Processo BPVi 21 novembre, Alberto Sterle in video: racconta le “baciate” vicentine chi poi è stato premiato da Generali…

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Il flop della Banca Popolare di Vicenza, il cui crac è oggetto del processo BPVi in corso, ha regalato (un euro lo chiamate “pagamento” per le due popolari venete in blocco?) le sue cosiddette “parti buone” più una dote miliardaria a Intesa Sanpaolo con la benedizione del sistema che ruota intono a Banca d’Italia.

Il bonus, formalmente a carico dello Stato, di fatto rappresenta, invece, un depauperamento ulteriore dei soci azzerati perché quei miliardi verranno pagati con gli “incassi” delle due liquidazioni, a cui nulla o ben poco rimarrà per soddisfare eventuali indennizzi a chi, usiamo le parole giuste, è stato truffato.

Se dai vertici della Banca Popolare di Vicenza lo deciderà proprio il processo BPVi che si sta celebrando a Vicenza davanti al collegio presieduto da Deborah De Stefano con giudici a latere Elena Garbo e Camilla Amedoro, ai pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori, alle difese ben equipaggiate e a pochi e stoici legali delle parti civili (così ha definito la presidente sabato scorso gli unici due presenti per i risparmiatori).

Ma non sarà certo questo processo (chissà mai quale altro perché “se non ora quando”?) a dirci se anche Bankitalia, in primis e in generale, e Consob, soprattutto per gli aumenti di capitale, hanno contribuito (o dato il via) al crac con i loro controlli deficitari, con pesi diversi per le due ex Popolari o da “dilettanti”.

Questo fa presupporre la presenza in aula degli avvocati dei due organi massimi di controllo chiamati in causa non come imputati ma come parti danneggiate da coloro che di banca e finanza dovrebbero averne saputo molto meno dei super “ispettori” indotti, invece, in errore (tesi processuale) dagli imputati presenti nel processo (Gianni Zonin, Giuseppe Zigliotto & c.) e da quelli che l’hanno già passata liscia.

Ma se Intesa Sanpaolo ha fatto incetta di miliardi e di clienti, non tutti questi sono passati all’istituto lombardo piemontese perché molti, specialmente quelli danarosi, sono stati allettati da offerte di altri istituti o gruppi finanziari che, per acquisirli, hanno fatto ponti d’oro ad ex manager della BPVi e di Veneto Banca che ne gestivano i patrimoni mobiliari.

È questo il caso anche di Alberto Sterle, un promotore finanziario della Banca Popolare di Vicenza che ha portato in dote a Banca Generali un portafoglio di decine di milioni di euro gestiti per conto della clientela top prima ancora che per la sua ex banca.

E ieri, 21 novembre, Alberto Sterle ha raccontato da testimone (anche lui solo… testimone?) all’udienza del processo BPVi come gestiva quei soldi tra baciate e, ovviamente, ordini altrui.

Di chi?

Per avere l’ennesima documentazione senza filtri di certezze e ritrosie ecco a voi il nostro solito video integrale della testimonianza di chi, come i vari Sterle, dopo il crac anche da baciate a go go, è stato… baciato dalla fortuna della giungla finanziaria che per avere lui e i suoi clienti lo ha assoldato con ingaggi e bonus da favola, mentre rimangono una tragedia i risparmi persi da chi è stato azzannato dagli effetti perversi delle operazioni spericolate di manager e promotori della BPVi.

Tutti al soldo dei soldi e tutti bravissimi a scaricare le proprie responsabilità sugli ordini ricevuti ed eseguiti acriticamente solo per… fare soldi.

Nota

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