“Posto ergo cogito?” n. 10, la web (dis)informazione nel e sul video di Solenghi: l’autoinganno e la costruzione del nemico

284
Posto ergo cogito?
Posto ergo cogito?

Il confronto tra europeismo e anti europeismo ha caratterizzato la nona puntata della  nostra rubrica sulla disinformazione via web, Posto ergo cogito?, che oggi continua a spulciare le reazioni al video anti tedesco di Tullio Solenghi concentrandosi, a proposito dei comment (tutti “consultabili” qui dove è anche visionabile il video con oltre 50.000 visualizzazioni, ndr), sull’autoinganno e la costruzione del nemico.

Prof. Michele Lucivero
Prof. Michele Lucivero

Esiste un curioso meccanismo psicologico in atto nella nostra coscienza che viene definito self-deception e può essere tradotto molto liberamente come autoinganno. Si tratta, in sostanza, di un dispositivo di difesa con il quale il soggetto non molto sicuro di sé, con bassa autostima e scarsamente soddisfatto della sua esistenza comincia a mentire a sé stesso attraverso la costruzione di un nemico, che può essere virtuale o reale.

Questo meccanismo impedisce di fare autocritica, di analizzare autonomamente la propria coscienza e, quindi, di conseguenza, genera immagini distorte della realtà, conflittuali. La modernità borghese, per chi avverte il problema con disagio e ne abbia la possibilità economica, ha inventato una schiera di specialisti che si prendono cura dell’anima e dello spirito dei soggetti, influendo positivamente sulle percezioni soggettive della realtà, pensiamo agli psicologi, psicoanalisti, counselor, guide spirituali a pagamento, che, del resto, svolgono ciò che in passato facevano i preti gratis, anche se in cambio ti chiedevano l’anima, mentre gli specialisti chiedono solo soldi!

Per tutti gli altri c’è il web! Vale a dire che chi non si accorge di avere un serio problema nella percezione della realtà, allora come meccanismo liberatorio può tranquillamente e comodamente dal telefono, che tutti possiedono, fare un account su un social network con un nome rigorosamente falso, giacché quantomeno si ha la consapevolezza di sdoppiarsi nella personalità e impegnare in quella fittizia esclusivamente le risorse peggiori, e sparare fango sui bersagli più deboli o, per sentirsi confortati dalla comunità, su quelli individuati da una serie di imprenditori morali che lavorano ad hoc nella costruzione del nemico sul web per precisi motivi di orientamento delle scelte elettorali.

E, tuttavia, in un giornale Hate free, libero dall’odio, come Vicenzapiù, non mi andava di dare risalto agli insulti più beceri degli italiani nei confronti dei tedeschi e viceversa, ma soffermarmi su ciò che altri, con maggiore senso critico e non accedendo al meccanismo della costruzione del nemico vedono più chiaramente: «Evasione fiscale, corruzione, voto di scambio, Vaticano, tangenti, infiltrazioni mafiose, negli ultimi 50 anni, però è colpa dei tedeschi» dice, in effetti, un utente italiano.

E, del resto, come reazione all’invettiva di Solenghi, sostenuta da moltissimi utenti italiani, anche i tedeschi fanno notare che «Nessun essere umano, in particolare nessun tedesco, può fare qualcosa per il fatto che voi italiani non potete fare affari e siete sempre stati in bancarotta. Se l’Unione Europea e soprattutto i cattivi tedeschi non ti fornissero denaro per tutto il tempo, continueresti a cavalcare asini come 60 anni fa! Perché la mafia governa metà del tuo paese, anche nelle cerchie più alte? Perché i tuoi 100 anni a sud sono indietro rispetto alla civiltà? Chi dovrà pagare nuovamente i Coronabond alla fine e pagare i tuoi debiti, siamo stupidi tedeschi che possono quindi pagare di nuovo la tua montagna di debiti!»

E il prete, in fondo, aveva tutto l’armamentario a disposizione per correggere questa distorsione della coscienza, gli bastava richiamare in confessionale un passo del Vangelo per ammonire il peccatore: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?»[1]

Se avessimo seguito di più i consigli dei preti, probabilmente avremmo constatato con molta più clemenza che «Lo sterminio degli ebrei, la guerra…tutto il mondo stava a guardare e se ne fregava perché una gran fetta del nostro popolo si era alleata con i TEDESCHI, e poi guarda caso ma per opportunismo all’arrivo degli americani si alleano con loro facendo il voltagabbana per convenienza. Basta guardare i politici e si farà un’idea: TANGENTOPOLI. Allora abbia la compiacenza di informarsi bene. Usi il canale per informazioni  originali, Lei le qualità ne ha di sicuro. Saluti»…almeno un po’ di buona educazione così la rimediamo!

Perché poi, alla fine, se uno accede al meccanismo dell’autoinganno e continua ad imputare sempre agli altri gli aspetti peggiori, riducendone le qualità morali, intellettuali, culturali, non si concede lo spazio per attivare un sentimento nobile che ci rende realmente esseri umani, vale a dire l’empatia, la vicinanza al nostro simile, l’immedesimazione necessaria per realizzare una vera solidarietà. Un autore che di queste cose ne sa abbastanza quanto i preti, Edgar Morin[2], scrive che mettersi nei panni dell’altro, provare empatia e simpatia è la cifra fondamentale per resistere alla crudeltà, alla barbarie e attivare la giusta comprensione etica.

Anche perché questo meccanismo della costruzione del nemico, come la gramigna, si attacca ovunque e trova sempre qualcuno pronto seminare odio, ed è il motivo per cui la ragione critica non deve mai dormire, come sanno bene anche i preti e prova a ricordare Posto ergo cogito?: «Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo».[3]

[1] Vangelo di Luca 6,41.

[2] E. Morin, Etica e identità umana, Egea Edizioni, Milano 2015.

[3] Vangelo di Matteo 13, 25-28.

Qui e anche qui tutte le puntate di Posto ergo cogito?