Processo BPVi 21 novembre, Rasini e Rigon in video. “Baci” lussemburghesi con diversivo bonus e pittorici con fuori onda su Zonin: quadri suoi!

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Il 21 novembre a testimoniare al processo BPVi c'è anche Piero Rasini, direttore generale di BPVi Finance, il braccio irlandese della Popolare vicentina che, partendo da una dotazione iniziale di  "solo" 30 milioni dal 2012 in poi "investi" complessivamente, su input di via Btg Framarin, oltre 300 milioni su fondi lussemburghesi come il noto Optimum che poi ne facevano «baciate» con imprenditori di supporto e da "asporto", dei denari vicentini si intende.

Se le triangolazioni Irlanda - Lussemburgo - Italia portano anche ai suddetti asportatori (da Marchini a De Gennaro e non solo) e alla a Finint del gruppo Marchi - De Vido, un passaggio ci fa riflettere: un legale della difesa (vedetelo e ascoltatelo nel video integrale della testimonianza di sotto riportato e della cui pubblicazione ritardata, per overdose di impegni, ci scusiamo) chiede, lecitamente e per sottolineare che Rasini non poteva tirarsi fuori da quanto fatto anche se su "ordini" altrui, a quanto ammontassero le retribuzioni del top manager.

Alla sua risposta (180.000 euro più bonus per circa un ulteriore 30%) l'avvocato accentua le sue allusioni, dimenticando che, al di là del piano etico, Rasini non è imputato in questo processo ma testimone per cui deve intervenire, oltre alla presidente del collegio Deborah De Stefano, anche il pm Gianni Pipeschi per stoppare questo pressing d'effetto spettacolare, molto da film americano ma poco da prova a diminutio delle eventuali responsabilità dell'imputato suo assistito.

D'altronde, ecco la nostra riflessione, se vertici e manager della BPVi dovessero rispondere delle loro responsabilità (è vero, sono "pervasive" a tutti i livelli, come disse il capo ispettore BCE Emanuele Gatti) proporzionalmente ai loro emolumenti, beh, almeno in aula, c'è chi di gettoni ben più superiori rispetto a Rasini ne incassava, come il presidente Gianni Zonin col suo milioncino all'anno in cambio della sua innocente distrazione.

Rasini ricostruisce, comunque, come evidenzia il collega de Il Corriere del Veneto Federico Nicoletti,  "anche il finanziamento, a metà 2012, di Bpvi a tre società lussemburghesi Jupiter, Makalu e Broom, 10 milioni ciascuna, girati alle società italiane Ginestra, Pelmo e Luna, che comprano azioni Bpvi. Con chi si rapportava, chiede il pm Luigi Salvadori. «Con Mauro Sbrogiò di Finanziaria Internazionale, indicato da Andrea Piazzetta (il vicedirettore finanza di Bpvi, ndr)», dice Rasini. Che racconta della cartolarizzazione Abs Athena, «per restituire soldi a Marchi e De Vido», all’epoca, tandem proprietario di Finint. E perché era necessario farlo, aggiunge Salvadori. «Mi citarono una operazione su Save», è la replica di Rasini, che fa balenare legami con l’ingresso di Bpvi in Save nel 2013".

Prima di Rasini, nell'udienza del 21 novembre del processo BPVi, testimonia Fernando Rigon, ex direttore dei Musei civici di Vicenza e consulente di BPVi per gli acquisti di quadri e per le mostre d’arte.

Se l'esperto d'arte a fine udienza ci "confida" che "sono pettegolezzi vicentini quelli per cui Zonin avrebbe approfittato degli acquisti della BPVi per regalarsi dei quadri di valore, perché non aveva di certo bisogno di questi mezzucci per comprarsi i suoi quadri", Rigon, percepiva "tra i mille e i duemila euro al mese", ci dice, per la sua consulenza extra mostre.

Il consulente prima del fuori onda, aveva testimoniato - riprendiamo ancora Nicoletti - "degli aumenti di capitale 2013 e 2014, quando compra azioni per 300 mila e 200 mila euro. Finanziate dalla banca. In una serata a Palazzo Thiene racconta dell’acquisto finanziato a Zonin, ricevendo un segno di compiacimento. Ma l’accenno al finanziamento è un punto controverso. «Ho fatto un po’ il Pierino per farmi vedere», dice Rigon. Erano le «baciate», dice il Pm Gianni Pipeschi. «Che orrore semantico, più che baci sono morsi quelli - è la replica - mi fidavo e non capisco niente di economia così come molti non capiscono niente di estetica». Con Zonin ebbe altri incontri? «Nel 2015, in una serata all’Accademia della cucina. Eravamo seduti vicini». Rigon gli parla della vicenda : «E chi ti ha detto di farlo? Mi chiese. Rimasi interdetto»".

Nota

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