È ogni giorno più chiaro che Otello Dalla Rosa stia rappresentando una forte delusione per me, e non solo per me, tra quelli che lo hanno votato entusiasticamente con la speranza di un, almeno moderatamente, nuovo centrosinsitra. La speranza era nata durante la sua campagna per le ormai paleontolitiche primarie quando proclamava una sia pur rispettosa discontinuità da Achille Variati e dal suo (s)fascismo: Vicenza ha, infatti, perso molto se non tutto quello che aveva nel 2008, dignità di popolo inclusa grazie al crac della BPVi, quando “lui” tornò a Palazzo Trissino convincendo anche chi vi scrive, che allora di politica ne masticava molto meno di quanto sia poi stato costretto a imparare durante i suoi due catastrofici mandati.
La speranza di un centrosinistra capace di rigenerare il suo miope provincialismo in senso moderno dopo l’annichilimento personalistico (l’opposto negativo di populistico) dell’era del sindaco uscente e dei poteri che ha rappresentato o, nel caso migliore, non ha contrastato era rinata per quelle primarie ma ora si sta via via spegnendo anche se la tengono ancora in vita farmacologica le mie origini tutt’altro che di centro destra, da un lato, o di sinistra rivoluzionaria, dall’altro, che, comunque, mi è più comprensibile della destra.
Questa speranza residua aveva già subito un duro colpo dopo che il sistema di Dalla Rosa e dei suoi controllori (gli uomini e i poteri intorno a Variati) si è addirittura così tanto spaventato dell’effetto della mia candidatura, di pura immagine, nel centrosinistra alle ultime politiche da erigere addirittura un cordone sanitario intorno alla mia voglia di rinnovare quell’area. Eppure io, a conferma dell’assenza di mire personali, volevo solo far ripartire, come test di possibilità di successo della mia voglia di “fare” per la gente di una Vicenza in difficoltà, il quasi azzerato Psi locale di Luca Fantò, il suo segretario illusoriamente fedele alle idee e che per quelle scende a compromessi politici di pura sopravvivenza, , e di Ennio Tosetto, il socialista che si esibisce come tale solo in occasione delle campagne elettorali (d’altronde se il Psi è ridotto così come è ridotto vuol dire che le illusioni e, rispettivamente, il personalismo dei suoi due rappresentanti più noti non paga).
Il calo ulteriore a livelli vicini allo zero della speranza, mia e di non pochi altri di centrosinsitra, in Dalla Rosa nasce oggi da queste considerazioni.
Intanto è un sintomo premonitore di nuove, probabilissime sconfitte elettorali la mancanza di argomenti vicini ai problemi più crudi di oggi che porta anche il centrosinistra di Vicenza del secondo decennio del terzo millennio a rifugiarsi nell’antifascismo di maniera: i post su Facebook di qualche anno fa di una decina di candidati di secondo piano delle liste pro Francesco Rucco.
Ma oggi appare ingenua o nervosa e, comunque, sconcertante la reazione di Otello Dalla Rosa, apparentemente trionfante per un dossieraggio mediatico su quei post che il giornale locale chiama dossier anche se, e non solo per noi, dossier è un incartamento con documenti su gravi danni alla società, tipo il crac indotto da Gianni Zonin, dalle complicità e dalle collusioni nei suoi confronti e dai suoi altoparlanti mediatici.
La reazione del manager, ex socialista, povero Fantò, convertito al Pd di quando vinceva e poi scelto da Variati per Aim Energy , è decisamente scomposta e poco se non per nulla comprensibile per lo meno nella sua intensità così come inspiegabili sono state altre sue mosse degli ultimi tempi: la suicida polemica su Borgo Berga, l’insostenibile difesa della cessione a Rimini della Fiera di Vicenza senza neanche avere in cambio un po’ di moneta visto che si è subito dimostrato nullo il “potere” assicurato da Variati, sbugiardato nei fatti da Cagnoni…
Ebbene, nel condannare, giustamente, i sia pur datati fascisti e xenofobi pro Rucco, ha detto potendoselo evitare: “l’aspetto sconvolgente è che un candidato Sindaco che ammette di conoscere la storia di questi candidati abbia potuto accettare di inserirli nella sua squadra. Ho una domanda per Francesco Rucco. È questa la sua capacità di giudizio?“.
Insomma il candidato sindaco di centrosinistra (esperto di politica per aver fatto il consigliere una volta e a fine anni ’90 con… Variati e manager anche con l’internazionale gruppo Ferretto, storicamente vicino all’altro asse di potere vicentino, quello degli Amenduni, in odore di avvicinamento al sistema sartoriano di Maltauro & c.) dà dell’irresponsabile e dell’incapace a Rucco che ha messo in lista alcuni candidati, nessuno dei quali, tra l’altro, ci risulta tra i probabili consiglieri eletti.
Ma allora cosa dice del suo vate e controllore Achille Variati che, pur di averne l’appoggio in un momento teso della sua maggioranza, salvo poi cinicamente, alla Variati, scaricarlo con la scusa el calendario fascista scovato dal grande Dalla Pozza, nominò consigliere delegato Claudio Cicero la cui storia di ammiratore di Mussolini era nota anche al gatto comunale Romeo?
Insomma Dalla Rosa non si scandalizza per le scelte “storiche” dell’in quel caso “non” irresponsabile e “non” incapace democratico Variati, che allora neanche si scusò come oggi ha fatto il “fascista” Rucco, e non critica la “cultura politica” di Cicero capolista pro Rucco ma si scatena, da forte contro i deboli, sempra alla Variati, quindi, contro i piccoli facebookkari, Bulgarini like?
Siamo ai titoli di coda della mia, e, ripeto, non solo mia moriente speranza o, quando mi accorgerò svegliandomi dall’ultimo incubo, che è proprio vero che nelle liste pro Dalla Rosa ci sono i Tommaso Ruggeri, pro Zonin, i Massimo Pecori, assessori con Variati al patrimonio e al legale e avvocati della BPVi in contemporanea, i candidati eterni del Pd, portatori di interessi ultra noti e consolidati, e gli Eugenio Soldà, che allo stadio ama portarsi i bastoni…
Come, d’altronde, Otello Dalla Rosa invoca i manganelli dei soldati, che sanno tanto di nero fascista più che di bianca comprensione cristiana e rossa inclusione internazionale.