“Posto ergo cogito?” n. 3, la web (dis)informazione nel e sul video di Solenghi: nei pro e nei contro superficialità e sconfinamento

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Posto ergo cogito?
Posto ergo cogito?

Nella precedente puntata di Posto ergo cogito?, la nostra rubrica sulla disinformazione via web, che si sta facendo le ossa esaminando il video anti tedesco di Tullio Solenghi e, soprattutto, le reazioni che ha suscitato, abbiamo saggiato, a proposito dei commenti, finora circa 1.900 tutti “consultabili” qui dove è anche visionabile il video (ad oggi quasi 54.000 visualizzazioni, ndr), le insidie che si celano dietro le semplificazioni delle narrazioni storiche ad uso e consumo del web.

Vi è da dire che questo contenitore virtuale di parole e immagini è anche il luogo privilegiato in cui proliferano anche ricostruzioni del tutto fantasiose, talvolta infondate e viziate, talvolta parzialmente fondate, ma pregiudicate dall’ignoranza dei contenuti specifici da parte degli utenti.

Capita molto spesso, in assenza di una pregressa formazione su un tema specifico, che la lettura di un articolo in un blog o in un sito di chicchessia da parte di un navigante sia sufficiente per ritenere quella interpretazione la fonte della propria visione del mondo.

Da questo punto di vista, abbiamo constatato che, correlata all’accusa di ignorare la storia, nel caso specifico di Solenghi, vi è l’accusa di superficialità e di sconfinamento in un territorio che non è proprio congeniale, come la ricostruzione storica e la trattazione di temi economici, a chi ha svolto per molti anni, accumulando anche notevoli successi, la professione di attore: «Torna a fare il comico. Lascia ad altri il tema», «ormai tutti sono dei professori», «forse non conosci bene la storia, forse dovresti leggere di più, forse sei stato provocatorio e assolutista» (sic!).

Del resto, se un attore può permettersi di argomentare a proposito di temi storici e di complesse questioni economiche, non si vede perché anche gli utenti, di cui, in realtà, non sappiamo nulla, se solo un nickname, che potrebbe anche non rispecchiare la vera identità di un soggetto, non possano esprimersi sugli stessi argomenti. Si apre così uno spazio in cui si ha l’illusione di un dibattito, ma che, in realtà, è solo uno scambio di opinioni in cui non vi sono i margini per la verifica immediata delle fonti, non vi sono rimandi testuali e, alla fine, si scade nell’accusa, nell’invettiva e così via.

Ad ogni modo, sorprende constatare che talvolta vi sia qualcuno che prende le cose sul serio e cerca di riportare ordine all’interno del dibattito: «Vedo che molti capiscono il senso del video (è ironico ovviamente, N.d.A.) tutti bravi a dare lezioni di “storia”, economia, a giudicare. Cambiate il vostro modo di pensare, evolvetevi. Qui si parla di un’Europa che sta voltando le spalle ai paesi bisognosi in un momento estremamente delicato. È inammissibile, e sono oltremodo d’accordo con il suo livello di incazzatura. Questo video non vuole essere né una lezione di storia né di economia. È un commento di un comico. UN COMMENTO DI UN COMICO».

Ora, in effetti, il motivo scatenante del risentimento dell’attore è costituito da un tema economico estremamente complesso, le cui valutazioni e decisioni sono rimandate ad un’istituzione incredibilmente articolata, quale è l’Unione Europea. Ecco, il problema dello sconfinamento in questioni di cui non si è competenti, che in questo caso mettono in circolo le politiche monetarie e finanziarie con il funzionamento di istituzioni nazionali e sovranazionali, è una questione che attanaglia il web, è una sua costante implicita che intrattiene piacevolmente gli utenti.

Lo sconfinamento tematico, vale a dire la pretesa di far diventare la mera opinione personale di dominio pubblico, riguarda in questo caso tanto Solenghi, quanto alcune centinaia di commenti al suo video. Si tratta di opinioni di soggetti (Posto ergo cogito?)di cui, di fatto, non sappiamo nulla, che si esauriscono nell’ambito di un decina di righe al massimo, senza riferimenti testuali o rimandi a fonti bibliografiche e scientifiche, ovviamente.

Da questo punto di vista, il web si configura come un contenitore dai confini illimitati che riproduce, tuttavia, sia nel linguaggio sia nell’illusione della vicinanza, quella familiarità e quel clima di amicizia spassosa che si poteva ricreare al bar nel faccia-a-faccia. La differenza sta nelle conseguenze, giacché la chiacchiera da bar, la mera opinione espressa all’interno di una cerchia ristretta di persone lascia il tempo che trova nel gioco delle parti di personaggi che si conoscono profondamente tra di loro, mentre il commento via web alimenta una reazione a catena infinita e incontrollata, che tende a polarizzarsi e a rimanere sempre superficiale, piuttosto che andare in profondità con argomentazioni stringenti.

Il punto è che mentre ai miei tempi andavano di moda le costose e voluminose enciclopedie, che molto spesso servivano anche per arredare le case e darsi un tono, oggi il web è diventato lo strumento principale delle ricerche di giovani e meno giovani, di soggetti più o meno dotati della facoltà di discernere, per cui si fa davvero fatica a districarsi tra il surplus di informazioni presenti online. E la cosa più grave è che talvolta in questo bailamme di notizie fondate e infondate la differenza la fa la credibilità e la simpatia di soggetti pubblici, i quali si lanciano spesso in crociate e battaglie personali, influenzando migliaia di persone, i cosiddetti followers: è questo ciò che fa incavolare maggiormente gli esperti, i cosiddetti blastatori!

 

Segue, qui tutte le puntate di Posto ergo cogito?