Processo BPVi 14 novembre, periti picchiano difese, Bini e non solo. Tasca: valore azioni 28€ nel 2012, stesso anno ispezione Bankitalia…

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Oggi, 14 novembre 2019 (in fondo il video integrale, ndr), sono tornati al banco dei testimoni del processo BPVi la dott.ssa Lara Castelli (commercialista e revisore legale dei conti), il dott. Gaetano Parisi (direttore Banca d’Italia) e il prof. Roberto Tasca (Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari Università degli Studi di Bologna).

I pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, seguiti dalle parte civili, li avevano, infatti, già interrogati per circa 210 minuti martedì 12 scorso sulla prima, sostanziosa perizia di ben 338 pagine risalente al 29 Giugno 2017 a cui se ne è aggiunta un'altra di circa 12 pagine precisazioni appena messa ieri agli atti del collegio presieduto da Deborah De Stefano con giudici a latere Elena Garbo e Camilla Amedoro.

Oggi è toccato alle difese degli imputati, col supporto dei loro consulenti, provare, se non a ribaltare, almeno ad attenuare le prove schiaccianti che i tre periti con dati, date, estratti conto, delibere e tabelle hanno portato a sostegno delle tesi dell'accusa, che finalmente trovavano anche un riscontro pesante nei confronti del cda e, quindi, dei due unici membri alla sbarra: Gianni Zonin e Giuseppe Zigliotto.

Ci ha provato per primo e coraggiosamente a rimettere in navigazione la barca contro vento l'avvocato Enrico Ambrosetti (difesa Zonin) che ha provato a reggere il timone aggrappandosi al caso delle baciate milionarie di Micoperi, la società dell'ex grand commis dello Stato e, poi, vice presidente BPVi (non imputato) Andrea Monorchio.

Ma i tre periti hanno giostrato con lui sul ring a turno non come il Cassius Clay o Muhammad Alì dei tempi migliori ma come tre cloni di quel grande pugile affondando, uno dopo l'altro, i colpi con gli estratti conto (ad esempio soldi che arrivano dalla BPVi giusto pochi giorni prima, sotto Natale, di riversarli all'erogatore acquistandone le azioni).

E addirittura, con un coup de théâtre, ricordando che quel tipo di operazioni finanziarie non era neanche ammesso dall'oggetto sociale della controllate di Saipem, che, ha aggiunto con un professionale ma sardonico sorriso il prof Tasca, "avrete tutti letto sui giornali cosa fa di mestiere..." con chiara allusione all'assalto subito da parte di pirati messicani da una delle navi dell'azienda specializzata nel supporto alle piattaforme petrolifere.

Il direttore di Banca d'Italia Gaetano Parisi, la commercialista revisore dei conti Lara Castelli e il prof bolognese hanno snocciolato ai difensori, curiosamente negli stessi circa 210 minuti riservati ai pm, numeri e fatti sulle baciate (un miliardo e duecento milioni di cui molte deliberate dal cda i cui due membri imputati martedì ed oggi non sono riusciti a celarsi dietro testimoni più timidi) senza lasciare respiro ad Ambrosetti e a gran parte degli altri (malcapitati?) difensori intervenuti.

Ma ci piace ricordare di nuovo il prof. Roberto Tasca, che si è occupato anche di dare sostanza interpretativa ai fatti esposti ma che varie volte con la sua sapidità ha dato una "svegliata" a chi rischiava di perdersi dietro numeri e tabelle.

È lui, infatti, che ha ripreso la scena quando il discorso è andato verso Mauro Bini, il professore della Bocconi che dal 2010 in poi si è occupato di fornire le forchette di valori delle azioni al Cda che, poi, decideva quello, il più alto, da sottoporre al voto osannante delle platee assembleari dei tempi d'oro... falso promosso anche dal quotidiano di stampo... confindustriale locale.

«Io sono sempre molto prudenziale nel fare valutazioni sui valori delle azioni - ha detto in sostanza il professore anche luì, ma di Bologna maestra di giurisprudenza - e sarà per questo che non ne faccio molte... Nel 2012 il valore delle azioni per me era di 28 euro e non di più...".

Bini colpito e affondato?

Certo, però, che anche Bankitalia si ritrova così con una falla enorme e ancora tutta da spiegare.

Proprio a quel 2012 risale, infatti, l'ultima delle sue ispezioni e la banca di Zonin fu promossa e proposta, addirittura, nel 2013 al mondo come la salvatrice di Veneto Banca (qui l'audio esclusivo con Barbagallo).

Salvo, poi, dover prendere nota che il 26 ottobre 2014 la BCE, a cui era passata nel frattempo la vigilanza sulle maggiori banche italiane, nel suo stress test promuoveva, invece, proprio Veneto Banca, nonostante i danni che le erano stati arrecati nel frattempo da Bankitalia che a fine 2013 l'aveva definita di fatto come morente, e bocciava la BPVi che, per salvarsi, dovette convertire nottetempo un bond subordinato da 253 milioni...

Detto questo tanto altro c'è ancora nel video integrale della deposizione al processo BPVi dei tre periti, che proponiamo di seguito.

Nota

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