Popolare di Bari salvata, Guadagnini (Partito dei Veneti): “banche venete svendute, a Roma qualcuno non ci ama”

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Banca Popolare di Bari, la cocca di Banca d'Italia?
Banca Popolare di Bari, la cocca di Banca d'Italia?

Le vicende che riguardano la Popolare di Bari – scrive Antonio Guadagnini, candidato presidente Regione Veneto per il Partito dei Venetimostrano con sempre maggiore chiarezza le differenze con le quali il “sistema” tratta i diversi territori e mostrano anche come gli stessi territori agiscono per difendere i propri interessi.

In Puglia la politica si è mossa con grande maestria e determinazione per salvare la propria banca. Lo stato ha assecondato questa volontà e lo stesso ha fatto la Banca d’Italia. A Bari sono arrivati a proporre azioni gratis ai soci che parteciperanno all’assemblea della banca. Mi pare un’ottima idea, come tutte quelle precedenti che avevano lo scopo di preservare l’istituto di credito, al di là delle colpe ascritte agli amministratori. Le cose sono andate, purtroppo, in modo del tutto diverso in Veneto per le nostre popolari.

Tanto che siamo giunti al loro fallimento e alla loro ‘donazione’ a Banca Intesa; la politica locale non ha fatto nulla per evitare questa vera e propria catastrofe e le istituzioni centrali l’hanno invece agevolata: basti pensare alle ispezioni fatte dalla Banca d’Italia a Veneto Banca, le quali hanno dipinto una situazione poi smentita dalla AQR della BCE. O alla spettacolare ‘visita’ fatta nel 2015 a Veneto Banca dalla Guardia di Finanza, o agli aumenti di capitale imposti dalla stessa BCE, basati su parametri di bilancio totalmente diversi da quelli vigenti in Italia.

Si può citare anche il, diciamo, maldestro tentativo di ‘aiuto’ gestito dal Fondo Atlante. Tentativo fondato sull’idea che le due popolari avrebbero dovuto fondersi. Niente di più sbagliato e inopportuno in quel momento. Tentativo che di fatto ha aperto le porte all’arrivo di Banca Intesa! La quale era – guarda te il caso – la principale azionista del Fondo Atlante; la quale, Intesa, è stata anche ben remunerata dallo stato per il ‘disturbo’. Come detto, il tutto è avvenuto sotto gli occhi distratti se non compiacenti della politica locale. La quale avrebbe avuto invece il compito, come sta avvenendo in Puglia, di usare qualsiasi mezzo per contrastare tale esito nefasto. Purtroppo, il Veneto è destinato a pagare a caro prezzo gli errori dei suoi politici. 

Peraltro, bisogna sottolineare che questo è stato solo l’ultimo di una serie di episodi che hanno portato al sostanziale azzeramento del sistema bancario del Veneto: la Banca Cattolica del Veneto è stata sacrificata per salvare l’Ambrosiano, negli anni sono progressivamente sparite le Casse di Risparmio, distribuite tra Unicredit e Banca Intesa. Il Mps ha fagocitato la Banca Antoniana. Il Banco Popolare, dopo aver drenato un bel po’ di miliardi di ricchezza al territorio veneto (gli aumenti di capitale 2011,2014,2016 pesano complessivamente per 4,5 miliardi di euro) , è finito annacquato nella Banca popolare di Milano. Le BCC Venete sono state conglobate nei più ampi sistemi romani o trentini.

Il risultato? Centri decisionali lontani dal territorio e dal tessuto sociale produttivo Veneto. Un sistema bancario non più in grado di intervenire e sostenere la filiera produttiva ricca di piccole, medie imprese. Sul territorio ci hanno lasciato le fondazioni, molto depauperate dal punto di vista patrimoniale, con un ruolo di intervento marginale nel terzo settore condizionato tra l’altro da politiche sempre più orientate al congelamento del dividendo.

Quindi un asset prezioso svuotato, azzerato. Famiglie e economia reale lasciata senza riferimenti bancari e finanziari.  Un asset difficilmente ripristinabile. Alla fine della fiera, dobbiamo constatare che la Popolare di Bari rimarrà un asset strategico in mano ai pugliesi, mentre il sistema bancario veneto è diventato un asset strategico per Banca Intesa,  Unicredit, Popolare di Milano, le Bcc romane o Trentine. 

Da queste vicende si possono trarre due lezioni: la prima e che a Roma qualcuno NON ci ama e la seconda è che noi ci mettiamo molto del nostro per farci del male da soli. Allora, se sui sentimenti romani abbiamo poco da fare, rimane invece una responsabilità di chi si candida a governare il Veneto di cambiare drasticamente strategia al fine di tutelare meglio i nostri interessi. 


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