«Fede in Dio, preghiera, sano realismo e niente panico. Viviamo questa situazione straordinaria in una intensa comunione spirituale». Il vescovo Pizziol ha appena finito di celebrare la messa delle 7 a Monte Berico, a porte chiuse, in diretta su TeleChiara. Con lui c’erano i frati Servi di Maria, le suore Mantellate e alcuni sacerdoti diocesani. L’emergenza Coronavirus ha impedito la partecipazione comunitaria dei fedeli nelle chiese, per questo le celebrazioni (per il momento fino al primo marzo) saranno trasmesse via media: Radio Oreb, TeleChiara e Tva Vicenza (tutte le indicazioni diocesane nel box nella pagina a destra).
Raggiungiamo mons. Pizziol in Vescovado la mattina di martedì 25 febbraio, giorno che ricorda il voto dei vicentini alla Madonna di Monte Berico nel 1685 per aver risparmiato il capoluogo da un terremoto devastante. Durante l’omelia il Vescovo ha chiesto al Signore, per l’intercessione della Vergine Maria «di proteggerci dal contagio di questa nuova malattia, di illuminare le intelligenze dei medici e dei ricercatori e di donare saggezza ai governatori perché sappiano discernere tutto quello che concorre al bene comune e alla incolumità delle persone».
Eccellenza a causa del Coronavirus fino a domenica primo marzo tutte le messe sono sospese, si ferma il catechismo. Qualcuno dice che sono misure esagerate.
«In questo momento in cui non comprendiamo bene come si muove e si diffonde il coronavirus è giusto fare “una settimana di prudenza”, come ci è stato chiesto dall’Ordinanza firmata dal Ministro della Salute Roberto Speranza e dal Presidente del Veneto Luca Zaia. Le chiese restano aperte per la preghiera personale, senza però celebrazioni comunitarie».
La comunità cristiana come deve vivere questi giorni particolari?
«Viviamo questo tempo come un’occasione per intensificare la preghiera, a livello personale e familiare, per purificare ancora di più la nostra fede, per approfondire il senso della vita, della sofferenza e della solidarietà tra fratelli e sorelle. La chiesa, in quanto edificio, non è l’unico luogo di culto e di preghiera, ce lo ricorda San Paolo: “Voi siete il tempio di Dio”, quindi la persona che prega, che accoglie nel suo cuore Dio e che dà testimonianza concreta di amore verso i fratelli, è il vero tempio di Dio».
Che cosa chiede ai suoi fedeli?
«In questo periodo siamo chiamati a vivere una comunione spirituale e una umana solidarietà, ancor più intense, attenendoci con responsabilità e senso civico alle norme che ci vengono indicate dalle autorità preposte. Non è la prima volta che avvengono fatti dolorosi e preoccupanti, che richiedono di modificare l’organizzazione della vita delle persone e delle comunità, basti pensare alle numerose pestilenze, terremoti, guerre che hanno colpito anche le nostre popolazioni venete. Molte chiese, santuari, oratori, capitelli sono segni visibili ed eloquenti, memorie storiche di queste calamità».
L’emergenza coincide con la Quaresima, tempo preziosissimo per la comunità cristiana.
«Il Vangelo che leggiamo il mercoledì delle Ceneri, come inizio della Quaresima, ci dice per ben tre volte “quando fai l’elemosina…quando preghi…quando digiuni… non suonare la tromba davanti a te per farti vedere dagli altri, ma resta nel segreto e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà”. Abbiamo la possibilità di pregare di più, di fare un po’ di digiuno, di compiere qualche opera di carità, e queste cose non dipendono dal fatto di stare dentro una chiesa, ma nel restare nell’interiorità del proprio cuore».
Personalmente come sta vivendo la situazione?
«Personalmente sono sereno e fiducioso; mi hanno insegnato a vivere ogni giorno con fede, impegnato nel servizio ai fratelli, aperto in ogni momento all’incontro con il Signore».
Dopo il primo marzo?
«Continueremo a far riferimento alle disposizioni regionali. Mi auguro, però, che si possa ritornare alla ordinarietà della vita, ma con maggior consapevolezza del valore dell’esistenza umana e della solidarietà tra le persone».