(Lettera e risposta della psicologa sui problemi di coppia da Vicenza Più Viva n. 3 dicembre 2023-gennaio 2024, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Buongiorno, mi chiamo Francesco e ho 33 anni. Finalmente mi sembra di aver trovato la fidanzata giusta. Ci frequentiamo da 8 mesi. Lei dopo la laurea, ha un buon lavoro, è simpatica e anche un po’ testarda. Certo le discussioni non mancano, ma le divergenze sembrano un’occasione per confrontarci e crescere insieme. Abbiamo una buona intimità, ma ci piace anche socializzare e pian piano i miei amici stanno diventando i suoi e viceversa. Tutto bene almeno per ora! Quasi non mi sembra vero. Stiamo per andare a vivere insieme e mi chiedo… potrà essere così per sempre? Come si deve fare per far durare un rapporto? Attorno a me vedo tantissime coppie che, pur essendo “partite in quarta”, dopo pochi anni, scoppiano o coppie mature con figli maggiorenni che decidono dopo tanti anni di prendere strade diverse, e tutto ciò mi preoccupa.
Caro Francesco, la sua domanda non è affatto semplice! Un recente studio realizzato dalle università del Nevada e del Michigan, su un gruppo di 373 coppie, nell’arco di sedici anni, ha mostrato come un cattivo matrimonio, caratterizzato da frequenti conflitti, possa avere un grave impatto sulla salute, causando un abbassamento delle difese immunitarie con conseguente rischio di malattie. All’origine di molte dinamiche conflittuali all’interno della coppia, vi è spesso una comunicazione fallimentare, che quando non è la causa di vere e proprie rotture, genera numerosi contrasti e incomprensioni. Saper dialogare strategicamente invece, è un modo per migliorare la relazione con gli altri, anche quella con la persona che amiamo.
Sicuramente Francesco non esiste una ricetta universalmente valida per far resistere una relazione alle insidie del tempo. Ad ogni modo ritengo che questi ingredienti siano fondamentali:
IL TRADUTTORE: spesso i componenti di una coppia parlano linguaggi differenti, usano anche stili comunicativi diversi. Ad esempio, ci sono molti modi per dimostrare amore, ma cosa rende veramente felice il mio partner? Una dichiarazione: “ti amo”, una cena romantica o la casa pulita e profumata nonostante i mille impegni?… Se si parlano lingue diverse, se non si conosce e non si dispone di una chiave di lettura, sarà impossibile capirsi, la frustrazione e la recriminazione saranno sempre dietro l’angolo.
FARE IL TIFO PER L’ALTRO: gioire insieme per le piccole grandi vittorie quotidiane, sostenersi a vicenda nei momenti di difficoltà. Avere qualcuno che fa il tifo per noi ed è nostro complice, sempre e comunque, è motivo di grande appagamento e linfa vitale per la coppia.
SFIORARSI PER NON SFIORIRE: assicurarsi dei momenti di intimità, sfiorarsi, accarezzarsi, coccolarsi garantiscono una certa sintonia, consentono di non far sfiorire la coppia.
FARE PROGETTI: calendario alla mano pianificare delle attività gratificanti, dei momenti dedicati, dei viaggi da fare insieme per non perdersi nella monotonia della routine quotidiana, ma soprattutto delle mille cose da fare. Il “Noi” è come una pianta, se non viene innaffiata costantemente, prima o poi…
RICORDARE ogni tanto cosa ci ha fatto innamorare del nostro partner. Ripensare a come si era nella prima fase del rapporto, a cosa ci ha fatto scegliere reciprocamente, potrà essere come un faro nei momenti un po’ bui della relazione
COMUNICARE STRATEGICAMENTE: Quando la modalità di comunicazione diventa disfunzionale, anche la più solida delle relazioni è messa a dura prova. Il fallimento della comunicazione spesso non avviene a livello di contenuto, ma a livello di forma. Quando comunichiamo, infatti, non conta soltanto il significato di ciò che diciamo, poiché “il come” lo diciamo ne trasforma l’effetto. Ad esempio, se si è mossi da considerazioni ragionevoli, ma si tende a puntualizzare, recriminare e predicare, si finisce con l’assumere un atteggiamento sgradevole e antipatico che spinge l’interlocutore a sentirsi come un innocente inquisito ingiustamente da un terribile aguzzino. E la coppia, probabilmente, scoppia!
A chi non è mai capitato in una relazione di coppia di sentirsi dire “tu non mi capisci!” oppure “sei tu che non mi ascolti!”; queste espressioni sono caratteristiche di un processo comunicativo che la coppia mette in atto quando si accende un conflitto, oppure quando semplicemente non si riesce ad esprimere i propri bisogni.
Dal momento che “le parole sono come pallottole” (L. Wittgenstein), è importante prestare molta attenzione al modo in cui si comunica con il proprio partner, poiché possiamo ferire gli altri e noi stessi, e alla lunga tali modalità diventano dei copioni relazionali disfunzionali che si ripetono, quasi in modo automatico.
Come ti sarai reso conto Francesco, non esiste una coppia “sbagliata” o “giusta”, piuttosto esiste una coppia che ha un suo personale equilibrio; ogni sistema familiare ha un suo funzionamento.
L’amore non è qualcosa che esiste, che dura, che resta. È piuttosto qualcosa che viene continuamente sfidato, scosso, messo alla prova e che può continuamente rinnovarsi, rinascere o, al contrario, attenuarsi, degradarsi, sparire. L’amore è proprio un sormontare queste crisi, un rinnovarsi attraverso le crisi.
Quando una coppia è in crisi, il mio ruolo come terapeuta è far emergere le risorse della coppia senza mai perdere di vista le caratteristiche individuali e senza mai essere giudicante. Riattivando le capacità di ognuno, che spesso per molto tempo vengono insabbiate da vissuti di rabbia, paura, incomprensione, si arriva ad ottenere un riconoscimento reciproco, come se le persone riscoprissero le caratteristiche per cui si sono scelte. È essenziale lavorare insieme, come una squadra, per ottenere il cambiamento. Il cambiamento, più che nella stanza della terapia, bisogna che accada nella vita di tutti i giorni… accompagnando le persone a trovare nuovi modi di: dire, pensare, fare, parlare, e stare insieme, con una diversa progettualità.
Da ultimo, il mio consiglio è quello di non aspettare troppo quando c’è un problema all’interno della coppia, per evitare che una difficoltà si complichi, divenendo un macigno insormontabile.
Per dirla con le parole di A. Einstein: “non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose!”.
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