Posto ergo cogito? Francesca e la sessualità, nel e sul video di Renzo Rosso: perché non correggere la Natura matrigna di Leopardi?

256

Nella chiusura dell’articolo precedente della nostra rubrica “Posto ergo Cogito?” sullo spot che Renzo Rosso ha fatto realizzare per il suo brand Diesel abbiamo esposto brevemente ciò che ci sembra chiaro nelle intenzioni che il regista Francois Rousselet ha voluto esprimere attraverso la vicenda di Francesca, la protagonista del video.

Il succo della questione è condensato in questo commento sul web: «She had woman’s brain from the beginning» (Francesca aveva il cervello femminile sin dall’inizio), che è come dire, in maniera ancora più esplicita che «This woman was a woman and stayed a woman» (Questa donna era una donna e rimase una donna), nel senso che il sentirsi donna non ha nulla a che fare con il fatto di avere, purtroppo un corpo da femmina.

La sensazione e la percezioni di essere nati/e in un corpo sbagliato o che il proprio corpo abbia qualcosa che non rispecchi pienamente la propria personalità è qualcosa che attanaglia e angoscia molte persone, ma soprattutto è un problema, se mi si consenta di definire in modo molto superficiale quella che è piuttosto una sensazione di inquietudine, che emerge come un profondo dissidio interiore durante l’adolescenza, quando si comincia a prendere consapevolezza lentamente della propria identità, nel momento in cui, cioè, tutte le responsabilità della persona che si è cominciano a ricadere solo sul singolo soggetto, affrancandosi dalla comoda tutela dei genitori. Ed è cronaca di tutti i giorni il fatto che spesso tali angosce giungano ed esiti tragici, solo perché non li abbiamo riconosciuti e prevenuti.

È solo il caso di far notare che finora non si è tirata in ballo la sessualità, perché il fatto di avere la sensazione, avvertita come un profondo disagio, di essere nati donna in un corpo da uomo, o viceversa, è solo uno dei casi in cui si comincia a maledire ogni singolo giorno quella gabbia esterna, quell’involucro al cui interno vi è una soggettività che pretende di essere guardata con occhi diversi, perché tra gli altri casi vi è chi nasce piuma in un corpo da elefante oppure chi nasce farfalla in un corpo da ostrica, condannato a restare attaccato alla sua sedia a rotelle in un corpo inerte che non ne vuole sapere di muoversi.

La Natura, matrigna per il caro Leopardi, sbaglia a volte, è evidente, nel senso che dal suo punto di vista Lei va avanti inconsapevolmente e agisce nella sua totale ignoranza, distribuendo qua e là un po’ di gambe, un po’ di braccia, un po’ di grasso, qui un pene, lì una vagina, ad un cervello consente di funzionare correttamente, mentre ad un altro lascia i fili scollegati.

E, allora, cosa dovremmo fare in questi casi? Accettare passivamente di restare ingabbiati in un corpo che non abbiamo meritato? Lasciarci logorare del senso di inadeguatezza che si prova in occasione di ogni confronto sociale in cui si manifesta la volontà di vivere in chi è stato graziato dalla Natura? Lasciare che la tecnologia serva solo per diffondere idiozie via etere in tutto il mondo, facendo apparire un corpo su uno schermo piatto e potendo ascoltare una voce da un altoparlante?

L’educazione e il senso di civiltà, insieme agli sviluppi della tecnologia e della medicina, che devono restare degli strumenti a nostra disposizione, possono aiutarci a cambiare, a guarire il corpo, a fare in modo che una persona con disabilità motoria possa camminare, che un ragazzo autistico possa interagire con i suoi compagni e la sua famiglia, che un obeso possa ricorrere al chirurgo e farsi asportare un pezzo di intestino, perché ciò che vogliono le persone, come Francesca, è solo essere felici, e per farlo devono potersi riconoscere all’interno di un corpo che è maledettamente sempre davanti ai propri occhi.

Dobbiamo ormai accettare l’idea che l’identità di genere, il fatto di sentirsi uomo o donna, che è una costruzione sociale con connotati diversi a seconda dei contesti culturali, non ha nulla a che fare con l’identità di sesso, cioè il fatto di essere nato/a maschio o femmina. Questo presunto parallelismo, che stabilisce una distinzione netta, non riguarda né il sesso né il genere e non riflette affatto la realtà, che, invece, si presenta sempre in maniera multiforme, multidimensionale, plurale. Se prestiamo attenzione maggiormente alle persone, a come vogliono sentirsi, allora dovremmo abituarci a considerare necessaria l’alleanza con la tecnologia, la chimica e la medicina affinché possano aiutarci a modificare tutti gli ostacoli che impediscono di raggiungere la felicità e il benessere.

E ci pare che il senso di queste riflessioni siano poi condensate egregiamente da un utente italiano, il quale rilancia, giustamente, la questione affinché possa essere maggiormente efficace dal punto di vista educativo, peccato che poi occorra fare i conti con i politici che ci ritroviamo (cfr. "Donazzan offende pubblicitario “sfigato” di Rosso per spot Diesel su trans che si fa suora. “Ma perché?”… Zaia le ha dato le pari opportunità?"): «Oh finalmente: genere DIVERSO DA sessualità DIVERSO DA “quello-che-cazzo-vuoi-fare-nella-vita-compresa-la-suora”. Più chiaro di così si muore. Onestamente l’unica cosa avvilente è che si tratti di una pubblicità della Diesel e non, come dovrebbe essere, di una campagna del Ministero».

Qui e anche qui tutte le puntate di Posto ergo cogito?

Sei arrivato fin qui?

Se sei qui è chiaro che apprezzi il nostro giornalismo, che, però, richiede tempo e denaro. Se vuoi continuare a leggere questo articolo e per un anno tutti i contenuti PREMIUM e le Newsletter online puoi farlo al prezzo di un caffè, una birra o una pizza al mese.

Grazie, Giovanni Coviello

Sei già registrato? Clicca qui per accedere