Quando Porto Salvo era indipendente da Gaeta

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Porto Salvo (Gaeta)
Il porticciolo Santa Maria ed il campanile della cattredale, Porto Salvo (Gaeta). Ph: Antonio Siciliano.

Il tempo ha disegnato tantissime geometrie e geografie diverse per i nostri territori e scoprire che alcuni centri hanno goduto di una fiera e lunga indipendenza dice tanto delle città in cui viviamo e delle nostre stesse più antiche radici.

Come Traetto è stata per oltre un millennio un borgo a sé rispetto a Minturno, così Porto Salvo – oggi quartiere di Gaeta – è stato un centro abitato da contadini e pescatori sviluppatosi spontaneamente al di fuori delle mura della città.

In epoca romana, anzi, l’area era occupata da molte ville “illustri”, da quella dell’imperatore Antonino Pio sul versante occidentale dell’istmo di Montesecco a quella di Lucio Marcio Filippo, patrigno di Ottaviano Augusto. Il borgo vero e proprio, però, cominciò a formarsi intorno all’VIII secolo, espandendosi molto tempo dopo (nel XVI secolo) verso nord con la costruzione di una struttura difensiva, la Torre della Catena (da qualcuno definita castello), alle falde del colle dei Cappuccini; nel secolo ancora successivo, i confini arrivarono alla base del colle di Sant’Agata, dando alla zona il nome Spiaggia (Piaja). Era il Borgo Nuovo che cresceva, così chiamato perché ambiva a differenziarsi dal Borgo Vecchio che, nel frattempo, era sorto in contrada Ariccia.

Ma chi popolava questo piccolo – ma sempre più grande – centro?

Gli abitanti del Borgo Nuovo erano perlopiù contadini e gente di mare (marinai e pescatori) con le relative famiglie; a quel tempo, era già attivissima la coltivazione dell’ulivo e le olive di Gaeta erano talmente famose da essere esportate in abbondanza insieme ad altre materie prime e/o lavorate, come il cordame forgiato dalla saggina tipica locale, una graminacea di alta qualità. I commerci erano favoriti dalla posizione geografica del sito ma anche dalla flotta cittadina dedicata che, nei secoli, si potenziò sempre di più grazie al lavoro dei numerosi cantieri navali che sorgevano tutto intorno; per un lungo periodo, anzi, vennero esportate persino le stesse imbarcazioni, al punto che quando la richiesta per le grandi barche in legno diminuì, l’economia di Porto Salvo entrò in crisi.

Borgo Nuovo pullulava di chiese e parrocchie, la più antica delle quali era quella dei Santi Cosma e Damiano, costruita verso la fine dell’VIII secolo: nel 1591 venne anche dotata di un suo fonte battesimale. Ma nessuno ci pensò due volte, nel 1852, a demolire due di questi edifici religiosi. Era l’anno dell’apertura del lungomare Giovanni Cabot (ex Corso Attico), lo stesso in cui venne spianata l’altura dell’istmo di Montesecco (che richiese, appunto, questi abbattimenti).

Comune di Elena
Comune di Elena, ex Anàtola, ex Borgo Nuovo.
Fonte: tuttogolfo.

A fine Ottocento, Porto Salvo non esisteva ancora ma Borgo Nuovo cambiò nome: diventò Anàtola e acquisì sembianze di borgo più “ufficiali” venendo suddiviso in tre rioni che prendevano il nome dalle parrocchie che inglobavano (San Giacomo, San Cosma e San Carlo). La separazione dalla zona di Sant’Erasmo – che restò Gaeta a tutti gli effetti – fu materia del Regio Decreto del 15 marzo 1897 che conferì, quindi, al centro lo status di comune autonomo: un percorso che durò diversi anni e che si fondava anche sulle richieste del Re Umberto I di Savoia e del Ministro dell’Interno Francesco Crispi; un modo, per gli esponenti liberali, di distaccarsi dall’amministrazione più antica ancora legata al passato borbonico. La nuova casa reale, in effetti, cercava di collegare il suo nome alla località simbolo dell’ultima eroica resistenza (l’assedio di Gaeta, che portò all’unificazione dell’Italia): ma all’epoca erano ancora in vita testimoni dei bombardamenti indiscriminati messi in atto dal Generale Cialdini, su ordine di Cavour, poi nominato luogotenente nelle province continentali dell’ex Regno delle Due Sicilie e persino duca di Gaeta proprio da Re Vittorio Emanuele II.

La divisione fu anche religiosa: Sant’Erasmo, rimasta zona gaetana, mantenne una forte devozione al suo santo, mentre il neo-borgo si affidò alla Madonna di Porto Salvo, protettrice dei marittimi, che ha dato origini anche alla Festa del Mare che, ancora oggi, si celebra ogni anno nella seconda domenica di Agosto.

Con questo nuovo step arrivò un nuovo nome: era nato il comune di Elena, che prendeva il nome dalla principessa Elena di Montenegro, sposa del principe ereditario Vittorio Emanuele di Savoia e futura regina d’Italia dal 1900, dopo il regicidio a danno del suocero, Umberto I.

La salita degli Scalzi con, alla sommità, la chiesa di Santa Maria di Porto Salvo.
La salita degli Scalzi con, alla sommità, la chiesa di Santa Maria di Porto Salvo. Credits: wikipedia.

La fine di un’era – Esattamente quarant’anni dopo l’apertura del lungomare, che aveva consentito – nel suo piccolo – collegamenti più semplici e pratici con la costa, un’altra opera cambiò per sempre il destino della città di Gaeta e di tutto il circondario: il 4 maggio 1892, infatti, venne inaugurata la ferrovia Gaeta-Formia-Sparanise; il capolinea cadeva proprio sul confine fra i due comuni e prese, perciò, il nome di Gaeta-Elena.

Questa lunga storia si è conclusa con il regime fascista: a circa un mese di distanza dal decreto che mise fine alla longeva, intensa e prospera vita della Terra di Lavoro (Regio Decreto Legislativo n.1 del 2 Gennaio 1927), nell’ambito di questa massiva riorganizzazione territoriale, Gaeta e Elena si unirono di nuovo.

La Festa del Mare – Insomma, Porto Salvo è un quartiere “giovane”: non ha ancora compiuto il suo compleanno secolare! Cosa resta, allora, del suo passato? Sicuramente la Festa del Mare con cui Gaeta festeggia la Madonna di Porto Salvo, che aiuta i marittimi a ricongiungersi con la terra sani e salvi (secondo la tradizione, nel 1655 la Madonna sarebbe addirittura apparsa ad alcuni naufraghi durante una burrasca, riuscendo a salvarli). La statua della Madonna viene ricoperta di oro e seta e portata in processione sul mare attraverso un’imbarcazione che, al seguito, ne accoda altre; tutte decorate e imbandierate. A Punta Stendardo viene lasciata in acqua una corona per commemorare i caduti in mare. È un evento carico di significato e di comunione che unisce tutti i pescatori e i naviganti del circondario.

La festa, poi, si conclude proprio a Porto Salvo, con musica, spettacoli e bancarelle di ogni tipo.

Gaeta su Rai 1 con la Madonna di Porto Salvo - Arcidiocesi di Gaeta
Gaeta. Rai 1, la Madonna di Porto Salvo. Fonte: Arcidiocesi di Gaeta.