“La legge regionale recentemente approvata non risolve i problemi degli agenti della Polizia Locale dei comuni del Veneto”. Ad affermarlo è il Cub regionale in una nota e facendo riferimento alla legge 12 del 14 giugno 2023 approvata dalla Regione che, secondo il sindacato “ha partorito il topolino“.
L’analisi parte dal problema più sentito nell’ambito della Polizia Locale in Veneto: la carenza di personale ma anche l’uso “distorto” dei corpi di polizia locale dei comuni veneti. “Il consiglio regionale – spiega il Cub – riconosce che gli operatori di Polizia Locale sono esposti a specifici fattori di rischio, in particolare dal punto di vista psicologico. I comuni e i comandi di polizia locale, quindi, secondo la legge regionale dovranno tentare di accordarsi con le Ulss territoriali, già ridotte all’osso per le note carenza d’organico, al fine di prevedere un protocollo di intervento e di prevenzione della salute psicologica degli operatori di polizia locale.
I tragici fatti di Fara Vicentino di quasi due mesi fa, che hanno visto un cittadino morto e un agente di polizia locale gravemente ferito, non hanno evidentemente insegnato nulla – tuona il sindacato -. La Regione del Veneto nel suo compito di coordinamento e di controllo delle attività di polizia locale, ha scelto di nascondere la testa sotto la sabbia e di deliberare una legge che poco o nulla sarà di ausilio all’annosa questione di una polizia locale impiegata in compiti non dovuti e quindi soggetta a rischi professionali per i quali non ha nessuna tutela”.
Questa infine la richiesta del Cub: “Le istituzioni e i sindaci intervengano presso il governo italiano per affrontare seriamente la carenza di risorse umane e per affrontare una volta per tutte l’implementazione delle tutele necessarie alla categoria: uomini e donne della polizia locale sono stanchi di chiacchiere a vuoto di politici e amministratori che si trascinano da troppo tempo”.