La politica “guscio di una noce” e l’uso dei mezzi di comunicazione: l’intervento domenicale di Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia

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Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia
Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia

Se dovessimo immaginare di dare una struttura alla politica, la potremmo pensare proprio come quella di una noce. Un guscio esterno, duro ma fintamente indistruttibile. Un frutto interno morbido ma con caratteristiche decise, con qualità nutritive non comuni“: inizia così l’intervento domenicale di Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia.

Mi sono imbattuto, in questi giorni – continua Mauriello –, in una lettura interessante che fa molto riflettere sul sistema politico attuale. Al centro dell’attenzione era il ‘self-made man’, la tendenza a costruire su basi poco solide e la propensione a dar credito a falsi slogan”.

Uno dei momenti che ha rivissuto il presidente di MI leggendo è stato quello dell’introduzione dell’euro, “un momento molto particolare – dice -, nel quale tanti Paesi hanno dovuto vincere la resistenza dei cittadini ad abbandonare la valuta locale per una moneta nuova, e tra questi la Germania. Ma la Germania era già in posizione di forza. L’Italia, invece, usciva dall’epoca di tangentopoli e, sul piano della politica, perdeva la parte ideologicamente meglio strutturata. Gli italiani non si erano mai davvero misurati con il Trattato di Maastricht. La vocazione europeista di alcuni partiti non era ancora stata messa alla prova dai fatti che sarebbero seguiti“.

Con la caduta della prima Repubblica, nel 1993-1994, si affacciò sulla scena politica Silvio Berlusconi, già noto imprenditore, che – prosegue Mauriello -, “grazie alla legge Mammì (sulle televisioni private, ndr), cercò di assicurarsi una serie di partiti per parte in declino e con un fare liberale, poco connotato ideologicamente, promettendo riduzione delle tasse, supporto alle imprese e agevolazioni per i pubblici dipendenti, trovò la maggioranza. Sembrava una mastodontica operazione pubblicitaria, sulle prime sottovalutata, perché si pensava che non avrebbe avuto impatto sulla politica italiana, non avendo radicamento nei territori.
Alla fine, Berlusconi vinse le elezioni e destabilizzò il quadro politico nazionale, ma anche europeo. Un leader nuovo, che non aveva mai avuto interlocuzioni, prima di allora, con gli altri capi di Stato. Suggellò il successo la strategia di cercare supporto in persone che avevano già esperienza al Governo; questo servì molto a rassicurare l’Europa sulla stabilità della sua governance”.
Ma soprattutto, grazie alle sue televisioni (e alla già citata legge Mammì, ndr), annota Walter Mauriello “Berlusconi seppe arrivare ai cittadini, dimostrando che, per riuscire, bastano buone idee. Oggi, grazie alla tecnologia, esistono canali accessibili a tutti che consentono di raggiungere milioni di persone e fare rete, mettendo in condivisione i pensieri.
In un momento di assoluta stasi delle ideologie, Berlusconi riuscì a portare avanti un progetto ambizioso, a far apprezzare le proprie idee a tutti gli italiani e a conservare la propria leadership per tanto tempo.
È vero, Berlusconi aveva dalla sua il vantaggio di controllare importanti mezzi di comunicazione di massa, ma gli strumenti a poco servono se non li si sa usare nel modo giusto. Bisogna riconoscergli il coraggio, la forza e la consapevolezza. La capacità di cogliere i vantaggi e di sopportare il peso della responsabilità”.

E la conlusione delle riflessioni di Mauriello quali sono?

Eccole: “Assistiamo inermi a una sfrenata corsa al potere, conquistato sempre da persone messe lì per rispondere a un comando, nel gioco sporco delle lobby. Sarebbe bello invece poter restituire valore alle competenze. Sarebbe bello invece veder rifiorire quella identità nazionale che nella Storia ci ha sempre consentito di distinguerci“.

Una domanda la facciamo noi al presidente: quando afferma che “gli strumenti a poco servono se non li si sa usare nel modo giusto”, noi gli chiediamo “modo giusto per chi?” visto che di bravi utilizzatori degli strumenti social ce ne sono a bizzeffe (con quelli convincono le masse e vincono molti dei cosiddetti leader attuali) ma pochi generalmente lavorano confrontando la loro “testa” con quella del committente, lasciando a lui la decisione su cosa voglia dire ma dandogli anche visuali più larghe per non fare solo l’arringatore di turno che, giustamente, il presidente di Meritocrazia Italia non apprezza.

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Fonte: Come il guscio di una noce

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