Gli esponenti di questa amministrazione – è scritto in un comunicato dei Gruppi di minoranza in consiglio comunale di Vicenza – ci hanno abituato a un uso dei social superficiale e sconsiderato, spesso nell’assordante silenzio del Sindaco.
Per questo non ci stupiscono le uscite odierne dell’assessore Giovine e del consigliere Naclerio, da poco delegato dal Sindaco alle politiche per la sicurezza, che ricordano con dei post su Facebook i fatti del 7 gennaio 1978 avvenuti in Via Acca Larenzia a Roma, dove trovarono la morte tre giovani militanti del Movimento Sociale Italiano. Quello fu un vile e ingiustificabile agguato, purtroppo uno dei tanti che insanguinarono il nostro Paese negli “anni di piombo”, frutto del crescente odio politico e ideologico che contrappose l’estrema destra e l’estrema sinistra.
A più di quarant’anni da quei fatti ci aspetteremmo, soprattutto da chi riveste cariche istituzionali, riflessioni e commenti saggi e ragionati, non slogan utili solo a gettare ulteriore benzina sul fuoco. Il consigliere e l’assessore invece postano l’immagine della lapide posta nel luogo dell’attentato che nel 2012 ha sostituito la dicitura “vittime della violenza politica” con “assassinati dall’odio comunista e dai servi dello Stato”.
Quel “servi dello Stato” si riferisce all’arma dei Carabinieri di cui faceva parte il capitano Sivori, inizialmente accusato della morte di Stefano Recchioni, ma poi definitivamente prosciolto. Quel “servi” non sta per servitori, ma per schiavi; e che Giovine e Naclerio, quest’ultimo delegato dal Sindaco alla Polizia Municipale tanto da poter usufruire di un proprio ufficio nella sede di Contrà Soccorso Soccorsetto, si avventurino in tali commenti è per noi inaccettabile.
Vorremmo ricordare all’assessore e al consigliere i nomi dei tanti servitori dello Stato che persero la vita nella lotta al terrorismo, tanto quello di sinistra quanto quello di destra: dai carabinieri Antonio Ferraro, Donato Poveromo e Franco Dongiovanni uccisi dall’autobomba di Ordine Nuovo a Peteano nel 1972 al poliziotto Antonio Marino colpito da una bomba lanciata da alcuni manifestanti neofascisti nel 1973 a Milano, dai carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta vittime della strage di Alcamo Marina del 1976 ai componenti della scorta di Aldo Moro trucidati dalle Brigate Rosse nell’agguato di Via Fani nel 1978.
L’elenco è purtroppo ancora molto lungo e doloroso. Consigliamo a Giovine e a Naclerio un ripasso della storia del nostro Paese e delle responsabilità che competono ad un amministratore pubblico. Nel frattempo, assieme alle loro pubbliche scuse alle forze dell’ordine, ci aspetteremmo dal Sindaco Rucco, per rispetto nei confronti degli agenti della Polizia Locale, il ritiro della delega alla sicurezza al consigliere Naclerio.