Si apre con un coup de théâtre la conferenza stampa convocata da Giacomo Possamai, candidato sindaco del Centrosinistra alle elezioni amministrative di Vicenza. A mezzogiorno all’ingresso centrale di Parco Querini, Possamai arriva, infatti, a braccetto con Giorgio Sala, 96 anni, primo cittadino dal 1962 al 1975, democristiano, innovatore della città uscita da pochi anni dalla guerra.
Il primo a prendere la parola è proprio Sala che racconta, a mo’ di preambolo, la storia della trasformazione di Parco Querini in area verde pubblica: “il 24 aprile 1968 – ricorda – il Consiglio comunale adotta il Piano particolareggiato, approvato nel gennaio del 1969 dal Ministero e dalla Sovrintendenza. Sei mesi dopo il perito comunica il valore del parco e, in settembre, c’è l’esproprio.”
Diventa parco pubblico quello che, in passato, era prima stato un terreno agricolo che i proprietari, i conti Capra, avevano utilizzato per un bosco di gelsi e, nel primo ventennio dell’Ottocento, Antonio Capra aveva trasformato nel giardino del palazzo avito in San Marco. La penultima proprietaria, in via ereditaria, Lillina Rezzara, dopo anni di inutili trattative con il Comune per ottenere la licenza per lottizzarne una parte in cambio della donazione dell’altra, aveva ceduto l’intera area a Guglielmo Boschetti di Tombolo, grande investitore in lottizzazioni. Fu lui ad essere espropriato dal Comune.
“Come ho dichiarato presentando la mia candidatura – ha esordito Possamai – l’obbiettivo sarà tenere insieme le grandi cose con le piccole, e questo parco è simbolico di entrambe nel senso che poteva essere un altro quartiere di case ma è, invece, un luogo vissuto dai vicentini nel quotidiano. Le piccole cose stanno anche nella manutenzione dei parchi e, qui, il cantiere delle Serre non è mai finito come quello della bretella dell’Albera ed è incredibile perché i finanziamenti arrivarono già parecchi anni con il Piano Periferie. Vediamo, invece, come quello che è uno dei più bei parchi storici del paese non ha l’attenzione che merita.”
Possamai ha poi esteso il tema del verde e dei parchi in città: “una delle cose che più negli anni mi sono sentito dire da chi abita in Centro Storico è che mancano aree giochi per i bambini. L’unica è quella di Campo Marzo, che ha i problemi di accessibilità dell’ippodromo. Va capito con la Sovrintendenza se è possibile avere un’area per i bambini qui oppure se si può creare un collegamento con il parco giochi di San Marco.”
“Tutti i sindaci di Centrosinistra – ha ricordato il candidato sindaco – hanno lasciato un segno verde in questa città: Giorgio Sala con Parco Querini, Marino Quaresimin con il Parco Fornaci, Achille Variati con il Parco della pace. Penso che i prossimi cinque debbano essere gli anni in cui si chiude il ciclo del Parco Astichello, che può essere un altro grandissimo polmone verde della città anche perché è un parco diffuso, che cioè ha più aree non collegate sul lungofiume e tocca altri comuni nel segno di Vicenza capoluogo che dialoga con la cintura. Questa è una città che ha bisogno di verde e, darglielo è un grande obiettivo che ci poniamo per i prossimi anni.”
“Un’altra cosa su cui ci impegniamo – ha proseguito Possamai – e che in questi anni più volte è stata chiesta in particolare da Confcommercio, è un grande masterplan della città. Diventerà la partenza della vita amministrativa, immagino una sorta di Stati Generali di Vicenza che porti alla stesura di un masterplan vero e chiaro. Il verde deve essere un pezzo di questo masterplan, tenendo insieme i grandi parchi con un’altra tipologia che nasce dalle città nordiche e dalle città inglesi, quella dei Pocket Park che sono piccole aree verdi recuperate e rigenerate nei quartieri e date in gestione ad associazioni o a cittadini e dove c’è la possibilità di stare di stare con una comunità, di portare i ragazzi e dove possono andare gli anziani. E sono cose che si possono fare a costi molto bassi.”
“Volevo infine sottolineare – ha concluso Possamai – l’idea e il coraggio di trasformare negli anni Sessanta un parco privato in un grande parco pubblico. In questi ultimi anni, al contrario, il Parco della pace è stato trattato come se fosse un fastidio. Io penso, invece, che sarà una straordinaria ricchezza e una fortuna per la città. Certo, ci sarà il tema di come gestirlo, su cui sarebbe stato bene che in questi cinque anni si fossero fatti passi avanti che, invece, non si sono fatti.”