Sono state quattro ore intense quelle della udienza tenuta ieri al tribunale di Vicenza: udienza che vede Giovanni Coviello, direttore di VicenzaPiu.com, imputato per diffamazione nei confronti dell'assessore regionale veneto all'istruzione Elena Donazzan e di altri alti funzionari di palazzo Balbi tra cui il dirigente Santo Romano (cfr. "Formazione by Romano – Donazzan, silenzi anche in procura di Venezia su vicenda: ‘imbarazza’ Zaia e costringe VicenzaPiù a difendersi in tribunale").
In aula il giudice Veronica Salvadori ha più volte dovuto ricondurre le parti all'oggetto del processo il quale non solo dirà se gli approfondimenti di VicenzaPiu.com sulla gestione dei fondi dell'istruzione da parte di palazzo Balbi (il cosiddetto «caso Romano») hanno travalicato la sfera penale, ma parallelamente dirà anche se nell'assessorato retto per anni da Donazzan ci siano o meno opacità che meritano l'intervento delle autorità. In questo senso le ricostruzioni rese ieri dai testi, specie quella di Marco Spiandorello, descrivono un quadro rispetto al quale da anni viene invocato l'intervento della magistratura: un aspetto che in aula è emerso ripetutamente.
Il primo a deporre ieri, poco dopo le 10 del mattino è stato Sergio Berlato. L'attuale europarlamentare di Fdi ha spiegato come attorno al 2015 cominciò a ricevere alcune segnalazioni in merito «ad un possibile» utilizzo «poco trasparente» dei fondi a disposizione della formazione. La cosa destò l'interesse di Berlato perché in quel periodo quest'ultimo non solo sedeva «nel consiglio regionale veneto» ma pure perché era presidente della relativa commissione di controllo. Lo stesso Berlato ha poi spiegato che vista la gravità delle informazioni e dei dossier venuti in suo possesso pensò bene «di informare» dappprima «il presidente della giunta regionale» (il leghista Luca Zaia), poi «il presidente del consiglio regionale» (il leghista Roberto Ciambetti) e appresso pure la Guardia di finanza mestrina.
Durante l'udienza gli avvocati di parte civile, hanno cercato di far emergere alcuni punti considerati deboli del racconto di Berlato come la mancanza di firme sulle carte venute in suo possesso. Berlato ha replicato sostanzialmente facendo riferimento a due concetti: primo, la natura delle accuse era così circostanziata che non si potevano non informare le autorità competenti (peraltro il consigliere è un pubblico ufficiale e oltre alle potestà ispettive garantitegli dalla legge a fronte di notizie di reato è obbligato a riferire alla autorità giudiziaria secondo quanto stabilito dall'articolo 361 del codice penale). In secundis a «chi di competenza» sono stati fatti i nomi di coloro che avevano espresso dubbi circostanziati in merito all'operato dell'assessorato alla formazione. «Il tenente colonnello della Guardia di Finanza di Mestre Amos Bolis potrà fornire molti dettagli se interpellato», ha più volte detto in aula l'europarlamentare.
Le parti civili peraltro si sono molto soffermate sulla rivalità politica in seno al centrodestra veneto tra Berlato e Donazzan cercando di capire se il carteggio consegnato da Berlato alle autorità e menzionato negli articoli di VicenzaPiu.com oggetto delle doglianze delle stesse parti civili, possa avere avuto una attinenza proprio con la rivalità dei due big politici. Un ragionamento che però è stato seccamente respinto al mittente il quale in aula ha ribadito che nei partiti «ci sono posizioni convergenti e divergenti» ma sempre nella logica della «dialettica» politica e che la sua interlocuzione con i giornalisti «di Vicenzapiu.com» è la stessa che c'è d'abitudine con quelli «delle altre testate».
E se il passaggio di Antonio Danieli è apparso più sfumato rispetto alla dinamica del processo il teste ha però ricordato al giudice di essere in grande difficoltà nel rendere «la sua testimonianza» a causa «della guerra» che la Donazzan (in aula durante la prima parte di una udienza durata quattro ore) gli avrebbe mosso da diversi anni.
Il pezzo forte dell'udienza però è giunto nella fase conclusiva quando sul banco dei testimoni è salito Marco Spiandorello il quale ha parlato lungamente, tra le tante, delle denunce da lui indirizzate sia alla Regione sia in sede penale in merito alla gestione dell'istituto di formazione Ipea di San Donà Di Piave (gestione nella quale era subentrato lamentando costi gonfiati e altre pratiche scorrette da parte di chi lo aveva preceduto): una vicenda che in parte era già nota sulla stampa veneta.
Spiandorello a borgo Berga ha fatto un lungo elenco degli illeciti segnalati agli organi competenti mentre a margine della udienza si è domandato come mai la giustizia per quei casi non sia intervenuta prontamente. Da un certo punto di vista le dichiarazioni rese da Spiandorello sotto giuramento sono la chiave di volta dell'intera vicenda: perché se come sostiene l'ex manager (il quale in più d'una occasione ha lamentato di avere subìto la chiusura di Ipea, tanto che oggi fa l'insegnante), davvero a palazzo Balbi da anni c'è un «sistema», allora occorrerà capire quali e quanti indagini «siano state condotte in laguna» sull'argomento e soprattutto con quale esito: un pensiero ribadito anche ai microfoni di Vicenzapiu.com.
E sempre fuori dall'aula è intervenuto il professor Rodolfo Bettiol, l'avvocato patavino che difende l'imputato assieme all'avv. Alessandra Chiantoni. «Durante il dibattimento è emerso chiaramente come le fonti degli articoli oggetto di querela fossero assolutamente autorevoli. Berlato - prosegue Bettiol - è un ex consigliere regionale che ebbe funzioni specifiche di controllo. Quanto poi alle denunce messe nero su bianco da parte di Spiandorello» si è potuto acclarare come questo abbia descritto fattispecie «specifiche». Fattispcecie di cui la stessa Regione, solo dopo anni per vero, prese atto mettendo in campo una serie di misure ossia «dando alla fine ragione» proprio allo stesso Spiandorello relativamente alle opacità lamentate a più riprese da quest'ultimo. Ai microfoni di VicenzaPiu.com il legale ha spiegato che quello in corso è «sicuramente» un processo complesso che verte su temi delicati attinenti al «diritto di manifestazione del pensiero», al diritto di critica e al rapporto di questi ultimi «con il potere politico».
Ma come la pensano Donazzan e Romano al riguardo? Chi scrive ha interpellato i due per chiedere conto del loro punto di vista. Tuttavia, almeno per il momento, né da Donazzan né dal dirigente, è arrivata alcuna risposta. La prossima udienza per il contro-esame di Spiandorello e per l'escussione di altri due testi della difesa (Santino Bozza e Iles Braghetto) è stata inserita in calendario per il 25 maggio del 2021.
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