Processo BPVi: Gip Roberto Venditti esamina metà delle 5.000 richieste di costituzione di parte civile, il resto sabato 27 gennaio

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Sulle richieste di costituzione di parte civile da parte delle associazioni rappresentative di interessi collettivi che il crac della Banca Popolare di Vicenza avrebbe leso si è sviluppata la battaglia giudiziaria nella nuova seduta dell’udienza preliminare di oggi. Solo una metà delle oltre cinque mila totali è stata presa in considerazione oggi, mentre per la parte restante si dovrà attendere il nuovo appuntamento di sabato prossimo 27 gennaio. Subito dopo il giudice Roberto Venditti potrà sciogliere la riserva e pronunciarsi sull’ammissione.
La speranza delle aspirati parti civili è che possa essere confermata l’innovazione giurisprudenziale intrapresa la settimana scorsa dal Tribunale di Roma nel procedimento gemello su Veneto Banca e che possa essere accolta massicciamente la richiesta delle associazioni. Sulla spinta delle attese suscitate dalla decisione di piazzale Clodio, oggi in via Ettore Gallo sono giunte altre 45 richieste di costituzione.

La difesa degli imputati si è battuta per il rigetto della richiesta, quanto meno in riferimento alle associazioni aventi un oggetto sociale variegato e non specificamente connesso alla sfera degli interessi che vengono in rilievo nel procedimento.

I difensori del principale degli imputati, l’ex patron dell’istituto Gianni Zonin, hanno chiesto che non siano ammessi tutti coloro che risultino acquirenti di obbligazioni subordinate dopo il 2015 in quanto da quel periodo sarebbe stata notoria la condizione dell’istituto, sicché la scelta di acquisto sarebbe stata frutto della volontà di speculare, tale quindi che per loro non si possa prefigurare la condizione di vittime di un danno ingiusto.

Secca la replica dei difensori delle associazioni dei consumatori. Fino al 2017 le notizie fornite da Banca d’Italia sul conto di BPVi non erano affatto negative o allarmanti, tant’è che, con Atlante socio di controllo assoluto, in quel periodo era ancora certificata la solvibilità della banca. E in ogni caso non è certo un reato acquistare un prodotto attraente o promettente, produttivo di possibili guadagni, nè il danno conseguente, e consistente nella totale perdita del capitale, è imputabile ai malcapitati risparmiatori, se l’attesa di un guadagno o l’assenza di rischi sull’investimento si evincevano da notizie fornite anche dagli organi istituzionali preposti alla vigilanza.

In proposito in numerosi interventi delle parti civili è stato sottolineato il nesso strettissimo tra i bilanci, i rendiconti, i prospetti informativi approvati dall’Istituto di vigilanza e gli elementi costitutivi della volontà di risparmiatori, correntisti, azionisti o obbligazionisti, di sottoscrivere quote di capitale o prodotti derivati, proprio confidando sulla veridicità di quelle notizie.

Imputati sono la Banca Popolare di Vicenza come persona giuridica e sette loro ex dirigenti accusati di aggiotaggio, ostacolo alle attività di vigilanza e falso in prospetto: l’ex presidente Gianni Zonin, l’ex direttore generale Samuele Sorato (la cui posizione però, stralciata per legittimo impedimento per motivi di salute sarà vagliata in un’apposita udienza fissata l’11 gennaio prossimo), l’ex consigliere d’amministrazione Giuseppe Zigliotto, gli ex vicedirettori Emanuele Giustini (responsabile divisione mercati), Andrea Piazzetta (area finanza), Paolo Marin (divisione crediti), nonché il dirigente che redigeva materialmente il bilancio Massimo Pellegrini.

Prossima seduta sabato prossimo 27 gennaio. Secondo il calendario dei lavori l’intento del gup Venditti è di chiudere la questione entro il 3 febbraio per poi, in una seconda sequenza di sedute, presumibilmente concentrata entro il mese di marzo, entrare nel merito delle accuse e pervenire alle determinazioni in ordine alle richieste di rinvio a giudizio avanzate dai pubblici ministeri Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi.