Processi Veneto Banca e BPVI, Il Gazzettino: chiesti sequestri per 300 milioni

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Processo crac Veneto Banca, chiesti sequestri conservativi per oltre 300 milioni sui beni di quattro degli accusati, ex vertici dell’istituto, mentre Banca Intesa si difende direttamente davanti al gup di Roma: noi tutelati da un preciso contratto firmato dal governo. Novità anche sul fronte di Banca Popolare Vicenza: i pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori sarebbero pronti a fare richiesta di insolvenza al Tribunale berico come già fatto dal collega Massimo De Bortoli a Treviso per Veneto Banca. Anche a Vicenza quindi potrebbe entrare in scena un nuovo reato, bancarotta, più pesante di quelli sui quali è in corso l’udienza preliminare, cioè ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio.

Nuova udienza preliminare ieri a Roma per il crac di Veneto Banca. A tenere banco soprattutto la difesa a tutto campo di Banca Intesa Sanpaolo dell’avvocato Paola Severino, ex ministro della giustizia nel governo Monti e legale tra i più quotati in Italia. La Severino avrebbe ribadito e sviluppato le ragioni di Banca Intesa, che “salvò” nel giugno dell’anno scorso Veneto Banca e Popolare Vicenza acquistandole per la cifra simbolica di un euro e incamerandone le attività con precise garanzie sui crediti ancora in bonis ma ad alto rischio e 1,2 miliardi pubblici versati per gestire gli esuberi delle banche venete (1.080) ma finiti anche a finanziare tremila esuberi del primo gruppo di credito italiano. Il contratto d’acquisto poneva precise deroghe alle leggi a favore di Intesa, alcune di queste precludevano una sua responsabilità per i danni subiti dai soci di Veneto Banca. Un’esenzione bocciata dal gup Lorenzo Ferri, che ha disposto la citazione in giudizio di Banca Intesa depositata da diverse associazioni di consumatori e legali. Ieri gli avvocati trevigiani Sergio Calvetti e Matteo Moschini hanno chiesto anche sequestri cautelativi per conto di circa tremila soci per oltre 300 milioni nei confronti dei beni di quattro degli ex vertici sotto processo a Roma per aggiotaggio: l’ex presidente Flavio Trinca, l’ex Ad Vincenzo Consoli, gli ex sindaci Diego Xausa e Michele Stiz. Obiettivo: tutti i beni mobili o immobili di loro proprietà, nonché di tutti quelli donati o conferiti in fondi patrimoniali. E di tutti i loro conti correnti personali accesi presso banche italiane, nonché di quote societarie, o di eventuali azioni o titoli dagli stessi detenuti.

Azione simile era stata attuata anche contro l’ex presidente Gianni Zonin e altri manager e consiglieri di Popolare Vicenza sotto processo. Provvedimento che il gup di Vicenza Roberto Venditti ha accolto decidendo sequestri conservativi per oltre 200 milioni (la metà delle richieste) anche nei confronti delle donazioni a parenti. Un provvedimento contro il quale i legali degli ex vertici colpiti dai sequestri – l’ex presidente Gianni Zonin, l’ex consigliere Giuseppe Zigliotto e gli ex manager Andrea Piazzetta, Emanuele Giustini, Massimiliano Pellegrini e Paolo Marin – hanno depositato istanza di annullamento delle ordinanze del gup Venditti al Tribunale del Riesame. Su Popolare Vicenza pesa anche l’ombra della richiesta di insolvenza presentata al tribunale civile lo scorso 8 febbraio. I pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori, che da tre anni indagano sul crac di BpVi, sarebbero pronti a depositare una loro richiesta di insolvenza nei prossimi giorni.

di Maurizio Crema, da Il Gazzettino