Le previsioni meteo nascono da un santone dei nativi americani. E forse anche i sondaggi

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Santone nativo amaerica da cui nascono le previsioni e i... sondaggi
Santone nativo amaerica da cui nascono le previsioni e i... sondaggi

Si narra che durante un inverno apparentemente rigido una grande quantità di truppe di quella che diventò la grande potenza militare attuale degli USA si ammassò alle pendici di un monte per prepararsi a scontri con non ben definiti nemici, nativi americani o indipendentisti del sud. All’epoca non c’erano le, ancora oggi fallaci, previsioni meteorologiche né tantomeno quelle, spesso tuttora anch’esse poco affidabili, sugli esiti di un qualunque evento, tipo le elezioni, per cui, nella contaminazione delle culture, quella degli invasori di origine europee e l’altra di chi in quei territori era nato, non era di certo di secondo piano quella del “santone” di turno, che, poi, se scorriamo i nostri libri di storia o di leggende non è che fosse assente nella cultura europea sia pure con nomi diversi, da mago a veggente…

Ebbene il comandante di quelle truppe, a tende montate, si pose la questione su quanto legname accumulare, oltre a quello già in via di raccolta, per il periodo in cui l’accampamento sarebbe dovuto esistere per lanciare da lì gli attacchi ai nemici e per difendersi dai loro contrattacchi per raggiungere gli obiettivi prefissati. Quel comandante immaginava quel periodo lungo e non corto come quello per portare a termine le attuali guerre, definite lampo dai suoi successori in ogni parte del mondo, tipo in Ucraina e in Palestina, per non citare quella immaginata, poco meno di cento anni fa, da Mussolini quando fraternizzò con Hitler.

Come fare a decidere senza il meteo dei vari Tg?

Ma ecco, lassù, in cima al monte, il generale vede del fumo che si innalza da ceppi bruciati da, se lo sentiva, un santone nativo.

Chiama, quindi, a sé un soldato e gli impartisce un ordine perentorio: “Ehi tu, scala di corsa la montagna, vai dal santone e chiedigli di sapere quanto lungo e rigido sarà l’inverno che ci attende così potrò decidere se raccogliere o meno altra legna!” (ovviamente abbattendo alberi e dando origine alle deforestazioni, ma questa è un’altra storia, ndr).

Il soldato scatta sugli attenti e inizia a correre, correre, salire, scalare la montagna e, un po’ trafelato, nonostante la giovane età, raggiungere il santone a cui fa la domanda di cui era ambasciatore “Ehi, santone, il generale mi chiede di sapere da te quanto farà freddo da oggi in poi!“.

Il pellerossa, che poi i pellerossa non avevano la pelle rossa, ma anche questa è un’altra storia, anzi una delle prime fake news occidentali, serio serio, raccoglie altri rametti, gli getta nel suo fuoco, osserva con la mano sugli occhi, come a guardare lontano (nel futuro?) e dopo qualche minuto risponde: “Quest’inverno sarà molto freddo!“.

Il soldato, ancora più di lena per l’importanza del messaggio da consegnare al suo comandante, ma anche perché si era riposato e il sentiero ora era in discesa, si lancia a capofitto verso l’accampamento e, entrato, nel quartier generale (nel senso che era una tenda con dentro il generale) riferisce il messaggio preoccupante sul freddo del santone.

Il comandante, allora, deciso chiama a raccolta i suoi ufficiali e dà un ordine inequivocabile: “Raccogliete quanti più soldati potete, mandateli a tagliare alberi e fate incetta di legna perchè l’inverno sarà molto freddo!”.

Passa il tempo necessario, in verità poco per la solerzia dei tagliatori di alberi, a radere una parte del bosco (non c’entrava quello della pettinatura ex Lanerossi, ma da quando l’uomo si dichiara civile, senza un’adeguata controparte, per i boschi la vita è dura, ndr) e il generale richiama il soldato: “Torna di corsa dal santone e chiedigli se farà molto freddo o molto molto freddo!” (all’epoca mancavano i termometri, ndr).

