Il museo “Memoriale Veneto della grande guerra” (MeVe) di Montebelluna (Tv) è uno spazio interattivo e multimediale dedicato ai conflitti e agli eventi che hanno segnato l’ultimo secolo della nostra storia a partire dalla Prima Guerra Mondiale. Con i suoi 2.300 mq di esposizione propone un nuovo modo di guardare al Novecento in relazione ai paesaggi, agli apparati, alle donne e agli uomini che ne sono stati protagonisti, con l’obiettivo di interrogare con maggiore consapevolezza il nostro presente.
Situato nel complesso di Villa Correr Pisani, inaugurato nel novembre del 2018 il MeVe si trova ai piedi del Montello, uno dei teatri più importanti del fronte del Piave, soprattutto nei giorni della Battaglia del Solstizio.
Ispirato all’esperienza dei memoriali francesi, il MeVe è un luogo pensato per riflettere sull’eredità di un conflitto che ha cambiato per sempre la storia e i comportamenti di milioni di persone. Con i suoi contenuti tradotti in inglese, francese e tedesco è un’occasione per riflettere e promuovere lo sviluppo di una società pacifica e stabile, fondata sul rispetto per i diritti dell’uomo, la democrazia e lo Stato di diritto; per chi volesse approfondire le premesse, i contenuti gli obiettivi del Memoriale Veneto può andare sul sito www.memorialegrandeguerra.it
L’ho visitato parecchio tempo fa e sono rimasto particolarmente colpito da un pannello, nel quale si afferma che quasi 100.000 prigionieri italiani della prima guerra mondiale sono stati lasciati morire “di malattie e soprattutto di fame”, di fatto, dal governo italiano. Una vergogna, un crimine del quale non si parla e del quale ben pochi sono a conoscenza dopo oltre un secolo.
Tornato a casa, mi sono ricordato che avevo letto da qualche parte una denuncia su quella pagina vergognosa, ma il problema era trovarla anche se il pannello del prestigioso museo di Montebelluna era già un documento inappellabile …
E finalmente l’ho trovata, per cui sentite cosa scrive Angelo Del Boca sul suo “Italiani, brava gente?” a pagina 136:
“Cadorna usciva di scena, ma una fra le sue sciagurate decisioni – condivisa del resto dal ministro Sonnino – non sarebbe stata abrogata dal nuovo governo Orlando. Si tratta dell’atteggiamento del comando supremo e del governo nei confronti dei prigionieri, che alla fine del 1917 raggiungevano 600.000 unità. Di questi ne sarebbero morti oltre 100.000, per malattia ma soprattutto per fame. Come ha lodevolmente rivelato Giovanna Procacci,
-la morte in massa dei soldati prigionieri fu provocata, e addirittura in larga parte voluta, dal governo italiano, e soprattutto dal comando supremo. Cosicché l’Italia trasformò il problema dei prigionieri di guerra, che tutti i governi belligeranti dovettero affrontare con urgenza, in un vero e proprio caso si sterminio collettivo-
Il rifiuto dello Stato italiano di provvedere direttamente, come facevano gli altri paesi in guerra, all’invio di soccorsi (cibo e vestiario) ai soldati detenuti nei campi di concentramento austriaci, nasceva dal preciso intento di distogliere i soldati al fronte da ogni tentazione di resa. In altre parole, questo rifiuto, reso pubblico insieme alla descrizione degli orrori della prigionia austriaca, faceva parte di quel pacchetto di crudeli provvedimenti che dovevano impedire le fughe, le ribellioni, il fenomeno dell’autolesionismo, le follie simulate, i suicidi.
…Le sofferenze dei prigionieri continuarono anche dopo la fine della guerra. Bloccati alle frontiere, furono rinchiusi in campi di concentramento poco diversi da quelli austriaci. – Si tollerò – ricordava ancora il tenente Capobianco – che un Petitti di Roreto insultasse mezzo milione di cittadini e soldati italiani, facendoli morire di fame tra i reticolati e sotto la guardia di altri soldati italiani, giovanetti imberbi della classe 1900! -.
Nel precisare che le autorità francesi rifornirono regolarmente di viveri i loro prigionieri, registrando, per lo stesso numero di detenuti, 20.000 morti al posto di 100.000, Mario Isnenghi e Giorgio Rochar concludevano amaramente:
– In sostanza il comando supremo e Sonnino, con la connivenza dei successivi governi, non soltanto impedirono l’invio di rifornimenti governativi (l’unico modo per aiutare seriamente i prigionieri), ma fecero il possibile per sabotare l’opera della Croce Rossa e le premure delle famiglie, ….Un comportamento che costituisce il punto più basso della condotta morale e professionale dei comandanti e del governo italiano nella Grande guerra (la Prima Guerra Mondiale, ndr)”-
Angelo Del Boca (1925-2021), storico, giornalista e scrittore, è considerato il maggiore studioso del colonialismo italiano; nel 2000 e nel 2002 gli sono state conferite due lauree honoris causa dalle università di Torino e di Lucerna.