GdF e possibili “affari” di Gianni Zonin con BPVi oltre che con la Roi. Gianfanco Pavan, Palazzo Repeta ex Bankitalia e Annalisa Lombardo: dubito, dubito sempre e fortissimamente dubito

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Pubblicato il 2 aprile alle 22.17, aggiornato il 3 alle 0.15. «Opere d’arte vere o false di Gianni Zonin: il rapporto GdF su loro “sospetta” provenienza e su possibile lucro dell’ex presidente di BPVi e Roi. Anche su immobili e su Palazzo Repeta di Bankitalia. Ma per GdF Annalisa Lombardo è ignota…»: in questo nostro articolo di lunedì scorso 26 marzo, dopo aver ricordato che su alcuni beni, tra quelli trovati o meno in occasione dei sequestri disposti a carico di Gianni Zonin, «sarebbero tuttora non chiuse le indagini su possibili sottrazioni con varie modalità alla Fondazione Roi, di cui abbiamo scritto e di cui manca l’inventario…» trascrivevamo integralmente un documento della GdF.

Ricordavamo nell’articolo che «siamo in fase di indagini e non di conclamato accertamento e che non siamo al corrente, al momento, di sviluppi della vicenda che, invece, sarebbe utile conoscere visto che i dubbi riguardano anche l’acquisto di Palazzo Repeta da Bankitalia…, “finanzieri” noti come Francesco Micheli con la sua Finarte e palazzinari come Stefano Ricucci proprietario di Magiste oltre che Immobiliare Stampa e l’immancabile Fondazione Roi la cui componente del Cda, Annalisa Lombardo, non viene “identificata” direttamente (perché?) (e viene scambiata con un’altra più o meno omonima) nel rapporto della GdF come la sig.ra Lombardo a cui si associano alcuni acquisti a vantaggio del presidente del suo cda, Gianni Zonin, di cui per anni e anni è stata strettissime e nota collaboratrice…».

Una settimana dopo ritorniamo su qualche dubbio già espresso e che ci fischia nella testa dopo aver letto e riletto «quanto trasmesso (protocollo 4409/16 del 6 gennaio 2016) dall’allora comandante del Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza, il Ten. Col. Fabio Dametto, alla Procura della Repubblica di Vicenza (alla c.a. dei Sostituti Procuratori Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi) con Oggetto “Procedimento penale n. 5628/15 R.G.n.r. Mod. 21, Elementi informativi assunti in via riservata».

Il testo non è esauriente, a meno che, come è possibile tra il milione di pagine dei faldoni in mano al Gup Roberto Venditti, non ce ne siano di successivi, per cui evidenziamo i dubbi più semplici da supportare visto che nomi come Stefano Ricucci (Magiste) e Francesco Micheli (Finarte) in affari con la BPVi di Zonin (e/o con lui stesso doveva acceratre al GdF) di dubbi o certezze ne sollevano per conto proprio.

Ebbene un nome nel rapporto di Dametto che meriterebbe un’attenzione particolare è quello di Gianfranco Pavan, potente cognato per parte di moglie di Gianni Zonin, con una lunga storia di incarichi importanti nelle maggiori associazioni di categoria vicentine, nei cui corridoi veniva additato come uno degli ispiratori delle scelte del cognato, per dieci anni influente membro del cda della Banca Popolare di Vicenza prima di diventare presidente della controllata Immobiliare Stampa, la cassaforte dei suoi immobili tra cui Palazzo Thiene, la sede di Via Btg. Framarin e Palazzo Repeta ex Bankitalia. E che Pavan fosse, diciamo, importante alla corte di Via Btg. Framarin lo conferma l’attenzione che gli ha dedicato, e non solo per le azioni vendute scavalcando altri richiedenti, episodio che appare 2sminuito” nel rapporto della GdF, un giornalista esperto come pochi di vicende bancarie, Claudio Gatti de Il Sole 24 Ore

Non sarebbe di certo irrilevante ricostruire bene e meglio il ruolo e le connessioni con i potentati associativi locali di Pavan, uno dei possibili ideatori del meccanismo delle baciate per il quale si ricorda in altri corridoi, quelli della sede centrale della fu Popolare vicentina, uno scontro storico con un altro membro del Cda, Zeffirino Filippi, che poi si dimise per i contrasti che insorsero anche con Zonin e ora è tra chi ha contribuito a concretizzare alcune accuse su alcuni valori (quadri e avori) che il marchese Giuseppe Roi aveva conferito alla sua Fondazione  eche poi avrebbero preso altre vie…

E non dispiacerebbe, poi, non solo sapere perchè Palazzo Repeta, da anni invendibile nonostante i tentativi della proprietaria Banca d’Italia, fu ceduto proprio alla BPVi (qui si va da tempo oltre le voci di una cortesia vicentina  a bankitalia) ma perchè l’affare, non certo per la Popolare che ancora lo ha sul groppone inusato e abbandonato, fu definito non ai nove milioni della base d’asta sempre andata deserta ma a trecentomila euro in più…

Infine come non stampare sul viso tutte le espressioni possibili di dubbio misto a meraviglia sulla signora Lombardo’

Nel rapporto, ricordiamolo, si legge: «tutti gli acquisti di opere d’arte effettuate dalla BPVi (così come pure quelli effettuati dalla FONDAZIONE ROI) sarebbero stati gestiti da tale sig.ra LOMBARDO, ex dipendente della FONDAZIONE ROI, ora in pensione, ma con un contratto di collaborazione con BPVi sebbene, di fatto, continuerebbe a lavorare per la FONDAZIONE ROI e per lo stesso ZONIN Giovanni…».  E poi ancora, a parziale risposta, Dametto scrive: «In relazione… alla sig.ra LOMBARDO, ex dipendente della FONDAZIONE ROI, che avrebbe gestito gli acquisti di opere d’arte effettuate dalla BPVi e dalla stessa fondazione, in esito agli accertamenti effettuati presso le banche dati in uso al Corpo, si evidenzia, dal 2006 a oggi, non risultano soggetti con cognome LOMBARDO o a tale assonante che abbiano lavora/collaborato con il citato Ente, a eccezione di LOMBARDI Azelia Luigia, titolare dell’omonima ditta individuale attiva nel settore dell’attività di conservazione e restauro di opere d’arte … che, per età anagrafica, non può corrispondere al soggetto segnalato…».

Ora non dubitiamo che l’età a cui si fa riferimentoo in merito ad eventuali testimonianze non fosse associabile a tal, notissima, Annalisa Lombardo, ma non possiamo non ricordare che questa è stata per decenni la responsabile delle pubbliche relazioni alle dipendenze della banca e una temuta fedelissima di Gianni Zonin, che la inserì proprio nel cda della Fondazione Roi insieme all’altro suo bracio destro Marino Breganze.

Che questa Lombardo si occupasse anche delle cose ascrivibili a quella “non identificata” a voi, lettir, non fa sorgere alcun dubbio?

Agli esperti e ai preposti il compito di scioglierli.