Quella sulla preghiera degli alpini sinceramente mi sembra una polemica senza senso. O meglio, un senso lo ha ed è quello di ribadire una visione “guerriera” degli alpini. Leggo che il tutto si basa sostanzialmente su una frase modificata in maniera da non citare le armi. Mi sembra una cosa ragionevole e non solo per l’orazione pronunciata in una Chiesa ma comunque, una cosa giusta in ogni contesto.
Infatti, da quello che si legge, la frase modificata della preghiera degli alpini (da “rendi forti le nostre armi contro chiunque” in “rendici forti a difesa della nostra patria“) è stata approvata non solo dai vertici ecclesiastici ma anche dall’ordinariato militare. Ora si dovrebbe chiedere a chi, come Elena Donazzan, solleva la questione se ritiene veramente e in buonafede che questa sia una questione dirimente, per la quale alzare un polverone e attivare una polemica conflittuale.
Se sì la cosa è inquietante. Il tentativo di innescare una specie di “arma di distrazione di massa” che devia l’attenzione dai problemi reali del paese e del mondo. Qua non si parla di “alti valori” perché le armi non sono certamente dei valori. Si esprime una ideologia (e, si badi bene, io sono convinto che “ideologia” non sia una brutta parola né un concetto sbagliato, sono i contenuti di questa o quella ideologia che possono essere contestati e combattuti) per la quale è più eroico fare la guerra piuttosto che lottare per la pace.
Cosa quest’ultima che, appunto, è antitetica a quelli che ritengo essere (da laico e ateo quale sono) i valori e gli insegnamenti non solo del Vangelo ma della nostra Costituzione che, ricordiamolo sempre, ripudia la guerra, che anche gli alpini amano rispettare e sulla quale l’assessore Elena Donazzan ha giurato.