In un tempo in cui la crisi ambientale è in cima alle agende politiche di tanti governi e di tante città, l’Amministrazione comunale del capoluogo ha deciso di riaprire alle auto corso Fogazzaro. Non proprio una decisione all’insegna del “green new deal” che tanti auspicano. Non sappiamo se il sindaco Rucco ha dato retta all’ex premier Silvio Berlusconi che ha stroncato le proposte della giovane attivista svedese affermando che “non si risolve il problema dell’inquinamento fermando lo sviluppo”.
In realtà non si tratta di bloccare lo sviluppo ma di pensarne uno diverso. Invece che ridurre la zona pedonale, un’Amministrazione coraggiosa dovrebbe estenderla, potenziare la mobilità alternativa, fare un’azione di sensibilizzazione e formazione. Se non si vuole dar retta a Greta Thunberg si provi ad ascoltare i giovani vicentini che hanno chiesto più attenzione all’ambiente.
Ma forse sarebbe chiedere troppo a una Giunta che in un anno e mezzo ha già subito due rimpasti che, si sa, non sono mai una passeggiata e lasciano sempre strascichi, e ferite personali e politiche che pesano. E così invece che governare lo sviluppo cittadino si è preferito affidarsi al responso di un sondaggio e, di fatto, innestare la retromarcia. Non proprio un bel segnale.
Ma che idea di sviluppo ha l’attuale Amministrazione? Diciamo che l’unica cosa che fino ad ora si è desunto dalle iniziative e dagli annunci di iniziative è che il futuro di una comunità non può essere costruito solo sulla sicurezza (ammesso poi che si riesca a garantirla). Ripetere il mantra “Più sicurezza” può forse servire a vincere le elezioni (come è accaduto all’attuale compagine), ma non a dire che progetto di città si ha in mente.
Le polemiche che hanno accompagnato la vita amministrativa di questi mesi hanno impedito, fino a questo momento, di far emergere in modo chiaro verso dove sta andando Vicenza, quale città si ha in mente per i prossimi anni, quali siano le priorità vere su cui concentrarsi.
In più di qualche frangente l’esecutivo cittadino è sembrato rispondere più a parole d’ordine ideologiche delle sue diverse anime, più che mettere in camporisposte innovative, all’altezza delle sfide che Vicenza ha di fronte. La cancellazione della partecipazione del capoluogo al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani è stata in questo senso emblematica. A fronte dei tanti e importanti problemi a cui gli amministratori dovrebbero dedicare attenzione, si è trovato il tempo e l’energia per cancellare un intervento che vale 1.900 euro con il risultato di lasciare l’impegno per la pace alla sinistra, quando invece dovrebbe essere trasversale agli schieramenti. Ora con la decisione di riaprire via Fogazzaro c’è il rischio di lasciare anche la questione ambientale all’opposizione. Ma il clima, l’ambiente, la tutela del territorio dovrebbero vederci tutti dalla stessa parte. Anche condividendo scelte e fatiche (dal punto di vista del consenso immediato è certo più facile aprire alle auto che chiudere).
Si dirà che la decisione relativa a via Fogazzaro riguarda poche decine di metri. Ma ha un forte valore simbolico, e come si sa una comunità cresce anche attorno ai simboli, simboli che si alimentano o si distruggono. Come la partecipazione al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani. Su quali simboli si sta costruendo la Vicenza dei prossimi dieci anni? Forse rispondere a questa domanda ci aiuterebbe a capire che spazio di azione ha ancora questa Amministrazione.