Le predazioni di lupi ai danni dei pascoli di prima montagna sono ormai una realtà anche per il territorio dell’Alto Vicentino anche se una vera conta dei capi persi e dei danni economici risulta difficile da avere. Si stimano almeno 400 predazioni da lupo negli ultimi 5 anni. E se il danno economico potrebbe sembrare il primo degli effetti, uno ancor più preoccupante viene sollevato in questi giorni dall’Unione Montana Pasubio – Piccole Dolomiti e dall’Associazione Agritour.
Davanti ai continui assalti, contro cui a ben poco valgono i cani da guardiania e le reti varie, un sempre maggior numero di allevatori ha scelto di riportare a valle le mandrie prima della fine naturale della stagione del pascolo in quota, ma il rischio concreto è che qualcuno possa vedersi costretto addirittura ad alzare bandiera bianca e chiudere la propria attività.
«Lupi sempre più confidenti con l’uomo e i centri abitati – spiega Andrea Lora, Presidente di Agritour – stanno ampliando i propri terreni di caccia, non disdegnando ormai nemmeno le incursioni all’interno dei centri abitati. Tra gli ultimi episodi, dobbiamo segnalare anche quelli che hanno riguardato due nostri associati, Pasubagria e l’azienda Grattanuvole. Da circa otto anni, con il progetto Spazi Aperti, alcuni nostri soci stanno investendo e si stanno impegnando nel ripascolamento su terreni abbandonati nell’area di Valli del Pasubio. Abbiamo infatti aderito al bando Habitat di Cariverona che ha stanziato per tre anni un finanziamento di 380.000 euro su un totale di 550.000, rivolto al mantenimento di ecosistemi ad elevato grado di naturalità all’interno del territorio dell’Unione Montana.
Questa attività ha lo scopo di tutelare la biodiversità delle nostre aree montane, opera che ci permette anche di contrastare al tempo stesso l’avanzata di un bosco di scarsa qualità e il frazionamento dei fondi che oggi raggiunge una media di 5 proprietari per ettaro. È questo un intervento fondamentale per assicurare quel presidio del territorio che, anche davanti agli effetti dei cambiamenti climatici, tanto in collina quanto in montagna, è l’unico modo per fare controllo e prevenzione.»
«Le notizie che arrivano in questi giorni dall’Europa – è il commento del Presidente dell’Unione Montana Pasubio – Piccole Dolomiti, Mosè Squarzon – sul possibile declassamento del livello di protezione del lupo sono solo un primo passo verso misure che potrebbero supportare quelle attività che, con molta dedizione e fatica, cercano di prendersi cura della nostra montagna, per questo serve che la politica acceleri il più possibile l’iter necessario alle attuazioni. L’obiettivo deve essere quello di contenere entro un numero sostenibile la presenza del lupo che sempre più spesso sta danneggiando anche gli sforzi che Regioni e Comunità Europea stesse stanno mettendo in campo per finanziare e sostenere l’attività agricola, l’allevamento e il turismo. Sempre più spesso, infatti, anche cittadini e visitatori dei nostri territori si rivolgono ai Sindaci per sapere se è sicuro spostarsi anche solo per una passeggiata lungo i sentieri. Questo espone ancora di più i territori decentrati al rischio di spopolamento perché potrebbero non essere solo malghesi e pastori a scappare, ma anche gli stessi abitanti.»