Politiche 2018, Il Mattino di Padova: FdI al 5% e Sergio Berlato in Veneto vuole 4 collegi

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«Le elezioni non sono una lotteria e quel patto che assegna 17 collegi alla Lega, 9 a Forza Italia, 1 a FdI e 1 “alla quarta gamba” Noi per l’Italia non sta in piedi. Brunetta e Da Re si sono incontrati a Treviso dopo la presentazione del candidato sindaco Mario Conte. Si saranno scambiati il loro punto di vista. Oggi o domani ci sarà un vertice a quattro e Fratelli d’Italia chiederà 4 collegi in Veneto. Ci spettano di diritto». Sergio Berlato ne ha attraversate molte di stagioni in politica: in Regione nel 1990 con il partito dei Cacciatori, poi assessore, diventa eurodeputato di An e si trova nel Pdl dopo la svolta del predellino con Berlusconi che si annette Fini.

Nel 2014 si trova escluso dalle liste dell’europarlamento e l’anno dopo si candida in Regione, dove raccoglie 10.430 preferenze.

Consigliere Berlato, lei è il coordinatore regionale di FdI e in Veneto Lega e Forza Italia stanno dettando legge. La regola del 40-40-20 dei collegi valutata ad Arcore perché non si applica anche qui?

«Se lei crede che Fratelli d’Italia si debba accontentare di un solo collegio, non conosce l’abc della politica. Non siamo la ruota di scorta del centrodestra e Giorgia Meloni, sabato scorso a Bologna, ha dimostrato di avere la stoffa della leader di governo. In Veneto la situazione è questa: i sondaggi ci collocano tra il 5 e il 6%, siamo in forte crescita e nella coalizione contiamo per il 15 per cento. Tradotto in cifre significa che alla Camera ci spettano 2,88 collegi uninominali su 19 e al Senato 1,36 su 9 collegi. Tirate le somme siamo a 4 parlamentari sicuri da eleggere. La matematica non ammette alternative: Berlusconi, Salvini e Meloni hanno deciso che la suddivisione dei posti avviene sulla base degli ultimi sondaggi e ci sono due partiti in crescita: noi e poi Forza Italia».

Poi c’è anche la quarta gamba “Noi per l’Italia”. Cesa e Lupi dicono di essere al 6-7%. Quindi che succede?

«Non lo so. Mi occupo del Veneto. Un posto spetta di diritto a questo partito che al Sud può essere determinante per la vittoria nei collegi. Penso a Fitto in Puglia e a Romano in Sicilia. Purtroppo noi dovremo fare i conti con Enrico Zanetti, che fino ad un anno fa era al governo con Renzi, e con Flavio Tosi che a Verona ha sfidato nella corsa a sindaco il centrodestra appoggiando la Bisinella. Lo abbiamo sconfitto ed ora ce lo propongono come alleato. Bocconi troppo indigesti. I veti su Tosi e Zanetti sono giustificati».

Lei vuole imporre la cura dimagrante a Lega e FI…

«Tra gli alleati ci vuole una vera pari dignità, gli accordi a due non stanno in piedi. Ne riparliamo martedì».

Lei si candida? In Parlamento non ha mai messo piede: è la volta buona?

«Sabato a Bologna ho ribadito a Giorgia Meloni la mia volontà di restare in Veneto, ma la leader nazionale insiste perché nelle liste io ci sia, per il mio ruolo di coordinatore regionale. Siccome la legge stabilisce che l’incompatibilità tra la carica di consigliere e parlamentare va definita 70 giorni dopo le elezioni, credo ci siano tutte le condizioni per valutare in assoluta libertà quale strada prendere. Le liste le ho già depositate a Roma, con la quota del 40% di donne e molti imprenditori pronti a scendere in campo. C’è una sola regola da rispettare: no ai paracadutati da Roma».

FdI sta reclutando da Forza Italia parlamentari e consiglieri regionali: come mai?

«Siamo un partito in forte crescita perché la nostra identità è ben definita, senza giri di valzer e di programma ad ogni elezione. Bartolomeo Amidei ha aderito al nostro gruppo al Senato perché ha litigato con Ghedini e anche Stefano Bertacco, subentrato ad Elisabetta Casellati, ha scelto FdI. In Regione siamo felici per l’ingresso di Massimiliano Barison, che ha lasciato FI. Tra qualche settimana saremo in quattro a palazzo Ferro Fini».

In quattro? Chi sono i nuovi seguaci di Berlato a Venezia?

«Vuole che le dica il numero di scarpe e se portano la cravatta? Saranno loro ad ufficializzare il passaggio in FdI, penso che prima del 4 marzo l’operazione possa diventare ufficiale, con i relativi effetti sugli equilibri di giunta».

Se lei va a Roma che succede a palazzo Ferro Fini?

«Che al mio posto subentra Joe Formaggio, sindaco di Albettone».

Cosa ne pensa lei di Fini?

«Ha distrutto la destra, ha sciolto il Msi, poi An e anche Fli non ha avuto gran fortuna. Le ultime vicende personali non sono commentabili».

Ha vinto Berlusconi, che si dimostra indistruttibile…

«Berlusconi da vent’anni sa tenere unito il centrodestra in Italia, prima con Bossi e ora con Salvini. Non c’è riuscito nessuno. Non certo il centrosinistra che paga le divisioni. Il 4 marzo abbiamo l’opportunità di cambiare l’Italia».

Lei che ne pensa di Zaia: si deve candidare?

«Non posso dare consigli al presidente e alla Lega. Ci mancherebbe altro. La legge è chiara: l’eventuale incompatibilità per il doppio incarico va risolta entro 70 giorni, cioè a maggio».

di Albino Salmaso, da Il Mattino di Padova