Il milite subito riparte anche se, ai primi tornanti del sentiero che porta alla montagna, comincia a provare un pò di fatica, neanche fosse Scamacca contro la Spagna, ma alla fine, ansimante arriva dal santone e, soffiando quasi le parole, ripete la domanda: “Santone, il generale vuole sapere se farà molto freddo o molto molto freddo!“.

Il nativo sapiens ripete le sue operazioni (divinatorie?), rinforza il fuoco, scruta l’orizzonte e risponde: “Dici al tuo generale che farà molto molto freddo!“.

Stanco ma consapevole della previsione drammatica del santone il soldato si lancia di corsa verso l’accampamento del suo esercito, raggiunge il generale e riferisce senza commenti le previsioni dell’indigeno, evidentemente esperto dei luoghi: “Quest’inverno farà molto molto freddo!“.

Il generale, già pronto al peggio, richiama gli ufficiali e ripete con più forza il suo ordine: “Via tutti a tagliare alberi e raccogliere legna prima che faccia notte, non c’è tempo da perdere!“.

Quando comincia a imbrunire ma le cataste di legno sono anch’esse quasi una montagna richiama a sé il fido soldato e, pur non essendoci ancora i giochi olimpici moderni, gli ordina di correre e correre ancora e chiedere: “Ma farà molto molto freddo oppure molto molto molto freddo?“.

L’antenato di Abebe Bikila, per la lunghezza del sentiero, e di Marcell Jacobs, per la velocità, riempie d’aria (fredda ovviamente) i polmoni e per la terza volta scala la montagna e, dopo aver evitato l’infarto mortale (allora non c’erano i defribillatori), alla domanda da fare al santone come da ordine ne fa precedere una tutta sua: “Santone, ma come fai a prevedere se farà tanto freddo?“.

Il santone, questa volta senza rinforzare il fuoco, ma guardando lontano verso l’accampamento, gli risponde: “Ma è facile… Guardo giù lontano e vedo sempre più soldati raccogliere legna, quindi mi sembra ovvio che, per il vostro generale, farà molto, molto ma molto freddo…“.

Fu allora che il soldato si congedò dall’esercito e fondò la prima start up della storia per prevedere il meteo.

Ci vollero anni, decenni e centinaia di anni, ma i suoi figli, nipoti, pronipoti e così via prima ci riuscirono a (dire di) prevedere il tempo, poi sono ancora lì a perfezionarne i metodi.

Ma a un suo discendente, pochi anni fa, si narra da Berlusconi in poi, venne in mente di lasciare quel mondo di scienziati (molti con le stellette che ogni giorno ci dicono dai teleschermi se pioverà o ci sarà il sole, magari anche loro guardando se qualcuno sta comprando ombrelli piuttosto che ventilatori).

Lasciò gli scienziati e fondò la prima società di sondaggi sempre con lo stesso principio: scruto, telefono a 1.000 persone e mi faccio dire per chi voteranno.

Il principio è lo stesso, anche se ammantato, forza dei tempi tecnologici, con formule probabilistiche e statistiche, ma di sicuro è più remunerativo: quanti sono i sondaggisti che, sotto elezioni (e ce n’è una ogni tre mesi), si fanno pagare dai committenti, partiti o media che siano (anche noi), e poi vanno in tv a raccontare i loro numeri (validi col + o – 3% ovviamente) e ad alimentare, giustamente ben pagati, quel grande circo dei talk show.

E pensare che, ai tempi ormai di… Manitù, i politici, quelli veri, andavano in mezzo alla gente e dalla gente vera, non dai mille dei sondaggi, capivano che aria tirava…

Nostalgia?

No, constatazione che più della metà dei cittadini non vanno più a votare e questo è un grande problema.

Per la politica?

Ma no, per i sondaggisti: se nessuno va più a votare a chi telefoneranno?

Ai robot creati dall’Intelligenza artificiale come l’immagine in copertina…