Il dito è puntato direttamente contro la famiglia veneta dei Benetton, a cui fa capo Atlantia che controlla Autostrade per l’Italia, anche se, è corretto dirlo, la competenza gestionale non è in capo a loro ma agli organi aziendali che, però, possono essere condizionati, anche questo occorre dirlo, dagli obiettivi della proprietà come riportato nella dicitura societaria che definisce la concessionaria come “Società per azioni soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Atlantia S.p.A.”. Il governo annuncia la volontà politica di revocare le concessioni statali a prescindere dagli esiti di perizie e sentenze giudiziarie, ma il rischio di boomerang è dietro l’angolo (vignetta di Claudio Mellana per VicenzaPiu.com).
Il crollo del titolo in borsa di Atlantia, ad esempio, incide non solo sui Benetton e sui grandi soci ma anche sulle tasche di migliaia di piccoli azionisti (il 45% delle azioni è il flottante in Borsa) che hanno quei titoli e che magari hanno anche votato gialloverde, come fa notare il giornalista Paolo Madron. Intanto sono in arrivo nuovi pericolosi processi sommari (e mediatici) all’italiana, al di fuori delle (lente) aule di giustizia, grazie ai quali però qualcuno riuscirà a farla franca a danno dei cittadini?
I Benetton, e i loro grandi soci in Atlantia, che con le autostrade hanno fatto molti profitti, contrattualmente e aziendalmente legittimi, pagheranno e dovranno pagare un “prezzo” mai abbastanza salato per ripagare le vite umane e, poi, i danni causati al territorio genovese e di riflesso, vista la sua strategicità logistica, a tutta l?Italia.
Quello che è successo, indecente e ripetibile in chissà quanti altri siti, è di sicuro legato, è innegabile e lo pensiamo anche noi, a un?attenzione massima ai dividendi e minima agli obblighi, anche etici verso le persone singole e non verso la sola comunità dello Stato in senso astratto, di destinarne la parte più corretta alla manutenzione delle infrastrutture e alla loro messa in sicurezza.
Di questo parlano e scrivono tutti e noi non ripetiamo che siamo d?accordo anche se consiglieremmo quanto, dopo le prime reazioni a caldo del Governo, sta avvenendo: basare la revoca non solo sulla Convenzione tra lo Stato tramite l?Anas e Autostrade per l?Italia, difficile da ?aggredire? con vantaggi consistenti a fronte di costi certi, ma sul concetto di diritto amministrativo, vero prof. Giuseppe Conte?, in base al quale un contratto tra lo Stato e un privato può essere risolto per una ipotizzabile necessità di tutelare un interesse pubblico superiore.
Detto ciò ci vogliamo soffermare su un altro aspetto che tocca i soliti rapporti carenti di efficacia tra controllati e controllori, Autostrade per l’Italia e Anas nella fattispecie.
I rapporti sulle concessioni sono regolati dalla convenzione stipulata il 12 ottobre 2007 tra Anas e Autostrade per l’Italia, resa pubblica solo da pochi mesi (vedi in fondo, ndr).
Sulla manutenzione Autostrade per l?Italia, che, però, può autoassegnarsi ?in house? e senza gare ben il 40% dei lavori relativi (cioè paga e incassa?), proclama un?attenta programmazione degli interventi.
Dal canto suo Anas (che su questa nota ci precisa che dal 2012 i suoi controlli sono passati al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, stabilendo una demarcazione temporale precisa tra le competenze sue e quelle del MIT, ndr) dovrebbe vigilare attraverso sanzioni e penali seguendo procedure di contestazione delle inottemperanze degli obblighi della concessionaria anche per quanto riguarda le modalità e i tempi di esecuzione delle progettazioni e dei lavori e la qualità dello svolgimento del servizio autostradale rispetto ai parametri qualitativi prefissati.
Il canone di concessione sui pedaggi autostradali, fissato al 2,4% dei proventi netti dei pedaggi, ovverossia al netto dell?Iva, è corrisposto per il 42% di tale importo? entro il 31 marzo dell?anno successivo a quello di riferimento ? direttamente ad Anas S.p.A.; mentre la restante parte (58 %) è di competenza dello Stato. La quota parte spettante ad Anas è destinata all?attività di vigilanza sulle Società Concessionarie autostradali. Ma con il Decreto del Fare del precedente governo anche l?importo suddetto è stato destinato interamente ad Anas per i suoi scopi tecnici.
In più l?integrazione del canone di concessione, i sovrapprezzi di pedaggio, cioè il canone che viene pagato dagli utenti autostradali in funzione dei km percorsi, viene versato direttamente ad Anas.
C’è poi la previsione di un canone annuo di sub concessione variabile dal 2% al 20% dei ricavi conseguiti dalle sub concessioni sul sedime autostradale e dalle altre attività collaterali svolte (punti di ristoro, distributori di carburanti ecc.). Questo canone veniva originariamente versato ad Anas. Ma, con il Decreto del Fare, è passato allo Stato, sempre però per l?espletamento dell?attività di vigilanza sulle concessionarie autostradali.
«Allora ? ci dice il nostro direttore dopo aver letto questi dati –, anche in base alle cifre incassate da Anas e Stato e destinate a controlli e verifiche, è solo colpa dei Benetton il disastro di Genova o anche di chi doveva vigilare e non l?ha fatto in maniera adeguata? Sembra, il dubitativo è discorsivo, che si ripeta tristemente la storia delle banche venete, le controllate, e di Banca d?Italia e Consob, i controllori».
E se a Genova ci sono morti fisici e danni miliardari, con riflessi in tutta l?Italia, non è che in Veneto siano mancati i morti, anche se non solo fisici, e i danni, locali e nazionali, non sono stati da meno.
Allora, soluzioni specifiche a parte, continua Giovanni Coviello, «c?è da ridiscutere il ruolo dello Stato che, da dispensatore di guadagni ai privati e mantenimento dei costi, e dei rischi, sulle spalle dei cittadini, dovrebbe tornare a fare lo Stato riappropriandosi di beni e servizi pubblici strategici, dalla viabilità connessa strettamente ai trasporti fino alla sanità, nominalmente ancora pubblica di fatto sempre più privata. Per fare questo bisogna partire dal ripristino del valore fondamentale dell?onestà pubblica e dalla necessità di dotare lo Stato di strumenti finanziari adeguati che non possono prescindere da un diverso disegno delle attività bancarie. Anch?esse, tutte, usano i soldi dei cittadini per remunerarli, nei casi migliori, poco e, cosa che vale soprattutto per alcune banche, di cui potremmo fare i nomi di comune? Intesa, per provare a guadagnarci tanto».
Troppo?
N.B. Ecco alcuni link ad articoli e documenti utili da consultare e su cui si sono basate anche alcune delle nostre considerazioni.
Il sistema autostradale in concessione e regolamentazione del sistema tariffario
a Pagina 24 e 31
Il libro dei fatti di Autostrade per l?Italia
Punto 5.4 sui viadotti
Autostrade: online le convenzioni con le concessionarie