Processo BPVi, il procuratore capo di Vicenza Bruno in Commissione Banche riferisce anche della vigilanza, per lui corretta, di Banca d’Italia

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«Il coefficiente di nascondimento alle scritture contabili e ai bilanci di esercizio non va sottovalutato»: così ha spiegato ieri il procuratore capo della Repubblica di Vicenza Lino Giorgio Bruno alla Commissione d’inchiesta banche (qui il nostro primo resoconto di ieri) in merito ai controlli ritenuti troppo “distratti” che Banca d’Italia ha svolto nella Banca popolare di Vicenza.

I vertici della popolare di Vicenza, ora in liquidazione coatta amministrativa, sono accusati di aggiotaggio, ostacolo alle funzioni di vigilanza di Bankitalia e Bce e falso in prospetto. Un processo che costituisce un «precedente e laboratorio importante per la giurisprudenza della materia» ha affermato il procuratore capo di Vicenza. Il «maxiprocesso», come l’ha definito Bruno, conta 7780 persone ammesse a parte civile solo per l’aggiotaggio. Ma se tra gli imputati ci sono gli alti funzionari della banca, ci si è interrogati anche sulla responsabilità di Bankitalia nel ruolo di vigilanza che avrebbe dovuto assolvere.

«La collaborazione di Banca d’Italia è stata assoluta» ha assicurato il procuratore capo Bruno sull’istituto di via Nazionale che è stato ammesso come parte civile nel processo per il crac della popolare vicentina. Le cosiddette azioni baciate e le operazioni estero su estero – quest’ultimo punto costituisce ora un capitolo in fase di indagini preliminari e quindi coperto dal segreto istruttorio – erano note soltanto agli «alti funzionari della banca». Operazioni che spesso sarebbero sfuggite ai controlli di Banca d’Italia, spiega il procuratore capo.

Inoltre, dopo il 2014 c’è stato un cambio di passo nei controlli bancari delle popolari. «La vigilanza su banche di questo tipo passa dalla Banca d’Italia alla Bce, e senza dubbio i criteri della Bce impongono una disciplina di dettaglio», ha spiegato Bruno. Molte popolari infatti sono state coinvolte in crac in quel periodo. E non è mistero che Bankitalia abbia «incoraggiato fusioni e incorporazioni, prima della vigilanza della Bce, per rafforzare patrimonialmente le banche che si sarebbero presentate nel mercato». Ne è testimonianza, ma da approfondire, l’audio dell’incontro tra Carmelo Barbagallo, allora capo della Vigilanza di Banca d’Italia, con Gianni Zonin e Flavio Trinca – ex presidenti di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca – risalente al 19 febbraio 2014 e pubblicato in esclusiva da VicenzaPiù.

L’ultimo procedimento aperto, e comunicato ieri dal procuratore capo Bruno, riguarda anche una serie di «gravi condotte per distrazione e dissipazione del patrimonio aziendale tra il 2012 e 2013, effettuate attraverso una serie di operazioni tra società di paesi diversi». «Operazioni finanziarie articolate schermo» – estero su estero – che avrebbero permesso alla banca di nascondere in alcuni fondi lussemburghesi cifre per 350 milioni, poi rimbalzati tra diverse società maltesi e inglesi. I terminali di queste operazioni, però, sarebbero comunque «gruppi imprenditoriali italiani noti». Ma questo, spiega Bruno, era emerso già durante il suo precedente incarico di procuratore aggiunto a Bari. Alcuni gruppi baresi avevano infatti usufruito di finanziamenti da Banca popolare di Vicenza, con la successiva sottoscrizione di quote. Si trattava in molti casi di imprenditori esposti con la Banca popolare di Vicenza.

Ma anche questa tranche di indagini sembra sfuggita ai controlli di Bankitalia. L’ultimo controllo di via Nazionale nelle sedi della Popolare vicentina risale infatti al 2012, ma queste operazioni, secondo la procura, si sarebbero svolte tra il 2012 e il 2013.

Infine, comunica il procuratore capo alla commissione, «il 15 marzo prossimo è prevista l’udienza per le repliche dei pubblici ministeri», anche se è probabile un breve slittamento. Intanto dai banchi di Palazzo San Macuto arriva il plauso per il lavoro della procura di Vicenza dell’unico deputato vicentino della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario Pierantonio Zanettin. «Ricordo critiche nei confronti della procura di Vicenza perché meno aggressiva di altre procure, ma il tempo è stato galantuomo» si congratula l’on. Zanettin.


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