle vite umane?
Forse non solo negli USA di Trump la lobby delle armi lavora metodicamente per rendersi indispensabile e ha i suoi politici di riferimento.
Articolo precedenteBolivia elegge Evo Morales presidente col 47,07% dei voti, ma Usa e altri 3 paesi chiedono ballottaggio: in base a quale diritto?
Articolo successivoLR Vicenza vola sulle ali del tris: è primo in classifica
Claudio Mellana
Claudio Mellana (Torino, 30 settembre 1948) è un umorista italiano. Ha cominciato pubblicando su riviste underground o politiche alla fine degli anni sessanta. Nel 1970 ha fondato con Dario Mairano la rivista underground Pelo e Contropelo, attiva sino agli anni ottanta. Nel 1975 viene realizzata a Torino la prima mostra di satira politica, chiamata anch'essa Pelo e Contropelo. La sua prima importante collaborazione è del 1972 con Ca Balà, la rivista madre della moderna satira politica italiana, e poi si estende a svariati periodici e giornali: ABC, IO, Nuovasocietà, Pianeta, Radiocorriere, Il Collezionista. Suoi disegni compaiono su l'Unità, La Stampa, Stampa Sera, Paese Sera. Si dedica, a partire dagli anni '70, quasi esclusivamente alla satira politica e realizza centinaia di vignette, e manifesti, per i giornali sindacali della CGIL. Partecipa a numerose mostre collettive, in Italia e all'estero, ricevendo anche riconoscimenti e premi, e ha esposto in mostre personali a Carpi e Torino. Con Dino Aloi ha curato, per Feltrinelli, nel 1991 il libro Un Lavoro Da Ridere: Antologia Della Satira Del Movimento Operaio Dall'Ottocento a Oggi , nel quale vengono raccolte le vignette a carattere sindacale comparse nei periodici italiani dalla metà dell'800. Ancora con Dino Aloi, dal 1994, cura il Premio intitolato a Giorgio Cavallo per la satira e l'umorismo, per conto della città di Moncalieri. Nel 2007 collabora alla realizzazione della mostra "Ludere et ledere" (Umorismo grafico e satira politica) tenutasi a Bergamo. Nel 2008 alla mostra "Il sorriso graffiato" ( Fascismo e antifascismo nel disegno satirico dalla grande guerra alla Costituzione) tenutasi al Castello di Ussel a Chatillon in Valle d'Aosta. Nel 2010 alla mostra "Dalla Storia alla Satira" (Cronache ed eventi in caricatura da Cavour ad Andreotti) tenutasi all'Archivio di Stato di Torino. Nel 2010, insieme a Dino Aloi, pubblica "Umoristi in Piemonte" (Dizionario di autori e riviste per sorridere e graffiare dal 1848 ad oggi). Nel 2011 collabora alla realizzazione della mostra "La donna immaginata. L'immagine della donna" tenutasi a Torino. Nel 2013, sempre con Dino Aloi, realizza la mostra "Casimiro Teja. Sulla vetta dell'umorismo" e il relativo catalogo contiene la più dettagliata biografia del grande caricaturista torinese realizzata sino ad oggi. Espone frequentemente in mostre collettive. Nel 2019 pubblica con le Edizioni Neos il libro "Lo Sputasentenze" una raccolta di 583 aforismi e pensieri vari ed espone 50 vignette senza parole in una mostra personale allo Spazio Mouv' di Torino. Collabora attualmente con pubblicazioni su Internet come "Buduar", "Nuovasocietà", " ViPiu.it", "CiaLiguria", Iltorinese, Torinofan e "Tellusfolio". Ha pubblicato, ad oggi, oltre 3000 vignette