Popolare di Bari, il salvataggio della “cocca” di Bankitalia: Zanettin “becca” le differenze con le venete e… il M5S

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Banca Popolare di Bari
Banca Popolare di Bari

Abbiamo più volte scritto in passato della Banca Popolare di Bari soprattutto in relazione a una sorta di trattamento privilegiato che ha sempre ricevuto da Banca d’Italia rispetto, in particolare, a Veneto Banca, con più di una similitudine con quello riservato alla Banca Popolare di Vicenza a parte la, decisiva, differenza che, nonostante una situazione da tempo indubitabilmente peggiore delle due venete, Bari è stata fatta sopravvivere fino ad oggi.

Bernardo Mattarella, top manager di Banca Nuova di Gianni Zonin
Bernardo Mattarella, top manager di Banca Nuova di Gianni Zonin

Ora la Popolare barese, con il suo Ad sotto inchiesta, dovrà essere e sarà salvata con una metodologia che sta facendo ribollire di polemiche anche l’attuale maggioranza e che ha al centro l’intervento pubblico di Mediocredito Centrale il cui Ad è quel Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica che, come da noi ricordato, per 7 anni gestì il progetto Banca Nuova per la BPVi di Gianni Zonin.

Abbiamo, quindi, posto una serie di domande ai parlamentari veneti di tutti i “colori” e, in attesa delle loro risposte, pubblichiamo, intanto e prima dell’intervento appena arrivato di Davide Bendinelli (neo Italia Viva), quelle, al solito, pronte dell’avv. Pierantonio Zanettin.

Pierantonio Zanettin
Pierantonio Zanettin

Il deputato di Forza Italia, decano dei parlamentari vicentini con una particolare competenza in questioni giuridiche (è stato membro del Csm), da tempo segue, per ovvi motivi territoriali, il tema delle banche e dei risparmiatori e, anche per questo, farà parte della insedianda commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, che tarda a partire.

On. Pierantonio Zanettin, il Governo si spacca sul salvataggio della Banca Popolare di Bari. Crede che potrebbe cadere sulla questione banche?
Ormai questo governo è in caduta libera, i quattro partiti che lo compongono non sono d’accordo su niente, stanno insieme solo per evitare che Matteo Salvini, come leader del centro destra, possa diventare premier. Non credo però che il premier Conte possa cedere  su una questione così tecnica, ma appare chiaro che il collante  che tiene insieme la maggioranza giallorossa si sta deteriorando sempre più.

Ieri sera Matteo  Renzi ha fatto saltare il Consiglio dei Ministri indetto d’urgenza dal premier Conte, che prevedeva una ricapitalizzazione  della Popolare di Bari con fondi pubblici.

Non sono mai stato contrario  ad utilizzare fondi pubblici per salvare delle banche.
Il sistema creditizio è un ecosistema fragilissimo, basato soprattutto sulla fiducia dei risparmiatori. Lasciar fallire una banca significa indebolire l’intero sistema, con conseguenze imprevedibili. Nessuno se lo può permettere.

Per questo nella crisi finanziaria del 2008 tutti i paesi, Usa e Germania in testa,  hanno usato ingenti risorse pubbliche per salvare lo loro banche.
Bisogna anzi  riconoscere che le banche italiane sono state quelle che hanno avuto meno bisogno di aiuto da parte dello Stato nazionale.

Matteo Renzi, che non ha scordato i violenti attacchi subiti dal Movimento 5 Stelle, quando era premier, sul tema delle banche, ora si vendica.

Infatti nella scorsa legislatura i 5 Stelle alzavano le barricate contro ogni ipotesi di salvataggio delle banche con fondi pubblici.

Ricordiamo tutti gli esponenti 5 Stelle nelle piazze ed il Parlamento a sbraitare contro i soldi regalati a banche a banchieri. Su questo tema hanno costruito una parte consistente dei loro successi elettorali. Per fortuna su questo, come su tanti altri temi, a nemmeno due anni di distanza,  hanno fatto precipitosamente dietro front. Hanno già votato il decreto CARIGE, che prevedeva una garanzia pubblica. Voteranno anche questo decreto sulla Popolare di Bari, se arriverà.

Se sarà salvata con fondi pubblici la Banca Popolare di Bari, avrà un trattamento più favorevole della popolari venete.

Ex BPVi e Veneto Banca
Ex BPVi e Veneto Banca

Ahimè direttore, su questo ha proprio ragione. Ho sempre sostenuto, nei miei interventi alla Camera, che la la Banca Popolare di Bari,  già  nel 2017,  non era in condizioni  migliori di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca come il suo giornale ha puntualmente evidenziato. Ha avuto il vantaggio di evitare la vigilanza BCE, rimanendo sotto la soglia degli attivi che ne imponeva l’intervento.
Ma oggi i nodi vengono inevitabilmente al pettine. Certamente otterrà un trattamento migliore delle nostre popolari. In questi due anni lo scenario è cambiato.
Anche la Germania ha oggi bisogno di aiutare le sue banche il difficoltà.
E’ intervenuta a favore dell’Italia la sentenza della Corte di Giustizia  dell’Unione Europea , sulla vicenda Tercas, che riguardava tra l’altro proprio la Popolare di Bari.
Oggi in Europa c’è più benevolenza  ed i falchi del rigore sono stati messi un po’ da parte.
Purtroppo la crisi delle popolari venete si è verificata nel contesto politico peggiore.

Allargando la visuale lei come vede gli sviluppi del sistema bancario italiano dopo i nuovi casi Bari e Carige, con altri istituti che zoppicano, tra cui il colosso Unicredit e senza dimenticare che MPS non pare ancora tranquilla, e con le Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali che si stanno accorpando in due mega banche?

Le banche sono lo specchio dell’economia del paese. Se la crescita non riparte e persiste invece la recessione altre banche avranno grossi problemi. I tassi negativi inoltre appesantiscono i bilanci degli istituti di credito italiani, che notoriamente non fanno finanza.
Incombe poi lo spettro dello spread.
Se torna a salire per politiche economiche avventuriste, come quelle che aveva attuato il governo gialloverde, anche le banche più solide rischiano.
Un’ultima domanda per lei che, unico parlamentare veneto, ne farà parte, ci sono novità sul fronte della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario?
Come era scontato la candidatura di Gianluigi Paragone è tramontata. Il Movimento 5 Stelle ha poi candidato il sen. Elio Lannutti, ma Italia Viva ha già detto che non lo voterà mai, ricordando alcune sue discutibili esternazioni.

Il Foglio oggi in edicola ipotizza la candidatura dell’on Ruocco, attuale presidente della Commissione Finanze della Camera sempre del Movimento 5 Stelle.

La commissione è convocata il prossimo 19 dicembre, vedremo come andrà a finire.

Si accettano scommesse…