È ancora stallo sul Ponte di Debba di Vicenza, storica infrastruttura in ghisa che aspetta da tempo di tornare in funzione dopo il necessario risanamento. Un’immobilismo che si evince dal “nessun esito” scaturito da un recente incontro tra l’amministrazione comunale e il Genio Civile.
La questione, come è noto, è scegliere tra la sua riqualificazione, come pare preferirebbe l’attuale governo cittadino, e la realizzazione di una struttura ex novo. Di quest’ultima esiste un progetto definitivo, fermo alla provincia di Vicenza in attesa che si effettui una scelta. Il “nuovo” Ponte di Debba, però, non piace a molti, tra cui proprio la maggioranza attuale, oltre agli ambientalisti, per via dell’impatto sull’ambiente che porterebbe in dote.
Di come sia andato l’incontro a Palazzo Trissino, scrive oggi Il Corriere del Veneto in edicola: “L’assessore alla Mobilità Cristiano Spiller (Grande Vicenza), avvallato politicamente dal sindaco Giacomo Possamai, non è ancora convinto sul da farsi. Perché in effetti non è stato sufficiente l’ennesimo incontro di ieri tra l’assessore e il Genio Civile, con quest’ultimo a ribadire che se si insiste nell’idea di restaurare il ponte vecchio chiuso da più di un anno per motivi di sicurezza, ampliandolo a due corsie per riportarlo a essere percorribile dalle auto, è necessario rispettare la nuova legislazione di costruzione.
Il che – prosegue CdV – significa che anche in base ai livelli di bacino rampe di accesso e discesa, ponte e un buon segmento di strada successiva dovranno essere alzate di 1,5 metri. Forse due. Il che comporta un costo significativo e un’opera impattante, verosimilmente maggiore rispetto al nuovo viadotto. Per il quale è stata stanziata una ventina di milioni di euro, il cui progetto è costato più di 300 mila euro e quattro anni di lavoro, e per il quale i procedimenti di esproprio sono già cominciati”.
Insomma, i confronti istituzionali proseguono mentre permane la chiusura del Ponte, “rimpiazzato” ad agosto scorso da un ponte provvisorio per il passaggio dei veicoli dalla Riviera Berica a San Pietro Intrigogna, e con essa l’impazienza di quegli operatori economici che aspettano una soluzione definitiva.
Fonte: Il Corriere del Veneto