Processo Banca Popolare di Vicenza, primo verdetto dal tribunale. CorVeneto: si va verso l’accusa di bancarotta

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Ex sede centrale BPVi
Ex sede centrale BPVi

«Bpvi era insolvente per 3,5 miliardi di euro» alla data del 25 giugno 2017, quella di messa in liquidazione: a metterlo nero su bianco è il tribunale fallimentare di Vicenza. E si fa strada l’accusa di bancarotta. Sì perché la procura, ottenuta la sentenza dei giudici civili, aprirà un nuovo filone di inchiesta rispetto al principale, per il quale gli ex vertici sono già a processo. E il numero degli indagati sarà probabilmente destinato ad aumentare. Si arriverà probabilmente così a due processi paralleli. La decisione era attesa. Un nuovo scossone per la banca e i suoi ex manager, ma non così inaspettato.

Banca che, quando la parte in bonis fu ceduta per un euro a Intesa e per il resto messa in liquidazione coatta amministrativa, su decreto del governo, era in una crisi irreversibile. «Insolvente», appunto come riconosciuto, «per 3,5 miliardi di euro». E sul conto è stato messo anche il contributo per la liquidazione dello Stato a Intesa. Accogliendo la conclusione a cui era arrivato nelle 159 fitte pagine di relazione Bruno Inzitari, perito nominato dal tribunale fallimentare. La stessa ricalcata appunto dal collegio civile presieduto dal giudice Giuseppe Limitone (con i giudici Giulio Borella e Luca Ricci). Che ha dichiarato lo stato di insolvenza dell’istituto di credito vicentino, così come chiesto formalmente a marzo 2018 dai sostituti procuratori Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi titolari dell’inchiesta penale sul crac Bpvi. I quali ora arriveranno a contestare reati fallimentari, non solo agli allora manager ma anche alle controparti che avrebbero partecipato al dolo.

Una nuova costola dell’inchiesta principale quando si è già aperto il maxi processo – per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto informativo – a carico degli ex vertici della banca (e la banca stessa). Tra cui l’ex presidente Gianni Zonin, la cui difesa ha già fatto sapere che ricorrerà in appello contro la sentenza del tribunale fallimentare. E, si può già supporre, sarà battaglia in aula. Una situazione, in fondo, già vista, già vissuta a Treviso per Veneto Banca: con l’insolvenza già dichiarata a giugno che è ora al vaglio della Corte d’appello. Insolvenza assodata almeno in primo grado per Bpvi: secondo i giudici, infatti, alla data di avvio della liquidazione, non aveva tutti i soldi per far fronte ai creditori.

Inzitari (che non si distanzia di molto, nelle conclusioni, dai periti della procura, Giovanni Petrella e Andrea Resti) sostiene che i 2 miliardi di patrimonio netto a disposizione vengono azzerati, valutando gli asset (ad iniziare da crediti deteriorati e partecipazioni) in ottica liquidatoria. Sul patrimonio è profondo rosso: 3,7 miliardi. O comunque per 1,2 miliardi, se si esclude il contributo per la liquidazione dello Stato a Intesa, quantificato per Bpvi in 2,4 miliardi. Contributo che però i giudici includono. Per lo più «al 25 giugno 2017 Bpvi si trovava già in una condizione di deficit di liquidità endogena, attuale e prospettica, irreversibile». Con «condizioni di liquidità e credito per l’esercizio dell’attività già fortemente compromesse» a dicembre 2016, quando Bpvi chiede la prima garanzia statale per emettere, a gennaio, nuove obbligazioni. Una situazione drammatica di cui in un vicino futuro potrebbero rispondere in diversi.

di Benedetta Centin dal Corriere del Veneto