“Posto ergo cogito?” n. 2, la web (dis)informazione nel e sul video di Solenghi: la storia, il negazionismo e la semplificazione

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Posto ergo cogito?
Posto ergo cogito?

Ha dato di fatto il là a questa nostra rubrica sulla disinformazione via web a cui pensavamo da tempo (Posto ergo cogito?) lo scalpore suscitato dal videomessaggio, da noi rilanciato il 28 marzo, dell’attore comico Tullio Solenghi che, visibilmente contrariato, si dichiara orgoglioso di essere italiano, rimbrottando duramente l’atteggiamento della Germania, e ridicolizzando il suo popolo (i “tetheschi”), per aver fatto fallire, per lo meno finora, le trattative sui Coronabond nell’ambito dell’Unione Europea.

Sul tema sono apparsi anche due articoli interessanti e analitici su questa stessa testata giornalistica, uno più moderato di Francesco Ferasin («Le reazioni al video anti “tetescho” di Tullio Solenghi… Cosa ci rimane di Manzoni? Ma Ursula Von Der Leyen si scusa con l’Italia») e un altro più circostanziato sotto forma di lettera a VicenzaPiu.com di un cittadino italo-tedesco molto impegnato nel sociale, Giovanni Pollice, («Tullio Solenghi contro la Germania, italo tedesco Giovanni Pollice: “ha detto stupidaggini, i più contrari ai Coronabond sono gli amici di Salvini”») che spiega ai nostri lettori gli errori madornali del ragionamento di Solenghi, nonché i rischi di un atteggiamento antieuropeista in questo momento particolare.

Al di là degli argomenti del video, di cui non è nostra intenzione analizzarne il contenuto di verità o di falsità, ciò che ci preme maggiormente nella rubrica Posto ego cogito? è esaminare le parole e i sentimenti che emergono dai commenti per arrivare a tracciare le linee di una conoscenza collettiva, di un sapere, o forse di un sentire, che si diffonde in maniera piuttosto spontanea nel nostro paese e che nel web trova una cassa di risonanza dalle conseguenze imponderabili (gli utenti che sembrano aver apprezzato il discorso, con un numero prevalente di “mi piace” rispetto ai “non mi piace” a fronte di oltre 53.000 visualizzazioni ad oggi).

Tra le reazioni al video di Solenghi, dunque, tutte "consultabili" qui e espresse non solo in lingua italiana, ve ne sono alcune che meritano di essere analizzate in maniera approfondita. Tralasceremo, ovviamente, i numerosi insulti da parte dei cosiddetti haters, che, sebbene siano manifestazioni di un sentire viscerale, si sottraggono completamente ad ogni possibile comprensione.

Il primo aspetto che intendiamo prendere in considerazione e che si riscontra con più frequenza tra i commenti al video è l’accusa di ignorare la storia fattuale per come si è svolta, giacché il protagonista ritiene, tra le altre cose, che i tedeschi abbiamo provocato la Prima e la Seconda guerra mondiale. Ovviamente, per chi volesse approfondire i fatti sono a disposizione i testi e i documenti storici, nel caso in cui a scuola durante le lezioni di storia ci si fosse distratti.

In linea molto generale, c’è da dire che l’accusa di ignorare i fatti per come si sono svolti è un tema molto ricorrente, forse quello principale, in un regime di post-verità, di costruzione di narrazioni storiche che, nella peggiore delle ipotesi, possono scadere anche in forme di negazionismo. Su questo punto, tuttavia, è importante sottolineare che molto spesso, anche per questioni storiografiche, cioè inerenti alla metodologia con cui si scrive la storia, è facile incontrare degli studiosi che ritengono che essa non sia altro che una selezione arbitraria di fatti e persone da tramandare alla memoria collettiva, pregiudicata perlopiù dalla posizione di chi scrive la peculiare narrazione, che spesso è il vincitore politico o militare.

Ad ogni modo, a fronte di alcune interpretazioni più accreditate storicamente, come quella di chi ammonisce che «la Prima guerra mondiale è iniziata quando l’Austria ha invaso la Serbia» (a causa dell’omicidio dell’arciduca austriaco da parte di un serbo), mentre sulla «Seconda guerra mondiale forse non dovremmo battere il pugno sul tavolo visto che abbiamo fatto la nostra parte come membri del patto d’acciaio» (alleanza tra Regno d’Italia, sotto il regime fascista, e Germania nazista stipulato nel 1939), c’è chi accusa Solenghi di non aver «ancora capito che la Prima Guerra mondiale e la Seconda sono state create dalla cricca internazionale giudaica (e non dai tedeschi)», come chi, rincarando la dose, afferma che «l’80% delle persone, non conosce la vera storia che, purtroppo, è stata falsificata, e quindi dice delle sciocchezze perché le due guerre mondiali sono state pianificate dagli Americani».

Sarebbe, tuttavia, ingeneroso attribuire al popolo del web l’architettura di tesi alternative alla consueta trattazione storiografica, come anche la costruzione di tesi esplicitamente negazioniste e revisioniste, giacché esse maturano perlopiù all’interno degli stessi ambienti accademici per motivi legati a pretesti finanziari o pregiudizi politici. Del resto, non è nemmeno detto che la storia comunemente accettata e studiata in Italia a proposito del colonialismo, per esempio, non sia stata adeguatamente falsificata in passato per far emergere un’immagine edulcorata della nostra identità, come mostra in effetti lo storico Angelo del Boca in Italiani, brava gente[1].

Semmai, quella che emerge dai commenti della popolazione del web è una tendenza, in realtà molto pericolosa, all’eccessiva semplificazione. Spesso capita che uno storico possa soffermarsi maggiormente su un aspetto a fronte di una molteplicità di fattori concomitanti, ma ciò non significa scadere in una spiegazione univoca, artificio che non va mai bene per questioni che hanno a che fare con le questioni umane.

Tuttavia, nel web la semplificazione paga sempre rispetto alla complessità ed è facile che una concausa storica sia elevata a spiegazione univoca e possa diventare un argomento dirompente con un notevole impatto mediatico: il passo dalla ricostruzione storiografica alla tesi complottistica è davvero breve sul web in regime di post-verità.

[1] A. Del Boca, Italiani, brava gente, Neri Pozza Editore, Vicenza 20165.

Segue, qui tutte le puntate di Posto ergo cogito?

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