“Da un lato hanno un peso sul Pil nazionale e sull’occupazione che supera di circa il 10% quello delle Pmi nelle altre economie avanzate, dall’altro hanno scarsa propensione alla scalabilità e scontano un gap di produttività con le grandi imprese più alto del 5% rispetto alla media delle economie avanzate analizzate, molto vicino a quello di alcuni Paesi emergenti. Le micro, piccole e medie imprese italiane rappresentano una risorsa ad alto potenziale. Che, tuttavia, rimane in parte inespresso”.
Così su Il Sole 24 Ore oggi in edicola Marta Casadei scrive del tema, approfondendo quanto emerso dal report “A microscope on small businesses” realizzato a maggio 2024 da un pool di esperti del McKinsey Global Institute. Lo studio è focalizzato su PMI operanti in diversi ambiti produttivi in 16 Paesi del mondo, 10 dei quali considerati nel novero delle cosiddette economie avanzate, tra cui il Belpaese, e i restanti 6 con economie emergenti.
“Nel complesso – si legge sul quotidiano economico -, le Pmi generano circa il 50% del Pil nei Paesi analizzati e contribuiscono per il 40% all’occupazione. In Italia la situazione è diversa: le piccole e medie imprese contribuiscono per il 63% al valore aggiunto e per il 76% all’occupazione. Valori che risultano superiori a quelli medi delle economie avanzate esaminate, rispettivamente 54% (contributo al Pil) e 66% (occupazione).
Lo scenario cambia se si guarda alla produttività, dove il contributo delle piccole realtà è più ridotto: le Pmi italiane che hanno un tasso di produttività pari a quello delle imprese più grandi sono il 55% del totale, contro il 60% medio delle economie avanzate, guidate dal Regno Unito con l’84 per cento”.
Un dato importante del report: solo 5 Pmi italiane su 100, nell’arco di tempo di circa 20 anni (2000-2022) sono riuscite a “scalare”, acquisendo una dimensione superiore: una percentuale quasi quattro volte inferiore alla media.
Secondo l’analisi degli esperti del McKinsey su questo stato di cose influisce la scarsa propensione delle Pmi italiane a operare in settori in cui la scalabilità si è dimostrata maggiore come ad esempio tecnologia e minerario, oltre ai pochi investimenti in competenze e talenti.
Fonte: Il Sole 24 Ore