Possamai, star delle preferenze anche grazie a una campagna danarosa, sarà il nuovo Variati? La risposta tocca a quello doc e… allo zar Zaia

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Possamai mega poster
Possamai mega poster

Giacomo Possamai alle scorse elezioni regionali ha ricevuto 11.515 preferenze, delle quali ben 4.277 sono arrivate dalla città di Vicenza. Il candidato del Partito Democratico ha preso almeno una preferenza in ognuno dei 114 comuni della provincia berica, anche tra il centinaio di abitanti del Comune di Laghi.

Battuto alle primarie comunali di Vicenza nel 2018 da Otello Dalla Rosa, poi sconfitto dalla coalizione di centrodestra a trazione, di fatto, leghista, Possamai è risultato il secondo più votato in Veneto dietro il pasionario della Lega Roberto Marcato, assessore della giunta Zaia, in cima alla lista con 11.600 voti personali. L’exploit di Possamai è stato esaltato dai media, anche per la sua giovane età, 30 anni e 8 mesi, senza analizzarla forse più in profondità a partire dalle risorse investite per la campagna elettorale, che nel Veneto tenuto in palmo di mano da Luca Zaia ha portato in Consiglio un numero ridotto al lumicino di eletti nelle liste di opposizione.

Manifesti giganti col suo volto, noto da più di un decennio da chi si occupa di politica a Vicenza, hanno tappezzato la città del Palladio le cui cassette della posta si sono riempite di volantini elettorali, portati anche da immigrati in bicicletta già impiegati nella rete di distribuzione utilizzata dai supermercati mondo in cui Possamai è ben conosciuto per il ruolo dirigenziale ricoperto nella Unicomm Famila di Marcello Cestaro. Alcune fonti ben informate all’interno del partito parlano di circa 150 mila euro investiti da Possamai, ma c’è chi sostiene anche di più, utilizzando anche numerosi spazi pubblicitari sui media locali. Solo dalle fatture elettorali si potrebbe dedurre l’entità reali delle spese, le quali partono però dal mese precedente la data del voto. In questo periodo di trenta giorni non dovrebbero superare i 44mila euro fatturati, ma tutte le spese sostenute prima di tale data, periodo in cui il neo consigliere regionale piddino era già ben visibile anche grazie a mezzi a pagamento, sono libere e non si devono rendicontare.

La cifra spesa sarebbe, quindi, stata enorme, commentano le stesse fonti, per una campagna in periodo di pandemia covid che per molti ha comportato la cinghia tirata. A Vicenza pare ci fosse una sfida a chi spendeva di più in pubblicità elettorale con Elena Donazzan, anche lei alla fine eletta con ben 10743 preferenze, a competere con Joe Formaggio, il primo dei non eletti di Fratelli d’Italia. Ma d’altronde gli oltre 8 mila euro netti al mese tra stipendio e rimborsi da consigliere regionale del Veneto fanno gola a molti a parte lo spirito di “servizio pubblico” di base che anima in tutti la competizione.

Il fenomeno politico Possamai è figlio di una carriera iniziata da giovanissimo come rappresentante dei Giovani Democratici, poi entrato anche nello staff governativo di Enrico Letta e si è nutrito anche ultimi anni dell’incarico nell’ufficio relazioni esterne ed istituzionali di Cestaro, il Re dei supermercati vicentini. Cestaro cinque anni fa sostenne economicamente Alessandra Moretti, candidata della coalizione di centrosinistra alla presidenza che a consuntivo raccolse 877 mila euro, secondo i rendiconti depositati per legge dai candidati governatore alla Corte dei conti di Roma per ottenere un misero 22%, rivalutato, paradossalmente, da Arturo Lorenzoni che da candidato del centrosinistra è riuscito a fare di gran lunga peggio.

Ci sono denari, come detto dai suoi “concorrenti” interni gabbati nelle urne, ma come si è anche potuto constatare solo guardandosi intorno, ma c’è anche un’efficiente strategia di comunicazione dietro il successo di Possamai.

Giacomo è figlio di Paolo Possamai, da tempo direttore dei quotidiani locali veneti del gruppo Gedi (editore di Repubblica, Stampa e Secolo XIX) il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi di Belluno e La Nuova di Venezia e Mestre, e a supportarlo c’è stato anche l’amico di lunga data e sondaggista politico Giovanni Diamanti, ex consigliere comunale a Vicenza e figlio d’arte del politologo Ilvo Diamanti.

Achille Variati giura da sottosegretario agli Interni nelle mani di Giuseppe Conte
Achille Variati giura da sottosegretario agli Interni nelle mani di Giuseppe Conte

Diamanti junior in un dibattito con Achille Variati, giusto un anno fa ad ottobre, aveva già lanciato i primi avvertimenti sulle regionali parlando dello strapotere vicino al 70% nei sondaggi di allora per Zaia contribuendo, probabilmente, a far desistere nella mission impossibile l’attuale Sottosegretario agli Interni, unico concreto possibile sfidante.

Ora c’è già chi ha attribuito a Possamai i galloni di piccolo e nuovo Variati, bisognerà vedere se e quanto sarà d’accordo il “grande vecchio” discepolo di Mariano Rumor, dato che tiene i motori ben accesi col prestigio crescente grazie al ruolo nel governo.

Se militanti e circoli Dem berici hanno in buona parte puntato forte sul puledro Possamai, nei giorni scorsi il neo eletto consigliere regionale, in una nota congiunta diffusa dopo una prima riunione con i suoi sei colleghi in consiglio regionale, ha voluto mettersi di lato da un Pd veneto oggi scarnificato: “il piano del partito e quello dell’attività consiliare vanno tenuti assolutamente distinti” aggiungendo definiremo gli à come alternativa incarichi in piena autonomia”.

E Variati, nel frattempo, ha rimarcato come in questi anni in Veneto sia mancata una vera opposizione che potrebbe nascere da un coagulo di forze di centrosinistra e del tanto di moda “mondo del civismo”, altra fiction molto italiana.

Sono dichiarazioni estemporanee, poco credibili per il livello del vecchio e, forse, nuovo Variati, o il primo passo per un guanto di sfida lanciato per decidere chi si proporrà come alternativa al successore nel centrodestra di Zaia? Si vedrà. Quando?

A breve, con elezioni anticipate, se il leader lego-zaista veneto si farà da parte… “se non ora quando”, per scalare la leadership appannata di Salvini. Fra cinque anni, a scadenza naturale, in assenza di questa via… d’uscita dello zar Zaia.

Sempre che a quell’epoca non nasca, a mettere d’accordo tutti, una nuova modifica della legge elettorale regionale degna della zar doc, Vladimir Putin.


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