36 anni primo trapianto di cuore in Italia, Zaia: “il Veneto col prof. Gallucci entrò nella storia della sanità italiana tra gli ospedali di Trevisoe Padova”

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Vincenzo Gallucci, autore del primo trapianto di cuore in Italia, e la sua équipe al lavoro in sala operatoria
Vincenzo Gallucci, autore del primo trapianto di cuore in Italia, e la sua équipe al lavoro in sala operatoria

“36 anni fa, in queste ore, l’Italia si alzò stupefatta: Si era da poco concluso con successo alla cardiochirurgia dell’Ospedale di Padova, il primo trapianto di cuore in Italia. Quando il compianto professor Vincenzo Gallucci annunciò che il cuore del giovane trevigiano Francesco Busnello batteva nel petto di un altro uomo, Ilario Lazzari. L’espianto, nella notte, era stato eseguito al Cà Foncello di Treviso, il trapianto a Padova. La sanità veneta era entrata nella storia di quella italiana”.

Luca Zaia
Luca Zaia

Così, il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ricorda il 14 novembre 1985, data dalla quale parte la storia del trapianto di cuore in Italia: “Una data da ricordare, quella di oggi, una pietra miliare in un cammino di progresso delle cure mediche che tuttora non si ferma. Ricordiamo allora con orgoglio e gratitudine Vincenzo Gallucci e le decine e decine di sanitari che con lui contribuirono a fare la storia, ma anche la sfortunata, breve vita di Francesco Busnello e la generosità di mamma e papà, che non esitarono ad acconsentire alla donazione”.

E Zaia prosegue: “Quel giorno diede una straordinaria spinta – evidenzia Zaia – a un cammino che oggi ha portato il Veneto a essere regione leader nel sistema trapiantistico nazionale, con ben cinque Centri Trapianti, ad effettuare 121 trapianti di organi nei soli primi tre mesi del 2021, con 34 donazioni di organi e 678 donazioni di tessuti, a sviluppare il trapianto da donatore vivente, a realizzare i trapianti multiorgano, a perfezionare la tecnica del cross over, a effettuare trapianti anche nel lungo e duro periodo del Covid durante il quale è stato purtroppo inevitabile rallentare parecchie erogazioni di servizi per concentrare energie e tecnologie nella cura degli infettati”.

“Quella notte fra il 13 e il 14 novembre del 1985 – ricorda Zaia – rivoluzionò l’intera cardiochirurgia nazionale lasciando in chi c’era emozioni pure: a partire dalla corsa del prof Gallucci lungo i sotterranei dell’ospedale di Treviso con il piccolo refrigeratore contenente il cuore donato, ripresa grazie alla sagacia di un operatore televisivo di Antenna 3 che intuì il percorso che avrebbe fatto il cardiochirurgo, immagini che rimarranno impresse nella mente e nel cuore dei milioni di italiani che, mentre passavano le ore, le vedevano e capivano la grandezza di ciò che era successo. E poi le lunghe dirette televisive, fino a che il Prof Gallucci apparve di fronte a telecamere, giornalisti e fotografi per annunciare che tutto era andato bene. Nel ricordare quei momenti non nascondo di provare ancora un brivido”.

 

“Oggi – conclude Zaia – la cardiochirurgia di Padova, mirabilmente retta dal professor Gino Gerosa – è intitolata proprio a Vincenzo Gallucci e a lui, nel ricordo di oggi, è bello affiancare tutti i sanitari che parteciparono all’impresa, il donatore Francesco Busnello, i suoi generosissimi genitori, Ilario Lazzari, che da quel cuore ricevette altri anni di vita che non avrebbe avuto”.