Ha scritto di notte, tra le quattro mura della sua cella. I suoi racconti sono poi stati trasposti in opere d’arte dagli studenti dell’Accademia di Belle arti di Venezia: disegni, pitture, bozzetti che raccontano pensieri, intimità e desideri di riabilitazione di Abdelaaziz Aamri, cittadino marocchino ora recluso nel carcere di Trento prima del suo trasferimento dal penitenziario di Santa Maria Maggiore. Sono queste le caratteristiche principali della mostra “Le parole e le immagini”, che è stata presentata stamattina nell’aula magna dell’Accademia di Belle Arti di Venezia assieme al libro “Mai più qui. La forza di ricominciare”, che raccoglie le lettere di “Aziz” e le illustrazioni degli allievi.
Alla presentazione, oltre alla presidente dell’Accademia, Luana Zanella, al suo direttore, Giuseppe La Bruna, al giornalista Alberto Golgheraiter, al console del Regno del Marocco, Almina Selmane, e all’autrice del progetto, la presidente dell’associazione “Venezia Pesce di Pace”, Nadia De Lazzari, ha partecipato anche l’assessore comunale al Turismo: “Con Nadia De Lazzari ci conosciamo dagli anni Novanta – ha dichiarato – è una donna carica di passione, la stessa passione che vedo in queste illustrazioni. Aziz l’ho conosciuto anch’io in carcere a Venezia in occasione della presentazione del progetto ‘501 disegni a 6 mani’, cui lui ha partecipato, e ho colto subito in lui qualcosa di diverso, una sensibilità fuori dal comune soprattutto per una realtà come il carcere, dove regna un senso di ‘tempo sospeso’. Un ‘tempo infinito’ – ha continuato l’assessore – che può essere riempito di senso se viene sfruttato per progetti di inclusione sociale, costruendo la propria rinascita”. L’assessore si è poi rivolta direttamente ai giovani che hanno collaborato al progetto: “Attraverso l’arte avete avuto la possibilità (ma per certi versi è stata soprattutto una sfida) di immaginare e concretizzare questa dimensione del ‘tempo infinito’ – ha sottolineato – Avete avuto la possibilità di essere sinergici e di comprendere passioni ed emozioni altrui, andando oltre alle parole. L’arte è un linguaggio universale attraverso cui ci scopriamo tutti più vicini”.
Durante la presentazione è stato sottolineato più volte, soprattutto dal console del Marocco, che la storia di Aziz può essere presa come esempio di un’inclusione possibile. E’ stato lui a pagare la pubblicazione del libro, ed è stato sempre lui a emozionarsi nel momento in cui ha scoperto che i suoi scritti sarebbero stati illustrati dagli studenti. Il progetto ora non si ferma e, anzi, si svilupperà ulteriormente: “Ieri ho ricevuto la telefonata del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – ha spiegato Nadia De Lazzari – si è complimentato e ci ha spronato a non fermarci qui. Per questo motivo a novembre organizzeremo un convegno a Trento con avvocati, giornalisti e con gli interventi di coloro che hanno conosciuto Aziz, per dimostrare che attraverso un aiuto concreto una persona può cambiare”.
La mostra “Le parole e le immagini” è stata curata dai professori Diana Ferrara e Luca Reffo, in collaborazione con i docenti Elena Molena, Paolo Fraternali, Andrea Serafini e Cristiano Vettore. Sono state raccolte opere di studenti, designer e artisti delle Accademie di Belle arti di Venezia e di Tunisi coinvolti nel “Progetto Aziz”, appoggiato anche da un vescovo, un imam e un rabbino.