Sono 3.500 gli insegnanti che a Vicenza hanno preso parte al concorso ministeriale per i precari del mondo della scuola. Si tratta concorso bandito secondo le nuove modalità previste dal Pnrr per l’assunzione a livello nazionale di 30 mila nuovi docenti che abbiano maturato tre anni di servizio nella scuola statale.
Il Giornale di Vicenza, in edicola questa mattina, fa il punto sulla situazione di chi ha partecipato alle prove scritte che si sono svolte in un unico turno mattutino per l’infanzia e la primaria, mentre per la secondaria di primo e secondo grado in due turni.
“Complessa la macchina organizzativa – si legge – che, fanno sapere dal Provveditorato, ha richiesto tra città e provincia la disponibilità di 230 aule informatiche in 34 istituti superiori e due comprensivi dal momento che la prova scritta si svolge al computer e prevede 50 quesiti a risposta multipla in materia di pedagogia, didattica, metodologia, oltre all’inglese e alle competenze digitali, tempo a disposizione 100 minuti.
Dieci le scuole che in città hanno aperto le porte ai concorrenti mettendo a disposizione schermi e tastiere, Canova, Da Schio, Boscardin, Lioy, Montagna, Fusinieri, Piovene, Rossi, Pigafetta e Lampertico, coinvolgendo più di 330 persone nelle operazioni concorsuali tra personale scolastico docente e non docente. Per quanto riguarda gli orali le date non sono ancora note. Uno sforzo notevole che non placa però lo scetticismo che aleggia intorno alla scuola, settore sempre più in crisi e sempre meno considerato soprattutto dalle nuove leve che alla classe preferiscono l’ufficio o la libera professione”.
Il quotidiano riporta le dichiarazioni di Barbara Pasqualotto, segretario provinciale della Gilda insegnanti, soffermatasi sui costi della preparazione per i candidati e sulle retribuzioni future. “Adesso ci siamo presi l’impegno di stabilizzare migliaia di docenti che dall’anno prossimo per salire in cattedra dovranno avere al loro attivo 60 crediti formativi conseguiti attraverso corsi post laurea che vengono a costare dai 2.000 fino a 2.500 euro – spiega – ma la riforma del reclutamento che si basa sulle gabelle di Stato altro non è che un business. Capisco che è necessario dare una formazione a chi vuole diventare insegnante, ma i prezzi devono essere accessibili. Che si faccia mercato sulle spalle dei docenti mi sembra ingiusto e sicuramente ci sarà qualcuno che non potrà permettersi di pagare ulteriormente dopo aver sostenuto i costi della laurea triennale e magistrale”.
Quanto alle retribuzioni, “con un stipendio base di 1.500 euro e la prospettiva di un aumento dopo nove anni – riprende la responsabile della Gilda – i giovani guardano altrove, senza contare che i nostri omologhi della pubblica amministrazione guadagnano dai 300 ai 350 euro più di noi”.
Il quotidiano ha raccolto anche il punto di vista della Cgil scuola che parla di assunzioni senza una programmazione effettiva attraverso segretario provinciale, Carmelo Cassalia, che richiama l’attenzione sulla mobilità. “Il problema del precariato è vecchio come il tempo e ogni anno la scuola si ritrova nella stessa situazione. C’è molta gente che ha presentato domanda di trasferimento – dice il sindacalista – la maggior parte sono insegnanti del Sud che terminato il vincolo triennale o beneficiando di alcune deroghe tornano a casa perché non ce la fanno a pagare il mutuo o l’affitto sostenendo un costo della vita sempre più opprimente”.
Fonte: Il Giornale di Vicenza