La commissione Affari costituzionali del Senato ha votato ieri, martedì 2 aprile 2024, la parte portante della riforma del Premierato. Si tratta della “rivoluzione” sull’assetto istituzionale della Repubblica italiana voluto dall’attuale governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni.
Votato l’emendamento del Governo per riscrivere l’articolo 92 della Costituzione che stabilisce la composizione del Governo e il quale prevede che “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”.
Nonostante qualche ritrosia della Lega, si è compiuto un passo in avanti, così riportato da Giovanna Vitale nell’edizione odierna de La Repubblica: “Intanto sparisce il premio di maggioranza al 55%: resta il principio, ma la soglia minima verrà fissata nella prossima legge elettorale al ribasso (intorno al 40%) per evitare la sproporzione tra voti di lista e seggi aggiuntivi già in passato censurata dalla Consulta, e sarà accompagnata a un eventuale ballottaggio. Ancora: il presidente del Consiglio non potrà svolgere più di due mandati consecutivi. E avrà il potere di revoca dei ministri.
Per il resto, viene confermato l’impianto originario. Il Quirinale perderà tutte le sue prerogative fondamentali, in particolare il ruolo di mediatore e garante nella formazione dei governi e nella risoluzione delle crisi. Il Capo dello Stato, recita infatti l’art.3 del Ddl appena approvato, «conferisce al presidente del Consiglio eletto l’incarico di formare il governo; nomina e revoca, su proposta di questo, i ministri». Da motore della Repubblica a ruota di scorta di Palazzo Chigi“.
L’approvazione dell’emendamento del governo sul premierato – viene spiegato – ha fatto saltare 800 emendamenti della minoranza. Sui tempi, è ora previsto che i lavori si concludano in commissione Affari costituzionali entro la fine di aprile e il testo dovrebbe arrivare in Aula entro inizio maggio, prima delle elezioni Europee.
Fonte: La Repubblica